Virus respiratorio sinciziale: cos’è, quali sono i sintomi e quali i rischi per i neonati
Tra i più comuni paramixovirus, colpisce soprattutto i neonati ed è più grave in quelli nati prematuramente o comunque in condizioni di salute instabili. Al momento non esiste ancora un vaccino. Dopo la pandemia da Covid-19 ha iniziato a circolare con più forza
- Il mondo della medicina torna a parlare di virus respiratorio sinciziale (RSV). Come spiega l’EpiCentro Iss, si tratta di uno dei più comuni paramixovirus, responsabili di buona parte delle sindromi parainfluenzali che si registrano durante la stagione dell’influenza. Esistono due gruppi di virus respiratorio sinciziale: A e B. Si differenziano in base alle diverse forme della glicoproteina G presente sulla capsula virale
- Fermato nel 2020 dalla pandemia da Covid-19, il virus è tornato a circolare con più forza a partire dall'inverno 2021-2022. È pericoloso soprattutto per i più piccoli: su 10 bambini che lo contraggono nel primo anno di vita, due di questi rischiano di finire ospedale
- Il virus respiratorio sinciziale è tra le cause più comuni di infezione dell’apparato respiratorio nei bambini. Comunissimo, spiega l'Iss, infetta "praticamente tutti i bambini sotto i due anni di età, con una stima di infezione annuale data dalla Oms di circa 64 milioni di infezioni annue e di 160 mila morti"
- L'infezione non garantisce l'immunità: significa che è possibile svilupparla più di una volta. Tuttavia, solitamente dopo la prima volta la malattia ha un decorso più tranquillo. L’RSV è però più grave nei Paesi più poveri del mondo: quasi tutti i decessi registrati ogni anno per le complicazioni legate al virus si registrano in queste zone
- Il virus è causa di “epidemie precoci invernali delle infezioni respiratori acute”, spiega l'Iss, e si accompagna a una serie di sintomi respiratori che possono andare dalle riniti alle otiti e dalle bronchiti alle polmoniti. La sintomatologia porta con sé anche febbre, stanchezza, perdita di appetito
- Spesso si sente parlare del virus sinciziale per le bronchioliti in età pediatrica. Si tratta di una malattia che può causare insufficienza respiratoria, soprattutto nei soggetti di età inferiore a un anno
- I soggetti più a rischio sono comunque i piccolissimi, specie se nati pretermine o con patologie congenite
- L’EpiCentro Iss spiega infatti come nei Paesi “industrializzati” siano state messe a punto “una serie di misure preventive”. Esiste innanzitutto “una profilassi che fa uso di anticorpi monoclonali o di immunoglobuline anti RSV per aiutare i pazienti immunodepressi a prevenire l’infezione”. Un vaccino vero e proprio, al momento, non è invece ancora disponibile
- Sul sito dell'Ospedale Bambino Gesù si menziona il farmaco Palivizumab come un buon metodo per minimizzare i rischi - non per impedire l'infezione - nei bambini "ad alto rischio per elevata prematurità o presenza di malattie cardiache, polmonari o neuromuscolari e altre malattie debilitanti". Si tratta di un anticorpo monoclonale da somministrare nei periodi in cui il virus è più presente
- Un aspetto complesso dell’epidemiologia del virus è infatti la sua stagionalità. Nelle zone a clima temperato, in Europa e negli Stati Uniti, così come in Argentina e Pakistan, il virus è protagonista di epidemie invernali o primaverili. I mesi in cui circola di più vanno da novembre a marzo-aprile. Nei Paesi a clima tropicale, invece, il virus respiratorio sinciziale sembra essere più frequente nei periodi delle piogge
- Nonostante siano sempre i bambini con problemi cardio-polmonari e prematuri i più colpiti dal virus, l’Iss segnala che è “stata inoltre evidenziata una crescente importanza del virus RSV come causa di malattie parainfluenzali sulle persone più anziane”