Campi Flegrei, cos’è la caldera e come causa i terremoti: cosa sappiamo
Quella della caldera presente a ovest della città di Napoli è una delle aree vulcaniche più popolate al mondo e subisce da decenni diversi fenomeni di bradisismo. Recenti studi, a cui hanno contribuito esperti dell’Università di Bologna, sostengono che l'origine sia da ricercare in una sorgente deformativa, un volume cilindrico di roccia alto 500 metri e del diametro di circa 5 chilometri, presente nel sottosuolo
- La terra dei Campi Flegrei ha tremato ancora. Due forti scosse, rispettivamente di magnitudo 3.7 e 3.6, si sono verificate alle 13.25 e alle 13.26 di venerdì 10 maggio. Secondo i dati dell'Ingv, il primo movimento tellurico si è verificato a una profondità di 3 km, il secondo di 4 km. I terremoti sono stati avvertiti da Pozzuoli a Napoli
- La caldera dei Campi Flegrei, a ovest della città di Napoli, è una delle aree vulcaniche più popolate al mondo. Si ritiene che in questa zona l'attività vulcanica sia presente da almeno 47mila anni. I due principali episodi eruttivi, che hanno dato forma al golfo di Pozzuoli così come lo conosciamo oggi, si sono verificati circa 39mila e 15mila anni fa, mentre l'ultima eruzione è avvenuta nel 1538
- A differenza del più noto Vesuvio, i Campi Flegrei non sono caratterizzati da un unico edificio vulcanico principale, ma sono piuttosto un campo attivo da più di 80mila anni con diversi centri vulcanici situati all'interno e in prossimità di un'area depressa chiamata caldera
- La caldera è il risultato del ripetuto sprofondamento di una vasta area, provocato dal collasso del tetto del serbatoio magmatico superficiale a seguito dello svuotamento dello stesso per opera delle eruzioni avvenute 39mila e 15mila anni fa
- A partire dalla metà del secolo scorso la caldera ha subìto diversi episodi di sollevamento e abbassamento del suolo, noti anche con il termine di bradisismo. Negli ultimi decenni ci sono state due importanti fasi di sollevamento: tra il 1969 e il 1972 e tra il 1982 e il 1984. Durante quest'ultima crisi bradisismica, il sollevamento massimo del suolo, misurato a Pozzuoli, fu di quasi 1,8 metri, e fu accompagnato da più di 16mila terremoti di bassa magnitudo
- L'attuale crisi bradisismica potrebbe essere innescata da una "sorgente deformativa", un volume cilindrico di roccia alto 500 metri e del diametro di circa 5 km che sotto la caldera dei Campi Flegrei sta giocando un ruolo importante nella fase di sollevamento dell'area. La scoperta è di uno studio pubblicato sul Journal of Volcanology and Geothermal Research e realizzato da esperti dell'Università di Bologna e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
- "Questa sorgente di deformazione era già nota per aver contribuito al sollevamento del suolo verificatosi nell'area dei Campi Flegrei tra il 1982 e il 1984. I risultati della nostra indagine mostrano come le serie temporali di sollevamento del suolo osservate negli ultimi 18 anni possano essere riprodotte assumendo la riattivazione di quella stessa sorgente deformativa", ha spiegato a Il Messaggero Massimo Nespoli, ricercatore al Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi" dell'Università di Bologna e primo autore dello studio
- Come suggeriscono gli studiosi, quindi, il ruolo del movimento di magma sarebbe quindi secondario rispetto a quello di fluidi caldi e pressurizzati che si muovono all'interno delle rocce del sistema idrotermale della caldera
- "Anche se il contributo magmatico non può essere escluso, i risultati ottenuti con la modellazione fisica di questa sorgente di deformazione, legata all'arrivo di fluidi caldi e pressurizzati, consentono di spiegare efficacemente sia il tasso di sollevamento che l'andamento della sismicità, senza il bisogno di invocare la risalita di magma negli strati superficiali della caldera dei Campi Flegrei", ha spiegato Nespoli
- Le nuove analisi realizzate dagli studiosi hanno mostrato che la riattivazione di quella stessa sorgente deformativa potrebbe spiegare anche i fenomeni di sollevamento del suolo degli ultimi anni. "La presenza di questa sorgente deformativa era stata evidenziata in passato da studi di tomografia sismica: un'ulteriore conferma arriva ora dall'osservazione di una brusca variazione del rapporto tra il numero di terremoti con magnitudo piccola e il numero di terremoti con magnitudo alta", ha concluso Nespoli