Cancro al seno, con mammografia 15% dei noduli possono essere innocui

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Per una donna su sette, negli Stati Uniti, la “sovra diagnosi” può condurre a trattamenti non necessari. Lo ha sottolineato uno studio coordinato dagli esperti del Duke University Medical Center che ha preso in esame i risultati degli screening relativi a 35.986 donne tra i 50 ed i 74 anni, nell’arco di diciotto anni, dal 2000 al 2018

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Nell’ambito delle diagnosi del cancro al seno, circa un caso su sette rilevato dallo screening mammografico, negli Stati Uniti, sarebbe “sovra diagnosticato”. Si tratterebbe, infatti, di quei casi in cui l’esame diagnostico riesce a scovare una massa che non progredirebbe in neoplasia maligna ma, non potendo conoscere in anticipo il decorso del tumore stesso, fa sì che la paziente venga indirizzata ugualmente al percorso oncologico. A sottolinearlo è stato un recente studio, coordinato dagli esperti del Duke University Medical Center e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Annals of Internal Medicine”.

I dati presi in esame

Lo studio, in particolare, ha preso in esame i risultati degli screening relativi a 35.986 donne tra i 50 ed i 74 anni, nell’arco di diciotto anni, dal 2000 al 2018. In totale sono state considerate dai ricercatori 82.677 mammografie, 718 diagnosi di cancro al seno e una stima di 4,5% di casi di cancro non progressivo. In base a quanto emerso e se si considera un programma di screening che sottoponga le donne a mammografia ogni 2 anni, secondo gli esperti americani si può arriva a stimare un 15,4% di casi di cancro sovra diagnosticati dallo screening. Di questi casi, il 6,1% è rappresentato da forme tumorali che non si sarebbero evolute in forme maligne, mentre il restante 9,3% da tumori, ancora in una fase precoce, che non avrebbero potuto svilupparsi perché la paziente sarebbe deceduta per altre cause.

I ricercatori: “L'eccessiva diagnosi aumenta la medicalizzazione”

In definitiva, secondo lo studio, nonostante la mammografia resti uno degli strumenti che ha più contribuito ad abbattere i tassi di mortalità per cancro al seno, la diagnosi eccessiva rappresenta un fattore da non trascurare, poichè può implicare per le donne una situazione di particolare stress che conduce a terapie considerate spesso inutili e con potenziali effetti collaterali. “L'eccessiva diagnosi aumenta la medicalizzazione”, ha sottolineato Marc Ryser, primo firmatario dello studio, secondo cui questo aspetto costituisce “un concetto complicato, perché non può essere osservata direttamente”. Infatti, ha detto, “se viene rilevato un cancro mediante lo screening mammografico, la donna riceve un trattamento. Dunque, noi non siamo in grado di sapere se nel corso della vita quel tumore sarebbe progredito e cosa sarebbe accaduto alla paziente”. E, ha concluso, “poiché abbiamo test di screening sempre più potenti e li utilizziamo più frequentemente, la diagnosi eccessiva sta diventando più diffusa nel cancro, così come in altre malattie”.

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