
Bronchiolite, ecco il primo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale: cosa sapere
L'Agenzia europea del farmaco (Ema) ha raccomandato l'autorizzazione all'immissione in commercio di un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale. In Italia potrebbe quindi arrivare presto il primo vaccino in grado di proteggere neonati e anziani dalla bronchiolite, un’infezione respiratoria che costituisce una delle più frequenti cause di ricovero nei primi mesi di vita e nella terza età

In Italia potrebbe presto arrivare il primo vaccino in grado di proteggere neonati e anziani dalla bronchiolite, un’infezione respiratoria che costituisce una delle più frequenti cause di ricovero nei primi mesi di vita e nella terza età. L'Agenzia europea del farmaco (Ema), infatti, ha raccomandato l'autorizzazione all'immissione in commercio di un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale
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In particolare, l’Ema ha raccomandato l'autorizzazione all'immissione in commercio nell'Unione europea di Abrysvo, un vaccino per proteggere i neonati fino a 6 mesi e gli over 60 dalle malattie del tratto respiratorio inferiore causate dal virus respiratorio sinciziale (Rsv). Abrysvo, il primo vaccino anti-Rsv a ottenere il via libera dell'agenzia, è bivalente e ricombinante
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Il vaccino Abrysvo, di Pfizer, è il primo anti-Rsv per proteggere i neonati fino a 6 mesi e gli over 60, stimolando una risposta anticorpale duratura. Abrysvo istruisce l'organismo a produrre anticorpi specifici contro la proteina F del virus, quella che gli permette di fondersi con le nostre cellule per infettarle. Per proteggere i neonati, viene somministrato alla mamma nel terzo trimestre di gravidanza - come accade per il vaccino per pertosse e influenza - e conferisce una protezione di sei mesi
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Il virus respiratorio sinciziale, o Rsv, è molto diffuso da novembre ad aprile e di solito provoca sintomi lievi, simili a quelli del raffreddore. Però, quando colpisce persone vulnerabili, causa un'infiammazione dei bronchioli, ovvero le parti terminali delle vie respiratorie. Questi sintomi colpiscono più spesso gli anziani e le persone affette da malattie polmonari o cardiache e da diabete. Le prime vittime, tuttavia, sono i bambini
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Il virus respiratorio sinciziale ogni anno nel mondo colpisce circa 33 milioni di bambini, provocando il ricovero di 3,2 milioni e la morte di 111.800 di essi. In Europa è una delle principali cause di ospedalizzazione pediatrica. Può provocare bronchiolite e polmonite e portare a crisi respiratoria fatale. In Italia non si hanno stime certe, perché la patologia non ha obbligo di notifica e solo chi arriva in ospedale e fa un tampone ha una diagnosi precisa
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"Secondo le stime, l'Rsv porta in ospedale 2 bimbi su 10 che ne sono colpiti nel primo anno di vita. Quasi tutti i bimbi ricoverati hanno bisogno di ossigeno e di quelli ricoverati il 5% finisce in terapia intensiva", spiega Andrea Lo Vecchio, presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (Sitip). Negli anni Sessanta del secolo scorso, la malattia - che provocava nei neonati insufficienza respiratoria, polmoniti e molti decessi - veniva chiamato il “male oscuro”

“Tra i bimbi sotto i 2 anni che si ammalano di bronchiolite, circa il 10% necessita di ossigeno e viene ricoverato. Di questi, il 5% viene intubato. Purtroppo non c'è una terapia specifica e questo provoca, in genere tra dicembre e gennaio, una forte pressione nei reparti di pediatria e nelle terapie intensive neonatali", spiega ancora Lo Vecchio

Durante lo scorso inverno, l'epidemia da virus sinciziale è stata particolarmente aggressiva: "Ha provocato – continua il presidente di Sitip – molti casi di insufficienza respiratoria grave nei neonati e ha riguardato anche bambini tra due e quattro anni, per via del cosiddetto Immunity Gap, ovvero il deficit immunitario legato alla minor esposizione ai patogeni dovuto alle misure protettive contro il Covid"

Da circa un decennio in Italia è autorizzato per i prematuri e per bimbi con alcune malattie il monoclonale palivizumab, una profilassi somministrabile in diverse dosi e che, diversamente dal vaccino, non stimola produzione di anticorpi propri. L'Ema pochi mesi fa ha autorizzato anche un secondo monoclonale, che con una singola somministrazione copre per 5 mesi ed è indicato per tutti i neonati, sia sani sia a rischio
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