
Cosa succede se Conte scatena la crisi di governo, gli scenari: Draghi bis o elezioni?
Giovedì al Senato ci sarà il voto finale sul decreto Aiuti, contestuale al voto di fiducia, mentre resta alta la tensione dentro al M5s: il partito guidato da Giuseppe Conte potrebbe decidere di abbandonare l’aula prima delle votazioni. Il gesto non avrebbe conseguenze sull’esito del voto ma aprirebbe una crisi nella maggioranza che potrebbe intaccare la tenuta del Governo. Ecco cosa potrebbe accadere

Giorni cruciali per il Governo Draghi: il voto su fiducia e decreto Aiuti previsto questa settimana al Senato potrebbe vedere l’astensione dei senatori M5s, che non escludono di lasciare l’aula prima della votazione. Un’azione simile non impedirebbe alla maggioranza di votare la fiducia al Governo, ma potrebbe significare una spaccatura importante e forse irreversibile per l’esecutivo
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Molti pentastellati protendono per lo strappo. Conte nei giorni scorsi ha consegnato a Draghi una lista di richieste per mantenere l’appoggio M5s al Governo, dall’ampliamento del reddito di cittadinanza al superbonus edilizio, e ha avvertito: “Subito cambio di passo o ce ne andiamo”
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Alcuni parlamentari Pd stanno lavorando per ricucire lo strappo, ma se davvero il M5s non dovesse votare la fiducia la tenuta del Governo potrebbe essere a rischio: “Senza i 5 Stelle questo esecutivo non esiste”, ha detto Draghi. Eppure anche con un passaggio del M5s all’opposizione (o all’appoggio esterno, come si è vociferato) i numeri per un Draghi-bis ci sarebbero e la maggioranza, seppur meno ampia, sarebbe garantita in entrambe le aule
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Le parole di Draghi potrebbero quindi essere un modo per cercare di responsabilizzare il M5s e togliere a Conte ogni alibi sulla rottura. Se i Cinque stelle dovessero rompere “dovranno assumersi la responsabilità di lasciare il Paese senza governo in un momento simile”
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A escludere un Draghi-bis (con eventuale rimpasto nella squadra di Governo) sono anche gli altri partiti della maggioranza, Pd e Fi in testa: il ministro della Cultura Dario Franceschini aveva avvertito per primo il M5s sul fatto che “con la rottura ci sarà la fine del Governo e sarà impossibile andare insieme alle elezioni”. Anche per il cordinatore di Fi Antonio Tajani un Governo Draghi senza Cinque stelle “sarebbe molto difficile”
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Se lo strappo dovesse realmente avvenire, in mancanza di una nuova maggioranza il presidente Draghi salirebbe al Colle, per incontrare il presidente della Repubblica e rassegnare le dimissioni. A quel punto, la palla passerebbe in mano al presidente Mattarella, che avrebbe due strade: sciogliere le camere e indire elezioni anticipate oppure assegnare l’esecutivo nelle mani di un traghettatore fino alla naturale conclusione della legislatura
Mattarella in Zambia: "La pandemia impone nuova cooperazione"Se davvero si andasse verso le elezioni anticipate, nel 2022 queste non potrebbero avvenire più in là di settembre, per permettere al nuovo parlamento di votare entro fine anno la legge di Bilancio. Andare alle urne prima del tempo potrebbe convenire ai partiti attualmente in testa ai sondaggi (PD e Fdi su tutti) ma aprirebbe un acceso dibattito sulla legge elettorale, che molte forze politiche vorrebbero cambiare prima del voto

Diversamente, le nuove elezioni potrebbero essere indette a febbraio o a marzo 2023, anticipandole quindi di pochi mesi rispetto a quelle in programma per la fine della legislatura. Ma chi rimarrebbe in carica al Governo fino ad allora?

Draghi potrebbe restare in carica per gli affari correnti: è difficile immaginare il premier rifiutare una eventuale richiesta di Mattarella di restare e mettere a repentaglio la stabilità del Paese in un momento complesso come questo. Oppure il presidente della Repubblica potrebbe decidere di affidare l’incarico a un’altra personalità di "alto profilo" con il solo compito di approvare la legge di Bilancio e portare il Paese alle urne

Una figura del genere potrebbe essere il ministro dell’Economia Daniele Franco. Ma un nuovo governo tecnico, anche se per pochi mesi, sembra non convincere tutti: Matteo Salvini si è già espresso contro questa eventualità, dal momento che “mancano solo 240 giorni al voto che vedrà la vittoria del centrodestra”. Intanto anche il leader del Carroccio sta valutando la sua permanenza nella maggioranza e ha presentato una lista di richieste a Draghi

Infine, nel complesso scacchiere della politica italiana, c’è un’ultima possibilità sull’esito di questa crisi annunciata: cioè che non si verifichi affatto. Il M5s potrebbe infatti decidere di rinunciare allo strappo e trovare l’accordo con Draghi votando la fiducia al decreto Aiuti al Senato