Riforma premierato, Casellati: “Il testo non è blindato, ma richieste siano coerenti”
"L'approccio delle opposizioni non dovrà essere condizionato da pregiudizi", dice il ministro per le Riforme. Disponibilità al confronto, sì, ma senza che si mettano in discussione i cardini del provvedimento. A cominciare dall'elezione diretta del Capo del governo
- "Un testo non può mai dirsi 'blindato'", ma "le modifiche richieste devono essere coerenti con la riforma che abbiamo presentato. E l'approccio delle opposizioni non dovrà essere condizionato da pregiudizi". Questa la posizione del ministro per le Riforme Elisabetta Casellati, interpellata circa la possibilità di aprire un dialogo con le opposizioni sulla riforma costituzionale
- Disponibilità al confronto, dunque, ma "senza pregiudizi" e senza che si mettano in discussione i cardini del provvedimento. A cominciare dall'elezione diretta del Capo del Governo. Su questo, si conferma nel centrodestra, non si discute. La promessa fatta da Meloni agli elettori era di arrivare ad un sostanziale semi-presidenzialismo e già l'aver proposto il premierato "è un compromesso" al quale si è arrivati ascoltando anche "le istanze" delle opposizioni. Pertanto, sul punto non c'è margine d'azione
- Su altri temi, invece, si conferma in ambienti del governo, c'è "grande disponibilità all'ascolto" come, ad esempio, su 'nodi' come il premio di maggioranza, la soglia di sbarramento, la sfiducia e anche l'eventuale ballottaggio. Un' ipotesi, quest'ultima, malvista dalla Lega. Molte questioni saranno affrontate nella legge elettorale, alla quale Casellati starebbe già lavorando e saranno al centro del dibattito in Parlamento "che resta - sottolinea il ministro - il luogo principe del confronto democratico"
- Altro aspetto è quello del bicameralismo perfetto che alcuni, anche in Italia Viva, vorrebbero sollevare. Perché, come osserva, tra gli altri, il costituzionalista Alfonso Celotto, per realizzare una riforma così "bisognerebbe individuare una procedura più snella" come potrebbe essere "un monocameralismo". Nel caso però che, alla fine, sul premierato all'italiana non si dovesse trovare la maggioranza di due terzi, il governo "non teme il referendum", assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano
- Ma qualora ci dovesse essere il referendum e la riforma venisse bocciata, come prevede anche il leader del M5S Giuseppe Conte, Mantovano è altrettanto chiaro: non avrebbe alcuna ripercussione sulla tenuta dell'Esecutivo. Lo aveva già detto Meloni dopo il via libera del Consiglio dei ministri, lo conferma ora il sottosegretario di Palazzo Chigi
- Intanto, Mantovano e Casellati ribadiscono che i poteri del presidente della Repubblica non vengono "messi minimamente in discussione". E che l'osservazione avanzata anche dal presidente emerito della Consulta, Giuliano Amato, di un Quirinale ridotto "ad un palloncino sgonfiato", perché meno legittimato di un premier eletto dal popolo, non "risponde a verità". Così come non regge, sempre secondo Mantovano, la critica di un "Parlamento svuotato". "Anzi - insiste - con la riforma vedo un'esaltazione del suo ruolo"
- Nell'attesa che cominci l'esame del ddl, quasi sicuramente alla Camera, la segretaria del Pd Elly Schlein ribadisce l'intenzione di dar battaglia sia nelle aule parlamentari, sia in piazza, già convocata a Roma per l'11 novembre
- . Una protesta alla quale si affianca Alleanza verde Sinistra Italiana che, con Angelo Bonelli, annuncia la costituzione di "Comitati in difesa della Costituzione e del Presidente della Repubblica, in tutta Italia"