
Non solo mandragora e spinaci, altre 5 piante velenose simili a quelle commestibili
L’ultimo caso di intossicazione è accaduto nel Napoletano, dove dieci persone hanno accusato sintomi di avvelenamento per aver confuso le foglie delle due piante. In natura e nel mondo vegetale, però, ci sono molti casi di fiori, frutti e piccioli simili: ecco quali sono le più comuni (e pericolose) somiglianze

Nel Napoletano dieci persone avrebbero ingerito foglie di mandragora, una pianta velenosa spesso confusa con bietole e spinaci per il suo aspetto, e poi si sarebbero sentite male: allucinazioni, problemi intestinali, malori intensi tanto da rendere necessario il ricovero in ospedale
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LE POSSIBILI AMBIGUITÀ – Non è l’unico caso in natura: ci sono molti esempi di piante scambiate per altre, che possono portare ad intossicazioni ed avvelenamenti spesso fatali. A volte i particolari che le distinguono sono piccoli e un occhio non esperto può facilmente confondere
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MANDRAGORA E SPINACI – Come detto questo è uno dei casi di confusione più noti: la mandragora (Atropa mandragora o Mandragora officinarum) è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae, ha una radice che assomiglia ad una figura umana ed è tradizionalmente nota per le sue proprietà anestetiche, sedative ed analgesiche. In passato le si attribuivano proprietà magiche e dovrebbe essere facilmente distinguibile soprattutto per l'odore: gli spinaci (A DESTRA) sono infatti inodore, mentre risulta cattivo quello della mandragora
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MANDRAGORA E BORRAGINE – Altra confusione tipica è quella con la borragine, con cui ci sono parecchi elementi distintivi. Innanzitutto, il picciolo: quello della borragine è tipicamente “spinascente”, cioè composto da piccole spine, mentre quello della mandragora è invece liscio. Poi c’è la foglia: stretta e allungata con finale a punta quella della mandragora, mentre la borragine è ovale. Infine c’è l’odore: come abbiamo detto è cattivo quello della mandragora mentre quello della borragine ricorda il cetriolo
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IL COLCHICO AUTUNNALE E LO ZAFFERANO – Un altro caso piuttosto recente di confusione è quello che ha riguardato il colchico autunnale, confuso con lo zafferano: nel primo è presente l’alcaloide colchicina che, in dosi farmacologiche, ha proprietà antiinfiammatorie, mentre in caso di ingestioni accidentali l'intossicazione può portare anche alla morte nel giro di pochi giorni se non riconosciuta in tempo. Una coppia di Cona, in provincia di Venezia, è morta per aver confuso le due piante
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IL VERATRO E LA GENZIANA – La somiglianza tra queste due piante è notevole e sono ancor più facilmente confondibili perché crescono nello stesso habitat, prati e pascoli dai 1000 ai 2000 metri. Ma qualcosa le differenzia: il veratro ha fiori verdi o biancastri e foglie ellittiche, disposte in modo alternato sul fusto. La genziana ha invece fiori gialli punteggiati di bruno e foglie leggermente concave opposte a due a due lungo il fusto
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L’ACONITO E IL RADICCHIO SELVATICO - L’Aconito è una pianta perenne che s'incontra nei pascoli alpini. Si riconosce facilmente per le foglie fortemente incise e per il tipico pennacchio di fiori blu-violetti o gialli. Un occhio poco esperto lo potrebbe confondere con il radicchio selvatico (o cicoria comune). Tuttavia, l’ingestione della pianta è velenosa: tutte le parti della pianta contengono alcaloidi particolarmente tossici, che agiscono sul sistema nervoso, prima stimolando poi paralizzando. La loro ingestione è mortale

BELLADONNA E MIRTILLO – In questo caso, a generare la maggiore confusione è soprattutto il frutto: la bacca della belladonna ha un colore simile a quello del mirtillo. La maggior parte degli avvelenamenti da belladonna riguardano bambini, che non conoscendo la pianta ne assaggiano i frutti attratti dal colore. Ad aggravare la probabilità di ingestione, vi è anche il fatto che, sorprendentemente per un frutto contente alcaloidi, non ha sapore spiccatamente amaro
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