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Antonio Scurati, il testo integrale del monologo sul 25 aprile. La replica di Meloni

Politica
©Ansa

Il discorso è stato al centro della polemica politica e televisiva della Festa della Liberazione. Il testo è stato condiviso anche dalla premier Meloni sul suo profilo Facebook, "perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno"

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Il discusso monologo sul 25 aprile bloccato dalla Rai che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere a 'CheSarà', la trasmissione della Rai condotta da Serena Bortone, è stato pubblicato dallo stesso autore sui suoi profili social. Ecco il testo: “Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all'ultimo, come aveva lottato per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944”.

Ed eccole, dunque, queste stragi, le più efferate: “Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023)”.  

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Lo spettro del fascismo

Conclude Scurati: “Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.

 

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La replica di Meloni

La presidente del Consiglio ha deciso di pubblicare sui suoi social il testo integrale di Scurati che è rivolto proprio a lei. Meloni attribuisce alla “sinistra” la responsabilità di una polemica di quella che definisce “presunta censura“. “La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo” ricostruisce la presidente del Consiglio. “Non so quale sia la verità – continua – ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni“. La prima è che “chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico (il riferimento implicito è a lei stessa, ndr) non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini“. La seconda è che così “gli italiani possono giudicarne liberamente il contenuto“. Vale la pena ricordare che naturalmente la pubblicazione di un contenuto sui profili social di una leader di partito, oltre che presidente del Consiglio, non equivale alla diffusione sulla tv del servizio pubblico alla quale si affidano anche coloro che hanno votato partiti diversi da quelli di governo.

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