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Fase 3, Lopalco: “Ospedali a rischio contagi da asintomatici”

Salute e Benessere

Lo ha detto il docente di Igiene presso l'università di Pisa e coordinatore della gestione dell'emergenza Covid-19 in Puglia, intervenendo nel corso di un dibattito televisivo

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La fase 3, nell'ambito della diffusione del nuovo coronavirus, è ormai iniziata e particolare attenzione andrebbe riposta su ospedali e Rsa. E' questo il parere di Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all'università di Pisa e coordinatore della gestione dell'emergenza Covid in Puglia, intervenuto all’interno di un dibattito televisivo nel corso della trasmissione “Agorà” su Rai 3. "Il virus rimane per molto tempo nei portatori e catene di contagio subdole fatte da asintomatici si possono propagare in modo silente ed entrare negli ospedali", come successo di recente nel caso dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma, dove il 4 giugno è stato identificato un nuovo focolaio, giunto a 41 casi. Secondo l'epidemiologo, infatti, "dobbiamo innanzitutto tenere in sicurezza ospedali e Rsa, dove ci sono persone più fragili” e dove il coronavirus ha più possibilità di diffondersi. "Se riusciamo a fare questo, una circolazione silente del virus nella popolazione non crea particolari danni al sistema sanitario. Perché se abbiamo un focolaio circoscritto come quello del San Raffaele, ce ne accorgiamo in tempo e il problema si risolve".

La crisi sanitaria

Lopalco poi ha fatto un quadro della situazione rispetto a quello che succederà nel futuro prossimo. "Prima della crisi economica, bisogna affrontare quella sanitaria", ha detto. “La crisi economica che vediamo è stata causata da una crisi sanitaria. Quindi, prima di una ricostruzione economica penserei a come raddrizzare un sistema sanitario troppo incentrato sulla cura e non sulla prevenzione e non supportato da una forte ricerca". Al centro del discorso, per Lopalco, proprio la carenza di esperti e strutture adeguate nel nostro Paese. “Mancano epidemiologi e virologi oltre che infrastrutture per la ricerca? Nei mesi scorsi abbiamo avuto problemi con i tamponi perché mancavano i reagenti, ma dietro la chimica c'è la ricerca: se vi fosse stata, in pochi giorni avremmo realizzato noi i reagenti che servivano", ha spiegato.

L’utilizzo dei guanti

L’esperto, infine, si è espresso circa la recente segnalazione dell’Oms, secondo cui non è raccomandabile l’uso di guanti da parte delle persone nei luoghi pubblici, per contrastare la diffusione della pandemia di coronavirus. "I guanti vanno usati in ospedale, altrimenti sono un pericolo di trasmissione per infezione”, ha sottolineato Lopalco, dicendo che "finalmente anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità si è guardata in giro e ha visto come vengono usati i guanti". Centrale, secondo l’epidemiologo, la regola dell’igiene costante delle mani. "Le mani le lavo ogni dieci minuti o le disinfetto. I guanti no. Quindi se indosso i guanti, dopo una o due ore si imbrattano, io continuo a toccarci cose e, prima o poi, mi ci stropiccio gli occhi". Un ultimo commento è arrivato poi in merito ai cosiddetti “Covid Hospital”, costruiti nel momento più difficile dell'emergenza e ora non utilizzati. “Certamente servono strutture isolate funzionalmente dal resto dell'ospedale che dobbiamo tenere pronte, affinché siano attrezzabili nel giro di pochi giorni per trasformarsi in Covid Hospital", ha concluso Lopalco.

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