
Governo Meloni, i dossier che agitano la maggioranza: dal Mes al caso Santanchè
Si prospettano giorni turbolenti per Palazzo Chigi: martedì potrebbe esserci una riunione dell’esecutivo per decidere una linea comune sul Mes, dove si registrano pareri molto discordanti, mentre mercoledì la premier terrà un discorso in Aula sulla guerra in Ucraina, tema sul quale la Lega comincia a smarcarsi. Due questioni alle quali si aggiunge la recente inchiesta giornalistica sulla ministra del Turismo, chiamata a riferire in Parlamento

Si preannunciano giorni complicati per il governo. Nei prossimi giorni si vedrà quale sarà l’exit strategy sul Mes per la maggioranza, che nei giorni scorsi ha disertato la riunione della commissione Affari Esteri della Camera facendo partire l'iter del testo del Pd con l'obiettivo in ogni caso di rinviare il voto nell'Aula previsto per il 30 giugno. Un vero e proprio percorso ad ostacoli, dove la via d'uscita va costruita per passaggi
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LE POSIZIONI DELLA MAGGIORANZA – Sul Mes i deputati della maggioranza stanno preparando gli emendamenti (il termine per la presentazione è fissato a mercoledì) per chiedere il cambio dello strumento. Una mossa tattica ma in ogni caso le posizioni sul tavolo restano le stesse: la Lega è per il no alla ratifica senza se e senza ma, FdI per il rinvio, FI cauta ma non chiude, i centristi sono per dire sì
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ESPRIMERSI DOPO L’ESTATE - Il partito di via Bellerio è perentorio: "Non ci muoviamo di un centimetro", fa sapere un senatore. Le forze che sostengono l'esecutivo dovranno trovare una posizione comune ma c'è agitazione, "l'attendismo - osserva una fonte parlamentare di FdI - non è sempre un bene". "Prima o poi dovremmo pronunciarci, anche se è meglio dopo...", accenna un altro dirigente di Fratelli d'Italia. Il piano è farlo dopo l'estate, perché la premier non intende anticipare i tempi
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IN VISTA DELLE EUROPEE – C’è infatti crescente consapevolezza in FdI che sarà uno snodo difficile che potrebbe complicare i piani della campagna elettorale per le Europee. "Perché non vorremo fossimo costretti a scegliere tra il pragmatismo nei confronti della Ue e le nostre convinzioni". Bruxelles sta osservando l'evolversi della situazione confidando in una posizione, riguardo la ratifica del Mes, più aperturista da parte della premier rispetto a quella del vicepremier Salvini
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MARTEDÌ GIORNO DECISIVO – Potrà essere martedì il momento dell'ulteriore confronto nell'esecutivo dopo quello dei giorni scorsi, quando alla notizia del rinvio della riunione del Consiglio dei ministri per gli "impegni personali" della premier - all'ordine del giorno c'erano le norme sulla ricostruzione e il ddl sulla sicurezza stradale voluto da Salvini - si è innescato un cortocircuito nella maggioranza. Creando ulteriori tensioni interne alla coalizione
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IL CASO SANTANCHÈ – Ad agitare la maggioranza c'è anche il caso della ministra del Turismo Daniela Santanchè, al centro dell’ultima puntata di “Report”. Senza però ulteriori risvolti giudiziari la linea della maggioranza è quella del no a processi sommari in piazza. Un punto sottolineato anche dalla Lega, con il capogruppo alla Camera Molinari che in ogni caso ha detto di attendere le sue parole quando verrà "in Parlamento a spiegare le sue ragioni". Una netta presa di distanza dalle parole dell'opposizione, che parlava di “governo allo sbando"

IL DISCORSO DI MELONI DI MERCOLEDÌ - Da qui all'estate ci saranno altri temi caldi sul tavolo, dalla giustizia alle riforme, dall'autonomia al ripristino delle province (dove si riscontra una frenata), dal fisco al tema del commissario per le zone alluvionate. Passaggio importante quello di mercoledì, quando la presidente del Consiglio Meloni, prima alla Camera e poi al Senato, andrà a riferire in vista del prossimo Consiglio Ue e aggiornerà i parlamentari sulla crisi in Ucraina

LA LEGA È ANCORA CON KIEV? - Finora le comunicazioni della premier sono filate lisce, con una sostanziale unità a difesa della linea del governo ribadita dalla premier anche alla presidente del Parlamento Ue, Metsola. Ma le tensioni di questi giorni, aggiunte ad un malessere interno crescente nella Lega sulla necessità di insistere maggiormente sulle vie diplomatiche per trovare una soluzione al conflitto, potrebbero far aumentare delle differenze di vedute nella maggioranza

LA SALDATURA PD-M5S – In un contesto del genere va registrato anche il mutamento del Pd, che nei fatti non sembra aver cambiato atteggiamento rispetto ai tempi del governo Draghi ma a parole annuncia novità. Il timore nel fronte di chi punta ad avere una fotografia di unità nell'appoggio, anche militare, a Kiev, è che i dem possano modificare la propria posizione, al netto dei distinguo interni, e saldare un asse con il Movimento 5 Stelle. "In questo modo si metterebbe in difficoltà l'esecutivo in Europa", dice un "big" della maggioranza
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