Covid, in alcuni asintomatici presente una carica virale altissima

Salute e Benessere

A sottolinearlo è stato Carlo La Vecchia, ordinario di epidemiologia presso l’Università degli studi di Milano, nel corso di un’intervista concessa al quotidiano “Corriere della Sera”. “La situazione è seria ma complessivamente meno grave della primavera, tuttavia non va sottovalutata”, ha poi aggiunto, in riferimento ai dati più recenti che riguardano i contagi nel nostro Paese

“Preoccupa l’aumento della carica virale. Alcuni asintomatici ce l’hanno altissima”. Così Carlo La Vecchia, ordinario di epidemiologia presso l’Università degli studi di Milano, ha commentato nel corso di un’intervista concessa al quotidiano “Corriere della Sera”, l’emergenza sanitaria attuale nel nostro Paese. L’esperto ha spiegato che esistono “soggetti che diffondono il virus molto più facilmente di altri, tenendo però presente che anche la ‘predisposizione’ ad essere contagiati cambia”. Ciò che occorrerebbe fare, ha continuato La Vecchia, sarebbe “misurare la carica virale su vasta scala”, operazione che però “richiede ancora tecnologie sofisticate e costose. In più la moltiplicazione delle molecole Rna del virus varia da soggetto a soggetto”, ha sottolineato ulteriormente.

Preparativi per i test sierologici al laboratorio di microbiologia dell ospedale - Iniziati all ospedale di Cremona i prelievi ematici per i test sierologici per verificare la presenza degli anticorpi per  l emergenza epidemia coronavirus Covid-19, Cremona 23 Aprile 2020Ansa/Matteo Corner
Coronavirus, medici - ©Ansa

Il confronto tra le due ondate

Secondo l’epidemiologo, “è difficile, su base scientifica, correlare l’alta carica virale al numero dei ricoveri”, ma sarebbe particolarmente importante poterla conoscere, soprattutto “per i pazienti a lungo positivi, dopo diversi tamponi ancora costretti a casa: valutandola si stabilisce se persiste il pericolo di contagio o meno”. La Vecchia, poi, ha affrontato altre tematiche, sempre relativa all’emergenza sanitaria che sta vivendo anche il nostro Paese. A partire dal confronto tra la prima ondata di contagi e quella attuale. “La diffusione e gli esiti della malattia sono molto differenti da marzo: abbiamo un numero di positivi enormemente più alto ma un numero di ricoveri in terapia intensiva limitato, così com’è limitato il numero dei decessi per Covid”, sempre in riferimento allo scorso marzo/aprile. La vera criticità, ha continuato il professore, è legata alla “media intensità, i pazienti con sintomi importanti ma non gravi”. Il motivo, dal punto di vista dell’esperto, è che l’Italia non è dotato di “un sistema di medici di base efficiente come quello tedesco che si prende cura di questi soggetti. Occorrono ospedali periferici con 2-300 posti letto, destinati a questi ricoveri. Questo aiuterebbe enormemente le terapie intensive”, ha spiegato.

L’appello ai cittadini italiani

Da qui ai prossimi giorni, la situazione potrebbe essere comunque contenuta, secondo La Vecchia. “A livello nazionale abbiamo del tempo a nostro favore, cioè diverse settimane prima che entrino in una situazione critica: ci sono 5.400 posti pronti e altri 3.000 approntabili”, ha detto. Sostenere che i letti degli ospedali siano già pieni, ha poi specificato, “significa che sono occupati tutti i posti creati solo ed esclusivamente per pazienti Covid. La differenza salta all’occhio: ad aprile avevamo 4.000 terapie intensive impegnate”. Quindi, l’esperto ha voluto lanciare un appello. “La situazione è seria ma complessivamente meno grave della primavera, tuttavia non va sottovalutata. Credo di poter dire che gli italiani utilizzano le protezioni personali e rispettano le ordinanze in modo direi soddisfacente, sono consapevoli del pericolo. Ecco: occorre lo stesso approccio nei confronti di amici e parenti, cioè evitare di vederli, restando unicamente nel proprio nucleo familiare”, ha concluso.

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