Nel Paese scandinavo, oltre ai contagi, aumentano anche i dubbi sulla cosiddetta “terza via”, quella scelta dal Governo locale, già a partire da marzo scorso, che non ha imposto il lockdown ma ha preferito affidarsi al senso civico dei propri cittadini. Ora, però, i numeri iniziano a spaventare
"Avremmo potuto fare meglio di come abbiamo fatto". Sono state queste, lo scorso giugno, le parole di Anders Tegnell, principale epidemiologo dell'agenzia sanitaria di Stato della Svezia, uno dei pochi Paesi nel mondo che nel corso della pandemia aveva rifiutato la logica del lockdown, nonostante un tasso di mortalità da coronavirus tra i più alti in assoluto. Si era tratta, in base alle parole di Tegnell, di una parziale messa in discussione della linea scelta da Stoccolma sin da marzo, che non ha mai introdotto misure di confinamento rigide come accaduto negli altri Paesi europei e si è affidata al senso civico dei propri cittadini. Oggi però, in base ai dati delle autorità sanitarie, anche in Svezia, come nel resto d’Europa, le infezioni stanno salendo in modo costante. E se, mentre per alcune settimane si sono registrati circa 3.000 casi settimanali che sono arrivati ad essere più di 4.500 sette giorni fa, lo scorso 15 ottobre il Paese ha registrato un picco di quasi mille contagi giornalieri. Il record assoluto, quello di fine settembre, aveva toccato quota 1.600 casi in 24 ore.
Le scelte del Governo svedese
La cosiddetta “terza via” svedese, quella del no al lockdown, nonostante l’allarme che possono generare gli ultimi dati, continua ad essere perseguita, come rileva anche l’agenzia Agi. Il governo, guidato da Stefan Loefven persevera nel chiedere ai propri cittadini di seguire determinate norme, come il distanziamento sociale, come lavarsi le mani spesso e volentieri, rinunciando a spostamenti e viaggi non necessari e, se possibile, abbracciando le politiche di smart working. Tra le misure ancora in essere, restano interdetti gli assembramenti con oltre 50 persone, sebbene non esista l’obbligo di indossare la mascherina, mentre i negozi continuano a rimanere aperti e nei bar o nei ristoranti basta rispettare le distanze interpersonali e seguire le regole igieniche. Altre norme previste per cercare di contenere i contagi, prevedono per gli over 70 la possibilità di rimanere a casa, mentre per quanto riguarda le scuole, limitazioni alle aperture si sono verificate solo per gli studenti dai 16 anni in su. Questo perché la Svezia considera gli eventuali danni all’istruzione più significativi rispetto ai benefici di un lockdown. In quest’ottica, è stato deciso per i bambini che, se un membro della famiglia viene trovato positivo al coronavirus, tutti gli adulti del nucleo si devono sottoporre all’isolamento, ma non i ragazzi, che possono continuare ad andare a scuola. Infine, la quarantena prevista è pari al massimo a 7 giorni, rispetto ai 10 o ai 14 giorni di altri Paesi, perché le autorità sanitarie locali ritengono che il rischio di diffondere il virus a partire dalla seconda settimana sia meno significativo.
La possibilità di rivedere la strategia
In sostanza, la strategia della Svezia contro la pandemia vuole puntare a proteggere i gruppi a rischio, non contribuendo a creare difficoltà alle strutture sanitarie e non occupando troppi posti nelle terapie intensive. Secondo il Governo locale, un vero e proprio lockdown potrebbe portare a conseguenze collaterali, come ad esempio l’aumento esponenziale dei morti per alcolismo o le conseguenze legate alla salute mentale sui soggetti più fragili. Sugli autobus pubblici si leggono messaggi come: “Lavora a casa, se puoi. Non utilizzare mezzi di trasporto pubblico, se non sei obbligato. Vai al lavoro in bicicletta!”. I numeri odierni però, potrebbero far rivedere in parte questa idea. Tegnell ha ipotizzato che si potrebbe introdurre anche in Svezia l’obbligo della mascherina, considerando la chiusura delle scuole, anche se solo a livello locale e per una durata che non superi le due o tre settimane. Intanto le autorità sanitarie continuano ad invitare i cittadini svedesi a non organizzare o a non partecipare a grandi eventi, il premier Loefven è tornato a lanciare appelli sulla possibilità di restare a casa il più possibile. Tegnell stesso ha lanicato un monito, sostenendo che il Paese sta “andando lentamente, ma sicuramente, nella direzione sbagliata”.