Virus sinciziale, aumento dei casi tra i neonati: l’allarme del Meyer

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Se nel novembre 2019 i casi di accesso al pronto soccorso per bronchiolite sono stati 24, “a novembre 2021, ad oggi, se ne registrano già 140”. Lo hanno segnalato, in una nota, i medici dell’ospedale fiorentino, confermando il boom di casi legati al virus respiratorio sinciziale, agente virale capace di infettare l'apparato respiratorio di pazienti di qualunque età, ma principalmente bambini nei primi anni di vita

Si chiama “Rsv”, acronimo di “Respiratory Syncytial Virus”, il virus respiratorio sinciziale che di recente ha messo in crisi i reparti pediatrici e le terapie intensive degli ospedali italiani, coinvolgendo tra l’altro anche la piccola Vittoria, figlia di Fedez e Chiara Ferragni. Si tratta di un agente virale capace di infettare l'apparato respiratorio di pazienti di qualunque età, ma principalmente bambini nei primi anni di vita, a causa del quale neonati e bebè possono soffrire di bronchioliti e polmoniti. A conferma della situazione, legata proprio alla diffusione del virus sinciziale, è arrivata la nota dall’ospedale pediatrico Meyer, di Firenze, che ha segnalato un recente incremento di casi.

Una crescita importante dei casi di infezione

“Stiamo assistendo ad una crescita importante dei casi di infezione da virus respiratorio sinciziale in età pediatrica. Questo virus è la prima causa di bronchiolite nei bambini e colpisce prevalentemente i lattanti e i piccoli entro l’anno di età”, hanno spiegato i medici del nosocomio toscano. “Al Meyer, nel novembre 2019 i casi di accesso al pronto soccorso per bronchiolite sono stati 24: a novembre 2021, ad oggi, se ne registrano già 140”, si legge ancora nella nota. “Questa escalation di accessi e ricoveri per motivi respiratori sta obbligando l’ospedale ad una riorganizzazione delle attività di ricovero programmate: l’impegno da parte degli operatori è massimo, e si chiede comprensione e collaborazione da parte delle famiglie, anche per eventuali attese in pronto soccorso”, hanno riferito ancora gli esperti.

Non esiste un vaccino

Parola d’ordine, in questo senso, è prevenzione, anche in virtù del fatto che per il virus sinciziale non esiste un vaccino. “La prevenzione è fondamentale perché, ad oggi, non è disponibile un vaccino per questo virus. Esiste la possibilità di una terapia a base di anticorpi monoclonali, ma solo per bambini che presentano fattori di rischio, come prematurità, immunodeficienze, patologie polmonari o cardiache”, hanno detto i pediatri. “Per la generalità dei bambini l’infezione si risolve perlopiù a casa, ma nei casi gravi richiede il ricovero e ossigenoterapia”.

Il pronto soccorso dell'ospedale Perrino di Brindisi in una foto d'archivio. ANSA/ ROBERTA GRASSI

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Il virus respiratorio sinciziale ha un andamento stagionale, collocato di solito tra dicembre e marzo, si legge ancora nella nota del Meyer. Ma nel 2021 l’agente patogeno ha fatto la sua comparsa fin dal mese di ottobre, facendo registrare “un boom di ingressi al pronto soccorso e un aumento importante di ricoveri, anche intensivi, per motivi respiratori”. Quali le cause dell’anticipo? È possibile che, ad influire, siano stati il “drastico cambiamento delle abitudini di vita, la netta riduzione delle occasioni di contatti sociali e l’aumento delle regole igieniche adottate nell’autunno-inverno 2020” che hanno determinato, forse, “una ridotta circolazione e immunizzazione lo scorso anno”. Per questo motivo occorre seguire una serie di raccomandazioni “in questo momento delicato, specialmente in presenza di bambini nella fascia d’età tra 0 e 2 anni. Tra queste, evitare di portare i bambini in ambulatori ed ospedali se non strettamente necessario ed in questi casi, durante l’attesa, “seguire uno scrupoloso distanziamento”. Bisogna poi evitare che i piccoli “frequentino luoghi affollati come supermercati e grandi magazzini”, così come il contatto con persone che presentano sintomi respiratori, anche se si tratta di adulti. “Questo perché, negli adulti, il virus sinciziale è responsabile anche di semplici raffreddori che invece nei piccoli e piccolissimi possono evolvere in situazioni respiratorie anche severe”.

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