
Virus respiratorio sinciziale: cos’è, quali sono i sintomi e quali i rischi per i neonati
Tra i più comuni paramixovirus, colpisce soprattutto i neonati ed è più grave in quelli nati prematuramente o comunque in condizioni di salute instabili. Al momento non esiste ancora un vaccino. Dopo la pandemia da Covid-19 preoccupa l'aumento dei casi

Il mondo della medicina torna a parlare di virus respiratorio sinciziale (RSV). Come spiega l’EpiCentro Iss, si tratta di uno dei più comuni paramixovirus, responsabili di buona parte delle sindromi parainfluenzali che si registrano durante la stagione dell’influenza. Esistono due gruppi di virus respiratorio sinciziale: A e B. Si differenziano in base alle diverse forme della glicoproteina G presente sulla capsula virale
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IL VIRUS DOPO LA PANDEMIA - Fermato nel 2020 dalla pandemia da Covid-19, nell'inverno 2021-2022 il virus respiratorio sinciziale, spiega il direttore di Pediatria dell’ospedale Meyer di Firenze Massimo Resti (in foto) avrebbe “messo in ginocchio i reparti di pediatria e le terapie intensive pediatriche”. Su 10 bambini che lo contraggono nel primo anno di vita, due di questi finirebbero in ospedale
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Attesi per il 2022 "più ricoveri del pre-pandemia", con picco "intorno a Natale". Resti dice che "tra i ricoverati non vediamo più solo neonati, ma anche bimbi fino a 2 anni”. L’RSV è più grave nei Paesi più poveri del mondo: quasi tutti i decessi registrati ogni anno per le complicazioni legate al virus si registrano in queste zone. In Italia le percentuali sono dunque più basse: in pronto soccorso arriva “il 20% dei contagiati sotto i due anni di vita”, spiega Resti. Tra chi ha meno di 12 mesi, “il 4% richiede ricovero e, di questi, l'1% finisce in rianimazione”
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Il problema sarebbe cresciuto a seguito della pandemia da coronavirus. Circolando meno il virus, si sono “sviluppati meno anticorpi nella popolazione”, ha detto Resti. Questo significa che “ora colpisce di più e anche in fasce di età che non siamo abituati a considerare a rischio, come i più grandicelli”
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I SINTOMI - Il virus è causa di “epidemie precoci invernali delle infezioni respiratori acute”, spiega l'Iss, e si accompagna a una serie di sintomi respiratori che possono andare dalle riniti alle otiti e dalle bronchiti alle polmoniti. Comunissimo, infetta "praticamente tutti i bambini sotto i due anni di età, con una stima di infezione annuale data dalla Oms di circa 64 milioni di infezioni annue e di 160 mila morti"
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I soggetti più a rischio sono comunque i piccolissimi, specie se nati pretermine o con patologie congenite. Tuttavia, "se è vero che i bimbi fragili hanno un rischio maggiore, è anche vero che la maggior parte dei ricoveri è nei bambini sani e nati a termine, che rappresentano l'88% dei ricoverati per questa causa”, ha detto Resti, sottolineando come per gli ultimi, a differenza di chi è a rischio da subito, “non è ancora prevista la profilassi"

L’EpiCentro Iss spiega infatti come nei Paesi “industrializzati” siano state messe a punto “una serie di misure preventive”. Esiste innanzitutto “una profilassi che fa uso di anticorpi monoclonali o di immunoglobuline anti RSV per aiutare i pazienti immunodepressi a prevenire l’infezione”. Un vaccino vero e proprio, al momento, non è invece ancora disponibile

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