Bronchiolite, più casi gravi nei bambini per varianti del virus sinciziale: lo studio
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La ricerca condotta dai virologi della Sapienza di Roma con il Dipartimento di Malattie infettive dell'Iss, e pubblicata dal Journal of Infection, ha analizzato i casi presso il Policlinico Umberto I nelle stagioni pre-pandemiche, durante e dopo la pandemia. Se nel 2021 la bronchiolite era causata principalmente da ceppi di Vrs sottotipo A, le ospedalizzazioni del 2022-2023 sono state in gran parte per varianti genetiche di Rsv sottotipo B, associate a una maggiore severità della malattia
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- Varianti del virus respiratorio sinciziale (Vrs) emerse dopo la pandemia hanno contributo all’aumento registrato negli ultimi anni dei casi gravi di bronchiolite nei bambini. È quanto emerge da uno studio condotto dai virologi della Sapienza di Roma in collaborazione con il Dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), pubblicato dal Journal of Infection
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- La bronchiolite è una malattia spesso associata all'infezione da Vrs che può causare insufficienza respiratoria soprattutto nei bambini con età inferiore a un anno. La ricerca ha analizzato i casi presso il Policlinico Umberto I nelle stagioni pre-pandemiche, durante e dopo la pandemia
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- Nell'autunno 2021 si è verificato un numero di ospedalizzazioni per bronchiolite da Vrs quasi doppio rispetto ai periodi pre-pandemici, probabilmente per effetto dell'allentamento delle misure di contenimento del virus. La malattia è stata causata principalmente da ceppi di Vrs sottotipo A, che circolavano anche prima della pandemia di Covid-19, e la gravità è stata simile a quella delle stagioni precedenti
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- Diversamente, le ospedalizzazioni per bronchiolite del 2022-2023, in numero simile all'anno precedente, sono state principalmente causate da nuove varianti genetiche di Rsv sottotipo B, associate a una maggiore severità della malattia
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- "Il nostro studio - spiegano Alessandra Pierangeli e Carolina Scagnolari, coordinatrici della ricerca condotta in stretta collaborazione con il gruppo di pediatri diretti da Fabio Midulla e il coordinamento del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità diretto da Anna Teresa Palamara - aggiunge nuovi elementi alla comprensione dei meccanismi associati alle varianti di Vrs circolanti nel periodo post-pandemico"
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- "Lo studio - sottolinea poi Anna Teresa Palamara - evidenzia la necessità di rafforzare la sorveglianza epidemiologica, anche per altri virus"
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- Secondo la Pan American Health Organization (Paho), le infezioni da virus influenzali, virus respiratorio sinciziale e altri agenti respiratori hanno iniziato a crescere con almeno 3-4 settimane di anticipo rispetto agli anni passati. E anche quest’anno la stagione influenzale potrebbe arrivare in anticipo, come già accaduto nei mesi scorsi nell'emisfero meridionale
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- Nell'ultima stagione, spiega la Paho, "nell'emisfero meridionale, diversi Paesi hanno segnalato un inizio precoce dell'aumento dei casi e dei ricoveri ospedalieri dovuti a virus respiratori". Inoltre, a caratterizzare la stagione è stata anche una rapida crescita dei contagi
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- Il fenomeno ha riguardato soprattutto le infezioni da virus respiratorio sinciziale e in alcuni Paesi, per esempio il Cile, ha prodotto una forte pressione sugli ospedali pediatrici. Ancora è presto per fare previsioni, tuttavia l'esordio precoce osservato nell'emisfero sud "suggerisce un cambiamento dell'andamento stagionale rispetto alle stagioni precedenti alla pandemia e potrebbe ripetersi nell'emisfero nord", scrive la Paho
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- Una prima conferma di questa tendenza sembra arrivare dagli Stati Uniti: a inizio settembre i Centers for Disease Control and Prevention hanno diramato un'allerta per segnalare l'inizio precoce delle infezioni da virus respiratorio sinciziale in alcuni Stati meridionali che, in genere, registrano un anticipo della stagione di un paio di mesi rispetto al resto del Paese
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- È necessario "che i sistemi di sorveglianza di routine abbiano la capacità di rilevare i cambiamenti nelle tendenze", scrive la Paho, che invita i sistemi sanitari a prepararsi "per fornire un'adeguata gestione dei pazienti"