Governo Meloni, Salvini smentisce le tensioni con Tajani: "Rapporto splendido"
Politica
Il leader della Lega contro le indiscrezioni sul gelo fra i due vicepremier, che secondo fonti di maggioranza praticamente non si parlano e si incrociano solo in Cdm. Ultimo episodio a far salire la tensione le parole di Durigon che ha invitato il ministro degli Esteri a "farsi aiutare" nel rapporto con gli Usa, perché "è in una posizione un po' difficile" visto che "è un sostenitore di Ursula e del suo piano di riarmo e sappiamo tutti che Von der Leyen non ha grandi rapporti con l'amministrazione americana"
Tensioni all’interno della maggioranza fra i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, con in mezzo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che nelle ultime settimane - si apprende - si sarebbe irritata non poco per le mosse del leader del Carroccio che hanno toccato anche delicati dossier internazionali. Tuttavia mentre le opposizioni parlano di "sfiducia della Lega nei confronti di Tajani" e di governo in crisi, Salvini smentisce: "Con Tajani abbiamo rapporti splendidi. Leggo i giornali e sorrido. Faccio il mio lavoro e sarebbe sorprendente che qualcuno contestasse il fatto che faccio il ministro dei Trasporti e parlo di investimenti sull'Alta Velocità negli Usa con il vicepresidente americano Vance, sull'acqua con il premier israeliano e sul ponte con le istituzioni europee".
Le parole di Durigon
L'ultimo affondo della Lega nei confronti del ministro degli Esteri, per bocca di Claudio Durigon, è un invito a "farsi aiutare" nel rapporto con gli Stati Uniti, perché "è in una posizione un po' difficile" visto che "è un sostenitore di Ursula e del suo piano di riarmo e sappiamo tutti che Von der Leyen non ha grandi rapporti con l'amministrazione americana". Il messaggio di Durigon in un'intervista a Repubblica arriva domenica quando i vertici di Forza Italia sono riuniti a Milano per un evento sull'Europa. "Un'iniziativa nata sul suggerimento di Marina Berlusconi", dice Letizia Moratti, e la sottolineatura richiama inevitabilmente i dubbi espressi un mese fa dalla figlia del Cavaliere sulle strategie trumpiane, elogiate dai leghisti e seguite con attenzione da Meloni, nel suo tentativo di equidistanza fra Washington e Bruxelles.

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La replica di Tajani
"Tutti hanno bisogno di farsi aiutare, anche io. Ma non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori", puntualizza Tajani, e nell'ottica della dialettica interna sono leggibili anche altre sue dichiarazioni. Come l'input ad "andare avanti con il Salva Milano" (su cui la maggioranza si potrebbe confrontare in Senato entro un paio di settimane). Oppure l'invito alla "prudenza" sui dazi, perché "le prove muscolari sono delle sciocchezze". Quello al ministro dell'Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, "a fare in modo che la Borsa italiana resti in solide mani italiane". O la sottolineatura del leader azzurro sui Patrioti, il gruppo europeo della Lega, che "sono fuori da ogni gioco politico a Bruxelles". Nonché quella sui "partiti populisti 'quaquaraquà'". Ma anche la constatazione dantesca: "A volte ci attaccano anche aspramente, 'non ragioniam di lor ma guarda e passa'".

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Le opposizioni all’attacco
Per Elly Schlein lo scontro Lega-FI "in qualsiasi Paese avrebbe già aperto una crisi di governo". L'esecutivo "non sta più in piedi", concorda Angelo Bonelli. E Riccardo Magi sostiene che "Meloni non ha una maggioranza in politica estera" e si chiede "con quale credibilità andrà al vertice della coalizione dei volenterosi giovedì". "Poverini... si illudono", taglia corto Tajani, mentre dietro le quinte la maggioranza prova a ridimensionare le fibrillazioni. "Salvini ha il congresso ad aprile, vuol far vedere che la Lega è centrale", si ragiona fra gli azzurri. "Giorgia sa sempre fare sintesi", osservano i meloniani.

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Forza Italia: "Non ci sarà nessun vertice"
Eppure fonti di maggioranza raccontano che ultimamente i due vicepremier praticamente non si parlano, e si incrociano solo in Consiglio dei ministri. Il prossimo è previsto per lunedì 31. E nella coalizione c'è chi auspica prima un vertice fra i leader per provare ad abbassare le tensioni, in parte legate al passaggio del deputato Davide Bellomo dalla Lega a FI, e alla concorrenza fra alleati sui territori. Ma ad Affaritaliani.it il portavoce nazionale di Forza Italia e vice-capogruppo vicario alla Camera, Raffaele Nevi, dice: "Nessun vertice di maggioranza, non serve. I leader della coalizione di governo si vedono e si sentono continuamente e non ci sono problemi di fondo se non enunciazioni per rimarcare le proprie posizioni e la propria identità". "I toni sono diversi, ovvio, ma non è una novità. Così come le differenze che abbiamo in Europa e infatti siamo in famiglie diverse. Tajani ieri ha spiegato che vuole fare un partito serio e non superficiale e non fatto di quaquaraquà, ma non ha detto che la Lega è un partito di quaquaraquà - prosegue Nevi - In Parlamento la settimana scorsa abbiamo votato uniti la risoluzione della maggioranza, quello conta. Non ci sono problemi nella maggioranza e non ci sarà nessun vertice per fare chiarezza. Tajani semmai è molto dispiaciuto per gli attacchi di bassissimo livello ricevuti dal Pd e da personaggi come Zingaretti. È a sinistra che ci sono le divisioni, non nel centrodestra".
