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Migranti, Meloni: “La nostra coscienza è a posto”. Il decreto arriva in Senato

Politica

"Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno perdite di vite", ha detto la premier. Intanto in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama è partito l’iter parlamentare del dl varato dal Cdm a Cutro. Il nodo riguarda l'eliminazione della protezione speciale per i vincoli familiari del richiedente asilo

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“Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno perdite di vite”. La premier Giorgia Meloni sta intervenendo alla Camera dei Deputati, in occasione del question time, sul tema dei migranti. “Bisogna investire sulle rotte legali, ed è esattamente il lavoro che sta facendo il governo. La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sugli scafisti possa dire lo stesso”. La presidente del Consiglio ha risposto all'interrogazione di Riccardo Magi, segretario di +Europa sul naufragio di un'imbarcazione carica di migranti al largo delle coste libiche. Intanto è partito oggi in commissione Affari costituzionali al Senato l'esame del nuovo decreto sui migranti, varato dal Consiglio dei ministri a Cutro, dove i lavori proseguiranno martedì 21 marzo. Occhi puntati in particolare su eventuali modifiche alle misure sulla protezione speciale umanitaria. Il nodo del decreto flussi riguarda l'eliminazione della protezione speciale per i vincoli familiari del richiedente asilo (LO SPECIALE MIGRANTI). L'articolo 7 del testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, voluto fortemente della Lega, è stato oggetto di una interlocuzione tra Quirinale e governo. Il Colle, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbe portato avanti una moral suasion nei confronti di Palazzo Chigi per ammorbidire la norma che cancella la possibilità di espellere una persona 'qualora esistano fondati motivi di ritenere che l'allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare’.

Meloni: “Naufragio in area Sar libica”

"Il tragico evento al quale gli interroganti fanno riferimento, si è svolto in area Sar di responsabilità della Libia e inizialmente coordinato dalle autorirà libiche, poi l'Italia ha iniziato il coordinamento su esplica richiesta della autorità della Libia dunque: non solo è intervenuta ma è intervenuta in acque non di sua competenza”, ha aggiunto la  premier Giorgia Meloni replicando in Aula alla Camera a una interrogazione di +Europa.

Meloni: “Onore Italia in discussione per fini politici”

Mi stupisce che "per fini politici si finisca per mettere in discussione l'onore e l'operato di persone che rischiano la vita tutti i giorni" per salvare vite umane e l'onore dell'Italia "che da sola affronta questo dramma offrendo strumento a chi vuole continuare a scaricare tutto su di noi”, ha poi detto la premier Giorgia Meloni replicando a Riccardo Magi. Interrogata sul naufragio avvenuto nella notte tra il 10 e l'11 marzo, la premier ha citato le parole Gianluca D'Agostino, capo della centrale operativa della Guardia costiera: "D'Agostino dice: dal punto di vista tecnico si può entrare in acque Sar libiche ma è l'autorità competente che deve operare, in questo caso la Libia. Quando abbiamo capito che non sarebbe intervenuta abbiamo assunto il coordiamento anche se sarebbe toccato a Malta. Le nostre unità Sar non potevano partire perché non avevano autonomia sufficiente per andare e tornare in sicurezza e le altre sarebbero sopraggiunte in 20 ore ma erano impegnate in altri soccorsi. L'unità militare più vicina era a 255 miglia e impegnata in attività operativa per questo è stato chiesto aiuto alle navi mercantili che nell'ultimo decennio sono state usate in centinaia di casi analoghi". Meloni, sempre citando D'Agostino, ha evidenziato che "tutte le norme sono state applicate: quelle che ci sono oggi ma anche quelle che c'erano ieri ma nessuno mi potrà mai costringere a non salvare una vita in mare, neanche un ministro, anche perché la responsabilità giuridica sarebbe mia".

Meloni: “Non ci pieghiamo a chi vuole mondo senza confini”

"Ribadisco che il governo non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare. L'azione del governo sarà al contrario incentrata al rispetto del diritto nazionale e internazionale mettendo fine alle anomalie che hanno caratterizzato l'approccio italiano al tema migratorio”, ha poi dichiarato Giorgia Meloni in Aula a Montecitorio rispondendo all'interrogazione di Pino Bicchielli. Il deputato del gruppo Noi Moderati ha chiesto alla premier quali siano le iniziative del governo per contrastare l'attività criminale dedita al traffico di migranti.

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Meloni: “Contrastare immigrazione illegale coinvolgendo Ue”

"Contrastare con fermezza l'immigrazione illegale e il traffico degli esseri umani. Tutelare chi ha diritto alla protezione internazionale e gestire in modo ordinato l'immigrazione legale attraverso i decreti flussi. Il tutto in un quadro di responsabilità che deve coinvolgere anche gli altri stati europei”, ha aggiunto Giorgia Meloni in Aula a Montecitorio rispondendo all'interrogazione di Pino Bicchielli. Il deputato del gruppo Noi Moderati ha chiesto alla premier quali siano le iniziative del governo per contrastare l'attività criminale dedita al traffico di migranti. "Per la prima volta la rotta del mediterraneo centrale è considerata questione prioritaria di interesse europeo, ed è stato grazie all'impulso di questo governo, ma non intendiamo accontentarci dei proclami. Chiederemo risposte immediate di sostegno in favore degli stati del nord Africa, Tunisia in testa. Noi vogliamo essere di impulso a tutta l'Europa per un nuovo rapporto con l'Africa : è questo quello che ho chiamato piano Mattei. Una strategia di cooperazione per garantire alle popolazioni africane il fondamentale diritto a non essere costrette a migrare".

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Possibili divergenze nella maggioranza

Tornando al dibattito sul decreto migranti del governo, una soluzione per una versione del testo meno dura, da realizzare in sede di conversione in legge, vedrebbe disponibili Fratelli d'Italia e Forza Italia, anche sulla base dei numeri: nel 2022 la norma, rinforzata dal governo Draghi, aveva permesso l'emersione dalla clandestinità di circa 10mila persone, numeri consistenti che ora tornerebbero a non avere possibilità di essere regolarizzati. La norma, la cui eliminazione è stata inserita all'ultimo momento nel testo del decreto, prevedeva che si tenesse conto 'della natura e della effettività dei vincoli familiari dell'interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale nonché dell'esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese'. La cancellazione della protezione speciale per i migranti era invece contenuta nella proposta di legge della Lega presentata alla Camera e poi ritirata.

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Cosa può succedere

Il rischio prospettato nei dubbi del Colle era che immigrati in attesa dell'esame sulla domanda di protezione internazionale rischiassero l'espulsione da un giorno all'altro. La Lega, secondo fonti parlamentari del partito, intende presentare emendamenti a largo raggio: ci saranno proposte di modifica che a fine gennaio erano state dichiarate inammissibili per estraneità di materia durante l'esame del dl Ong (c'era anche una stretta sui ricongiungimenti familiari e sulle procedure per la protezione internazionale dei rifugiati), nonché emendamenti in linea con la proposta di legge che il leghista Igor Iezzi ha presentato alla Camera per reintrodurre i decreti sicurezza. Alla luce anche dei dubbi del Quirinale, nonché del quadro europeo, fonti parlamentari di FdI osservano che difficilmente ci saranno modifiche in senso restrittivo, ferma restando la dialettica parlamentare, sia sul decreto si sulla proposta di legge della Lega. "La protezione speciale umanitaria è un tema molto delicato su cui è in corso una valutazione e un approfondimento da parte del governo", ha dichiarato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

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