Il presidente emerito della Corte Costituzionale ospite di Start. Tanti i temi di cui ha parlato. A partire dal ricordo di Giorgio Napolitano: “È una figura che rimarrà nella nostra storia”. Riguardo all’emergenza migranti ha puntato l’attenzione sul “riconoscimento delle condizioni economiche come ragione che non mi mette tra gli immigrati illegali”. Ha poi spiegato com’è nato il dissenso sui Lep. E sulla strage di Ustica: “Chi ancora è in condizione di farlo, dica la verità. Macron contribuisca a fare chiarezza”
Giuliano Amato, presidente emerito della Corte Costituzionale, è stato ospite di Sky TG24. Tanti i temi di cui ha parlato a Start: dal ricordo di Giorgio Napolitano all’emergenza migranti, fino ai Lep e alla strage di Ustica.
Amato su Ustica: “Io non so la verità, ma altri sì”
Parlando della strage di Ustica, Amato ha ribadito: “L’ipotesi che mi è parsa la più accreditata è quella del missile scagliato per errore da un aereo francese. Ci sono altre ipotesi, che hanno i loro sostenitori e i loro argomenti. Ciò che mi interessa è: chi ancora è in condizione di farlo, dica la verità. Io non la so, ma altri la sanno. La Francia può dare un grande contributo al chiarimento. Macron contribuisca a fare chiarezza”. Nelle scorse settimane, in un’intervista a La Repubblica, l’ex presidente del Consiglio aveva dichiarato: “Era scattato un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gheddafi. Ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi”.
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Il tema migranti
Altro tema di cui si è parlato durante l’intervista è l’emergenza migranti. “Tutti i governi hanno il problema di governare l’immigrazione evitando di diventare bersagli dell’ostilità che nell’opinione pubblica c’è. Come fare a evitarla? La strada principale, secondo me, è quella di prendere atto che esistono gli immigrati aventi titolo all’asilo politico, perché sono cacciati dal loro Paese da qualcuno che li perseguita, ed esiste l’immigrato per ragioni economiche, cacciato dal proprio Paese dal fatto che non si trova più da mangiare”, ha detto Amato. “Noi – ha aggiunto – questa seconda categoria, negli anni della grande crisi economica, l’abbiamo cancellata - tra l’altro riducendo drasticamente i flussi richiesti dal mercato di lavoro - senza poi ripristinare un riconoscimento delle condizioni economiche come ragione che non mi mette tra gli immigrati illegali, ma mi mette tra coloro per i quali trovare una collocazione. Questo la Germania l’ha capito e prepara linguisticamente e al mercato del lavoro tutti i richiedenti”.
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Il dissenso sui Lep
Amato ha spiegato anche perché ha dato le dimissioni dal Comitato per l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni preliminari per l'Autonomia differenziata (Lep). “Prima di stabilire i livelli essenziali delle funzioni che verranno trasferite in più alle Regioni che le vorranno – ha detto – noi dobbiamo essere certi che i livelli essenziali di tutte le funzioni che vengono esercitate dal sistema regionale siano previsti e finanziariamente coperti. Se non è così, il rischio che dare nuove funzioni e finanziarle vada a carico dei livelli essenziali delle altre è elevato. Mettiamo a posto la cornice e il quadro ci va dentro. Non c’è stata obiezione, ma è stata una questione di tempo. Il tempo non bastava e l’operazione necessaria che noi avevamo proposto esigeva qualche mese in più. Il dissenso è nato su questo”.
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Il ricordo di Giorgio Napolitano
L’intervista ad Amato è iniziata con un ricordo del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Riguardo al suo discorso nel giorno dei funerali, Amato ha detto: “Il messaggio era far capire l’uomo. Come in lui quella cultura alta e ricca, tra politica, cinema, musica e arte, entrava nella sua stessa esperienza politica, nel lessico che usava. Nella lingua di Napolitano c’erano i romanzi e le poesie che leggeva. Il suo modo di esprimersi contribuiva alla sua autorevolezza”. “Altro punto importante – ha detto ancora Amato – è il modo in cui Napolitano aveva vissuto un momento storico. Altri comunisti lasciarono il partito, lui non lo fece. Perché? Glielo dobbiamo rimproverare? A distanza di 70 anni cosa conta di più? Che non abbia salvato la sua anima allontanandosi da un partito che era rimasto prigioniero dell’Unione Sovietica oppure che, consapevole del patrimonio umano che in quel partito c’era, lui pensò che bisognava impegnarsi per farlo traslocare nella democrazia? Ha dedicato buona parte della sua vita a questo”.
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“È una figura che rimarrà nella nostra storia”
Amato ha parlato anche dell’europeismo di Napolitano. Riguardo al fatto che Macron e Steinmeier, il presidente francese e tedesco, sono entrati insieme per rendere omaggio alla figura dell’ex capo di Stato italiano, Amato ha detto: “È un riconoscimento del ruolo che l’Italia di Napolitano seppe avere in un concerto europeo di cui era parte. È sempre difficile in Europa il rapporto con Francia e Germania, ma nei confronti di Napolitano c’era un atteggiamento dei due Paesi europei che lo vedono alla pari e tale lo consideravano”. Napolitano, ha detto ancora Amato, “è una figura che rimarrà nella nostra storia, non solo perché nel percorso di avvio verso la democrazia europea del suo vecchio partito fu l’antesignano e il protagonista, ma perché poi da politico delle istituzioni italiane ha sempre spinto l’Italia verso l’integrazione europea”.