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Covid-19, carica virale alta: cos’è e cosa significa

Salute e Benessere

Una carica virale particolarmente elevata, come spiegato da Francesco Broccolo, virologo dell'Università Milano Bicocca, è “indice di una nuova infezione attiva. Indica cioè che "l'infezione è recente e primaria, ossia che non persiste da mesi”. Ma cosa vuol dire che è alta e perché d’estate era bassa? Ecco il parere di alcuni esperti

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In questo ultimo periodo, in Italia, sta crescendo la carica virale nei tamponi, ovvero il numero delle copie di materiale genetico del virus Sars-CoV-2 presenti in un millilitro di materiale biologico preso in esame. “Nell'80% dei casi positivi è ormai superiore a un milione", ha dichiarato il virologo Francesco Broccolo, dell'Università Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano. "Spessissimo - ha aggiunto - la carica virale è anche più elevata, fino a miliardi in soggetti fra 30 e 60 anni asintomatici o sintomatici". Questo dato suggerisce che le infezioni sono recenti. “Una carica virale molto alta è indice di una nuova infezione attiva. Indica cioè che "l'infezione è recente e primaria, ossia che non persiste da mesi”, ha precisato il virologo. 

Cosa vuol dire che la carica virale è alta?

 

Generalmente la contagiosità di un soggetto è direttamente proporzionale alla carica virale. Ciò significa, come confermato anche da Paolo Bonanni, epidemiologo e professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze, che, indipendentemente dalla tipologia di virus, più alta è la carica virale misurata in un tampone, più il soggetto può diffondere in modo “efficiente” il virus

Ciononostante, come sottolineato dall’esperto, non c’è una corrispondenza diretta tra la carica virale elevata e una maggior gravità della malattia. “Ci sono persone con carica virale alta che hanno gran tolleranza del virus”, precisa Bonanni. “I superdiffusori, infatti, sono i ragazzi o le persone che hanno alta carica virale, ma sono asintomatici. Sicuramente nel paziente fragile la carica virale alta può avere come esito complicanze gravi”, aggiunge Clerici. 

Ma non bisogna sottovalutare la malattia e il rischio di contagio anche quando la carica virale è bassa, in quanto, come ribadito dal presidente della Federazione Italiana Società Scientifiche di Laboratorio, Pierangelo Clerici, le persone fragili potrebbero ammalarsi gravemente anche quando contagiate da soggetti che ospitano una quantità bassa di virus. 

 

Perché d’estate era bassa? 

 

La diminuzione della carica virale del virus registrata alla fine lockdown e nei mesi estivi, secondo Bonanni, non è correlata alla temperatura. L’esperto, al contrario, associa l’attuale prevalenza di tamponi con carica virale alta a una questione di statistica. “Sicuramente il virus circola di più ed essendoci più infetti ce ne sono di più con maggiore carica virale”, precisa Bonanni. “Non è vero che ci fossero solo le cariche basse, avendo più casi abbiamo anche un maggior numero di persone con casistiche di carica alta. Da aprile a oggi la carica virale si è mantenuta quasi identica, è una questione di numeri e diffusione. Non abbiamo però un riscontro della carica virale media, perché queste analisi non vengono fatte, se non a livello di singoli studi. L’errore è stato introdurre il concetto di “debolmente positivo” sono persone che probabilmente non hanno nemmeno più il virus in corpo, ma solo tracce di Rna”, precisa l’epidemiologo e professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze. 

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