
Il piano di Giorgia Meloni per il governo: criticità, scadenze e scelta dei ministri
La leader di FdI prova a definire la squadra di governo e avverte: nessun diktat. Tanto che sarebbe pronta anche ad andare con la sua lista dal capo dello Stato e poi presentarsi in Parlamento. Chi non condividerà le sue scelte potrà poi decidere come comportarsi

Quello che l’esecutivo di Giorgia Meloni si troverà ad affrontare quando entrerà in carica, sarà un periodo di grandi difficoltà: la guerra, il caro bollette e la gestione del Pnrr sono solo alcuni dei punti centrali su cui il governo dovrà porre l’attenzione. Ma qual è il piano della leader di FdI? E quali le prossime scadenze?
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Per i tempi di transizione fra il governo di Draghi e il suo, Meloni si affida al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, nei ragionamenti interni a FdI emerge come la cosa più opportuna per il bene del Paese sia che chi ha istruito tutti i dossier sulla crisi energetica vada a far valere la posizione italiana ai tavoli. e cioè al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre. Poi, toccherà al nuovo esecutivo proseguire
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Intanto continuano anche i ragionamenti sulla lista dei ministri che faranno parte del nuovo esecutivo. Alcuni nomi, come quello di Roberto Cingolani, che Meloni stima, potrebbero essere riconfermati. Non è un mistero che lei vorrebbe restasse al suo posto, ma lui avrebbe declinato l’invito. Altri nomi che potrebbero essere vicini alla nuova configurazione di governo sono quelli di Colao e di Guerini

Se non si troverà la quadra entro metà della prossima settimana, Meloni è pronta anche ad andare con la sua lista dal capo dello Stato e poi presentarsi in Parlamento. Chi non condividerà le scelte potrà decidere come comportarsi, ma lei non è disposta ad accettare diktat preventivi

Il nodo più complicato resta sicuramente quello del ruolo di Salvini, soprattutto in chiave Viminale. Per Meloni sarebbe meglio evitare la nomina a ministro dell’Interno, con il rischio che poi Mattarella la blocchi subito e che ci sia una partenza caratterizzata dalle tensioni sulle nomine

Per il Viminale (in foto) intanto emergono altri nomi, come quello di Giulia Buongiorno, o del prefetto Matteo Piantedosi. E per Salvini quindi cosa rimarrebbe? Si parla delle Infrastrutture, ma anche dell’Agricoltura. Un altro punto da chiarire è quello del Mef, mentre più sicurezze si avrebbe sugli Esteri (a Tajani) e sull’Università (a Bernini)

Non sarà invece accolta la richiesta di Berlusconi della Sanità per Licia Ronzulli. Ignazio La Russa sarebbe invece destinato alla presidenza del Senato, Urso e Crosetto a Difesa e Sviluppo Economico. Alla Giustizia invece si parla con sempre più insistenza di Carlo Nordio
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