Coronavirus, gli infettivologi: stop al doppio tampone per la guarigione

Salute e Benessere

E’ l’indicazione degli esperti del Simit, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che “permetterebbe di alleggerire notevolmente il carico di laboratori, medici ed infermieri del territorio e delle strutture ospedaliere e di risparmiare sofferenze per le persone inutilmente isolate per settimane a domicilio o in ospedale"

Rimodulare i criteri per certificare la completa guarigione dal Covid-19, eliminando lo step del doppio tampone negativo, che spesso e volentieri costringe all'isolamento per molti giorni pazienti già del tutto guariti. E' questa l’indicazione della Simit, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. Secondo gli esperti, andrebbero riconsiderati "i criteri dell’Oms per la sospensione dell'isolamento dei casi Covid guariti o asintomatici", ha sottolineato proprio il presidente di Simit, Marcello Tavio.

Un'addetta sanitaria dell ospedale Molinette effettua un tampone a una persona rientrata dalle ferie trascorese all estero, Torino, 23 agosto 2020 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
COVID-19: TAMPONI ALLE MOLINETTE - ©Ansa

Alleggerire il carico degli operatori sanitari

Stop, dunque, al doppio tampone per l’attestazione definitiva della guarigione. "Nei casi Covid guariti o asintomatici dovrebbe essere eliminato l'obbligo del doppio tampone per il ritorno alla vita di comunità, in famiglia o al lavoro”, ha commentato invece il professor Emanuele Nicastri, direttore della divisione Malattie infettive dell’Ospedale Spallanzani di Roma. “Questa semplice misura, universalmente accettata, permetterebbe di alleggerire notevolmente il carico di lavoro dei laboratori, dei medici ed infermieri del territorio e delle strutture ospedaliere”, ha spiegato. Oltre a ciò, permetterebbe di “risparmiare sofferenze per le persone inutilmente isolate per settimane a domicilio o in ospedale".

Il punto sulla quarantena “breve”

Gli esperti del Simit hanno parlato anche di quarantena “breve”, il periodo di isolamento forzato per i pazienti positivi al coronavirus e che dura 7 giorni anzichè 14, come proposto dal governo francese. Secondo i medici della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, si tratta di un periodo troppo breve, “perchè anche dopo 7 giorni si può essere contagiosi”. Si tratta di un provvedimento che “potrebbe anche aggravare la situazione epidemiologica transalpina”, ha spiegato Tavio. “La durata della quarantena dipende dal tempo di incubazione e non dalla durata dell'infettività. Gli eventuali casi di infezione asintomatici che uscirebbero dalla mini-quarantena di 7 giorni potrebbero essere ancora contagiosi, invece una quarantena di 14 giorni, che includa i primi giorni di incubazione e gli eventuali giorni successivi di isolamento, rappresenta il compromesso ideale fra tempo di incubazione e periodo di infettività", ha spiegato ancora l’esperto.

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