Usa, in aumento i tumori alla prostata avanzati dopo lo stop allo screening: lo studio

Salute e Benessere
©Ansa

Lo ha segnalato un recente lavoro di ricerca condotto dagli studiosi dell’University of Southern California di Los Angeles, secondo il quale, dal 2010, si è riscontrato un aumento pari ad oltre il 5% dei tumori alla prostata identificati in una fase metastatica già nel momento della diagnosi. Il motivo sarebbe legato alle raccomandazioni della US Preventive Services Task Force nell’ambito dello screening di routine

ascolta articolo

Negli Stati Uniti, a partire dal 2010, si è riscontrato un aumento pari ad oltre il 5% dei tumori alla prostata identificati in una fase metastatica già nel momento della diagnosi. L'incremento, secondo gli esperti, potrebbe essere spiegato con un minore ricorso allo screening con test del PSA, un esame di laboratorio che indaga il dosaggio dell'antigene prostatico specifico, come conseguenza dell'adozione delle nuove linee guida americane. Lo sostiene un recente studio condotto dai ricercatori dell’University of Southern California di Los Angeles e pubblicato sulla rivista scientifica “JAMA Network Open”.

I dati riscontrati

La ricerca, in particolare, ha analizzato i dati relativi alle diagnosi di cancro alla prostata tra il 2004 e il 2018, lasso temporale durante il quale sono stati diagnosticati oltre 836mila tumori, di cui quasi 47mila in fase metastatica. Gli studiosi hanno osservato che da un lato, fino al 2010, il numero di neoplasie in fase avanzata era stabile o in diminuzione, ma a partire dallo stesso anno si è invertita la tendenza, con un aumento quasi costante pari al 5,3%, nella fascia d’età 45 - 74 anni, e del 6,5% tra gli over 75. Come spiegare questo trend? Secondo i ricercatori la discriminante è stata l'adozione, nel 2008, di nuove raccomandazioni promossa dalla US Preventive Services Task Force (USPSTF) in cui veniva sconsigliato lo screening di routine con il test del PSA negli uomini con più di 75 anni.

Le raccomandazioni relative allo screening

A questa indicazione, 4 anni dopo, ne è seguita un’altra, nella quale veniva sconsigliato lo screening per tutti gli adulti in generale. Tali raccomandazioni, ha chiarito a corredo dello studio Richard M. Hoffman, esperto della University of Iowa, “si basavano sull'evidenza che i benefici dello screening sulla mortalità per cancro alla prostata erano piccoli o nulli, mentre lo screening comportava danni correlati a falsi positivi, complicanze legate alle biopsie e al trattamento”. Secondo l’esperto, “meno screening riduce i rischi di sovra-diagnosi e sovra-trattamento eccessivo, ma serve un compromesso”, ha spiegato ancora. Le raccomandazioni, hanno segnalato in conclusione gli studiosi dell’University of Southern California di Los Angeles, sono poi state aggiornate nel 2018 e prevedono, attualmente, una cauta riapertura nei confronti dello screening.

laboratorio_ansa

approfondimento

Tumore alla prostata: combinazione di farmaci allunga la sopravvivenza

Salute e benessere: Più letti