La Svezia ha ottenuto pessimi dati su Pil e produzione industriale nel secondo trimestre 2020. Eppure aveva scelto di non imporre un lockdown per ridurre i contagi di Covid-19. La sua scommessa sembra persa, per ora.
La Svezia si ritrova in crisi economica nonostante il lockdown “soft” mantenuto durante i mesi di maggior diffusione del nuovo coronavirus. Secondo i dati Eurostat, nel secondo trimestre 2020 il Pil svedese ha perso l’8,6 per cento rispetto al trimestre precedente. L’istituto di statistica svedese afferma che si tratta del peggior dato trimestrale dal 1980.
La scelta della Svezia
La pandemia del nuovo coronavirus ha lasciato terra bruciata in Europa e ha causato il fermo di buona parte del sistema economico per permettere il distanziamento sociale. In Italia la maggior parte della popolazione ha accettato questa scelta, per salvare più vite possibili. Non dappertutto però è successo lo stesso. Il caso più noto è quello della Svezia. Lì il governo ha adottato scelte diverse: ristoranti, bar, palestre e gli altri luoghi di ritrovo sono rimasti aperti, come anche diverse scuole. Secondo i dati dell’università di Oxford, la Svezia ad aprile, tra i paesi dove i contagi erano più frequenti, era il terzo al mondo con le misure anti-Covid più “soft” (dopo Bielorussia e Sud Corea). Di certo ha imposto regole molto meno stringenti di paesi simili e vicini come quelli scandinavi, almeno fino a fine maggio.
572 decessi ogni milione di svedesi
Risultato? La Svezia è uno dei paesi con il più alto numero di morti in Europa. Fino a ora il conto è di 572 decessi da coronavirus ogni milione di svedesi, mentre paesi vicini come Danimarca, Finlandia e Norvegia, che hanno adottato strategie simili a quella italiana, ne contano meno di 110.
Pil e produzione industriale in calo
E dunque a fronte di un lockdown molto più leggero rispetto a quello italiano e degli altri paesi scandinavi, come è andata l'economia svedese? Ha subito un minore impatto dalla crisi? Sembra proprio di no. I dati Eurostat sul Pil sono i più recenti e mostrano che la Svezia è il paese più in difficoltà tra i nordici: dopo un primo trimestre positivo ha subito ad aprile, maggio e giugno un crollo dell'8,6%, il peggior dato trimestrale dal 1980. Mentre la Finlandia ha registrato -3,2% e la Danimarca -7,4%. La Commissione europea prevede che proprio rispetto alla Danimarca la Svezia perderà di più nel 2020 e rimbalzerà di meno nel 2021. Copenaghen però aveva applicato il lockdown solo due giorni dopo quello italiano, e molto più rigido di Stoccolma.
Anche sul fronte della produzione industriale la Svezia va peggio degli altri: la sua industria ha perso quasi 10 punti percentuali a giugno rispetto a gennaio, peggio di Danimarca e Finlandia mentre la Norvegia addirittura ha già recuperato. I dati sono calcolati sulla base dei dati Eurostat con base 100 nel 2015.
Questo è lo stesso leitmotiv anche per i consumi, il mercato del lavoro e l'export: nonostante le scelte più soft del governo svedese, che sono probabilmente costate migliaia di morti, il paese non si distingue dagli altri per slancio economico. Benché sia stato lodato dal Fondo Monetario Internazionale per la risposta fiscale messa in campo, che ha superato il 15 per cento del Pil. Insomma, per ora la scelta di non imporre il distanziamento sociale sembra costare vite e posti di lavoro allo stesso tempo.
Perché?
Le ragioni potrebbero essere molte. Alcuni esperti sostengono che, nonostante le regole meno ferree, i cittadini svedesi hanno comunque scelto di muoversi e uscire meno per paura del contagio. A dimostrarlo sono i dati sulla mobilità raccolti da Apple: ad aprile la metà degli svedesi aveva rinunciato a usare i trasporti pubblici rispetto a quanto accadeva fino a febbraio, e lo stesso è accaduto per il 20 per cento di chi utilizzava l’auto. Percentuali inferiori rispetto a quanto accaduto in altri paesi con lockdown più ferrei, ma comunque significativi. Altra possibile ragione potrebbe essere il legame economico e commerciale della Svezia con paesi che invece hanno applicato regole rigide. Si tratta infatti di un paese esportatore: l’export rappresenta il 46 per cento del Pil svedese. E proprio l’export negli ultimi anni aveva mantenuto in zona positiva l’andamento dell’economia di Stoccolma.