Governo Meloni, agenda settembre: dalla Legge di Bilancio ai vaccini, di cosa si discute
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Le vacanze estive della politica sono ormai finite e il governo guidato da Giorgia Meloni si appresta a vivere un settembre intenso. Sul fronte interno si sta per accendere la corsa verso la Legge di Bilancio per il prossimo anno, mentre sul fronte estero la premier dovrà risolvere le tensioni tra Roma e Parigi e seguire gli sviluppi sulle trattative di pace per porre fine alla guerra in Ucraina.
Ci sono però anche altri temi ad agitare le acque del governo: si avvicina infatti la tornata elettorale per le regionali, e il centrodestra non ha ancora trovato una quadra per le candidature in Veneto. Ed è tornata ad accendersi la polemica intorno all’obbligatorietà dei vaccini.
Quello che devi sapere
Verso la Legge di Bilancio
Il primo e più importante tema che agita le acque del governo è quello della manovra. E al centro delle prime schermaglia c’è la possibilità di “piccolo pizzicotto” alle banche, secondo le parole del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Il titolare del dicastero di via XX Settembre ha detto che i primi risultati di questi tre anni di governo si iniziano a vedere, e lo dimostrano il calo dello spread e il miglioramento del rating, i cui effetti positivi sono arrivati fino alle banche. Che ora però sono chiamate a tradurre questi vantaggi in "benefici concreti" per le famiglie. Un accenno che fa pensare - proprio alla vigilia dell'apertura ufficiale del cantiere della manovra - al possibile arrivo di qualche misura ad hoc. Nessun blitz" avverte però il vicepremier Antonio Tajani, memore degli interventi sugli extraprofitti che hanno reso incandescente anche in passato il dibattito estivo sulla legge di Bilancio.
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L’intervento sulle pensioni
In ogni caso, la caccia alle risorse finanziare dovrebbe avere come obiettivo portare a casa due interventi: uno sull’età pensionabile, l’altro sul taglio delle tasse per il ceto medio. Sul fronte pensionistico si mira a sterilizzare l'età di uscita dal lavoro, che senza alcun intervento aumenterebbe di tre mesi nel 2027: "Ne ho parlato con Giorgetti, c'è la sua disponibilità a inserire il provvedimento nella legge di Bilancio", ha detto il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon. Gli sforzi si dovrebbero concentrare sul rafforzare la rendita complementare che consente di accedere al pensionamento anticipato con 64 anni e 25 di contributi purché il futuro assegno sia pari ad almeno tre volte il trattamento minimo. Magari immaginando che lo stesso si possa fare non solo per chi ha conferito il Tfr nei fondi pensione ma pure per chi il trattamento di fine rapporto lo ha lasciato in azienda.
Il taglio delle tasse
Se l’intervento sulle pensioni sembra caro alla Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sembrano più concentrate sul secondo intervento: il taglio delle tasse per il ceto medio. Il responsabile economico del partito della premier Giorgia Meloni, Marco Osnato, ha detto che “ridurre l'aliquota dal 36% al 33% per i redditi fino a 60mila euro credo sia un obiettivo realizzabile". Tutti i progetti espressi con "sensibilità diverse" dai partiti della coalizione rappresentano "obiettivi molto condivisibili" magari però "nell'orizzonte della legislatura", ha aggiunto il meloniano perché altrimenti "non sempre il percorso per raggiungerli è compatibile con la realtà".
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Gli sforzi per la pace in Ucraina
Come detto, le vacanze estive della politica sono ormai finite. Anche quelle della premier Giorgia Meloni, che è stata prima a Rodi in Grecia e poi in Puglia. Il periodo di riposo della presidente del Consiglio però è stato interrotto dalla missione a Washington dopo Ferragosto. E a distanza di una decina di giorni da quel vertice alla Casa Bianca con Donald Trump, Volodymyr Zelensky e gli alleati europei, la premier attende le evoluzioni del complicato processo di pace e dei negoziati sulle garanzie di sicurezza per Kiev. Uno scenario incerto e delicato, alla luce del quale Meloni ha deciso nei giorni scorsi di annullare il viaggio nell'Indo-Pacifico, che l'avrebbe tenuta lontano da Roma da sabato per una decina di giorni.
Lo scontro con Parigi
Dopo la partecipazione al meeting di Rimini, si è tenuto il primo Consiglio dei ministri a seguito della pausa estiva. All’ordine del giorno solo provvedimenti in scadenza e il via libera alla riforma del ministero degli Esteri, ma è stata anche l'occasione per un confronto all'interno del governo dopo settimane in cui non sono mancate polemiche e tensioni. Da ultimo l'irritazione manifestata dall'Eliseo con Palazzo Chigi e Farnesina dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini su Emmanuel Macron. "La situazione internazionale è molto delicata e richiede buonsenso e sangue freddo: confidiamo che tutti ritrovino la necessaria serenità, e che a Parigi evitino di investire altro tempo per convocare gli ambasciatori di mezzo mondo”, è la linea della Lega. E il quotidiano francese Le Monde sottolinea che Meloni è "rimasta in silenzio sulla vicenda. Richiamando il ministro, che occupa uno spazio alla sua destra rischia di dare l'immagine di una coalizione divisa e di apparire disposta a difendere il presidente francese".
Le tensioni sull’obbligo vaccinale
Tra le situazioni delicate da gestire per Giorgia Meloni c’è anche quella del ministro della Salute Orazio Schillaci, che al Meeting di Rimini era atteso in presenza ma ha inviato solo un videomessaggio. Schillaci è finito sotto attacco da parte di FdI e Lega per la revoca delle nomine del gruppo tecnico consultivo sui vaccini. Ed è bastata l’ipotesi sollevata da Claudio Borghi di rivedere l’obbligatorietà dei vaccini - ipotesi subito smentita dallo stesso interessato - a riaccendere la polemica sul tema: "Che la Lega sia stata e sia contro la legge Lorenzin non è una novità di oggi. Nel 2017 siamo stati l'unico partito a votare contro l'obbligo vaccinale in Parlamento”, ha detto Borghi. Lo stesso senatore ha però chiarito che la situazione per lui è chiusa, ma da Forza Italia è arrivata una replica piccata: “I vaccini sono essenziali per la tutela della salute pubblica e la scienza deve essere ascoltata e rispettata", ha detto il capogruppo degli azzurri in Senato, Maurizio Gasparri ribadendo così anche la distanza dall'alleato.
Le elezioni regionali in Veneto
Infine, ad agitare le acque della maggioranza c’è l’avvicinarsi delle elezioni regionali e del momento delle scelte sui candidati. I nomi usciranno da un vertice fra i leader: i più lo prevedono per inizio settembre, anche se potrebbe essersene discusso già in questi giorni. La chiave è il Veneto: la Lega spinge per Alberto Stefani, ma se FdI dovesse lasciare ad altri l'indicazione del candidato "per ragioni di realpolitik", allora "non sarebbe altro che uno straordinario atto di generosità", ha detto Luca De Carlo, coordinatore veneto del partito di Meloni. In parallelo prosegue il pressing su Luca Zaia affinché rinunci all'idea di candidarsi al Consiglio regionale con una lista a suo nome, entrando da capolista in quella della Lega.
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