La musica di Pippo Baudo, un’armonia che ha segnato un’epoca

Spettacolo
Giuditta Avellina

Giuditta Avellina

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Pippo Baudo, volto simbolo della televisione italiana, nutrì un profondo legame con la musica: fu pianista jazz, autore di brani leggeri e figura chiave nel Festival di Sanremo, contribuendo a scoprire e valorizzare intere generazioni di artisti. 

Pippo Baudo non è stato soltanto l’intramontabile volto della televisione italiana: era un custode di melodie, un compositore dall’anima romantica e un cuore elegante sospeso tra note e parole. La musica, per lui, non era un semplice accompagnamento, ma una compagna di vita, una linfa invisibile che dava senso alle sue storie, alle voci che ha valorizzato, ai programmi che ha reso immortali.

Gli inizi in musica

In principio fu il pianoforte jazz, suonato con passione negli anni ‘50 nell’orchestra Moonlight. Prima dei riflettori televisivi, erano le note a condurlo, a fargli respirare un mondo di emozioni. Celebre la frase che più di ogni altra racconta il suo rapporto con la musica: "La musica è stata la mia compagna di vita." Un legame nato sul palco, fatto di silenzi e applausi, che lo ha accompagnato per tutta la carriera.

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Compositore per altri, interprete per sè stesso

Il talento di Baudo rifiorì negli anni successivi come compositore per altri artisti. Ha scritto canzoni che ancora sussurrano nei ricordi: “Una domenica così”, cantata da Gianni Morandi, “Donna Rosa” nelle declinazioni sentimentali di Nino Ferrer, “W le donne” nell’ironia gentile di Nino Manfredi, e tante altre per Orietta Berti, Loretta Goggi, Bruno Lauzi, Enrico Montesano. Brani disegnati con la delicatezza di un narratore che usa le note per raccontare l’Italia di ogni giorno. E non fu solo autore: in un raro gesto di intimità artistica, Baudo fu interprete di sé stesso, cantando “Gingì”, sigla del programma La freccia d’oro. Una voce che parlava da dietro il microfono, sussurrando un’affidabilità artistica che non aveva bisogno di parole.

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E poi c'era Sanremo

Il suo senso della musica si estendeva oltre le note scritte: in ogni programma che ha condotto – da Settevoci a Fantastico – la musica diveniva anima, ponte tra conduttore e pubblico. Esisteva un’intimità sincera in quei momenti: negli applausi, nelle scoperte di voci nuove, nei giovanissimi talenti che diventavano protagonisti. E poi c’era il Festival di Sanremo, il regno musicale su cui ha sempre camminato con passo sicuro. Con tredici conduzioni e sette direzioni artistiche, Baudo ha firmato pagine indimenticabili della nostra canzone italiana, influenzando gusti, preferenze e segnando intere stagioni artistiche. Oggi, guardando al talento che lasciato, Baudo resta prima di tutto uno che ha creduto nella musica come veicolo d’incontro, di emozione, di scoperta. Un uomo che ha usato le note per accendere carriere, creare connessioni, restituire poesia all’immaginario quotidiano. Pippo Baudo, il conduttore, resta nella memoria. Pippo Baudo, il musicista, si sente nel cuore di chi ha amato una canzone sussurrata o una sigla che è diventata ricordo collettivo.

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