Draghi al Quirinale da Mattarella. Dl Aiuti, ok alla Camera: M5S non partecipa a voto

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I pentastellati non hanno preso parte alla votazione finale a Montecitorio. La vera partita si giocherà però a Palazzo Madama, dove i voti sulla fiducia e sul testo sono unificati. I pentastellati valutano di uscire dall’Aula: i numeri sarebbero comunque assicurati, ma resterebbe per l’esecutivo un nodo politico non indifferente. In serata colloquio di oltre un'ora tra il premier e il presidente della Repubblica

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Via libera dell'Aula della Camera al dl Aiuti. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 266 voti a favore e 47 contrari. Non ha partecipato alla votazione finale il MoVimento Cinque Stelle, come annunciato in Aula dal capogruppo Davide Crippa. La giornata decisiva per il provvedimento sarà però al Senato dove - a differenza di Montecitorio - il voto sulla fiducia e sul provvedimento sono unificati, con i pentastellati che valutano concretamente di uscire dall'Aula mettendo a verbale il loro “non voto”. Una scelta delicata, non indifferente per la tenuta del governo, tanto che una nuova riunione per decidere il da farsi potrebbe tenersi nell'imminenza del voto finale. Se il M5S, come ha fatto oggi alla Camera, uscirà dall'emiciclo anche a Palazzo Madama, i numeri per la fiducia sono comunque assicurati, ma resterebbe il nodo politico. E anche dalla Lega il leader Matteo Salvini rincara: "Da domani in avanti noi voteremo solo e soltanto quello che serve all'Italia e agli italiani, il resto lo lasciamo votare a Pd e M5S". Intanto, in serata il premier Draghi è giunto al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è durato oltre un'ora.

Cosa potrebbe accadere

L’ipotesi di un’astensione al Senato del M5S circola da giorni, come confermato anche dal ministro Stefano Patuanelli: "Vediamo, non lo escludo, bisogna vedere quale sarà il ragionamento politico con Draghi". Il Movimento attende un segnale dal presidente del Consiglio sulle nove priorità illustrate da Giuseppe Conte. Qualcosa potrebbe muoversi con la riunione di Draghi con i sindacati prevista per martedì, in cui si dovrebbero cominciare a sviscerare diversi temi di peso, non indifferenti per i 5 stelle: dai minimi salariali al taglio del cuneo fiscale. Un suggerimento che nelle ultime ore alcuni democratici avrebbero recapitato a Conte è votare la fiducia al Senato, mettendo a verbale con una dichiarazione di voto le contrarietà sui contenuti. Poi, l'accoglimento delle nove richieste fatte a Draghi potrebbe essere soppesato, più concretamente, nella Nadef di settembre. Alla schiera dei pontieri, al Pd si è unito anche LeU con la senatrice e capogruppo Loredana De Petris che offre una sponda sul documento consegnato al premier dal suo predecessore: "I punti chiave segnalati dal M5S nella lettera a Draghi non sono bandiere identitarie o bizze. Sono le urgenze effettive di questo Paese. Nodi che vanno affrontati e sciolti". Secondo FdI, giovedì a Palazzo Madama "non accadrà nulla. Alla fine il governo andrà avanti più ammaccato di prima". Per +Europa invece "le parole di Patuanelli sono pesanti. Conte tira troppo la corda".

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Salvini: “Votiamo solo quello che serve all’Italia”

Segnali tutt’altro che distensivi intanto arrivano anche dal segretario della Lega Matteo Salvini, in aperto disaccordo con alcuni provvedimenti come ius scholae e cannabis: "Da domani (oggi, ndr) in avanti noi voteremo solo e soltanto quello che serve all'Italia e agli italiani, il resto lo lasciamo votare a Pd e M5S. Se questo coincide col governo bene, se no è un problema del governo, mica un problema mio". Poi ha aggiunto: "Si vota fra 240 giorni, non cambia la legge elettorale e vince il centrodestra a guida Lega. In questi 240 giorni però dovremo dare battaglia" su temi come la legge Fornero, che non deve tornare in vigore. "Io dico che fra otto mesi si vota - ha proseguito Salvini - perché ho sentito che a Roma qualcuno usando cavilli e burocrazia vorrebbe votare non a marzo ma ad aprile, a maggio, a giugno. No amici miei, il popolo ha portato anche troppa pazienza. Il primo giorno utile bisogna votare. Noi saremo pronti e il Paese lo prendiamo per mano".

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Berlusconi a Draghi: " Serve verifica di maggioranza"

"Chiediamo al presidente Mario Draghi di sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria e di prendere atto della situazione che si è creata - dice il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in una nota - Così come siamo stati responsabili nel far nascere il governo Draghi, altrettanto lo saremo nell'ultimo scorcio di legislatura. Ecco perché chiediamo che ci sia una verifica della maggioranza al fine di comprendere quali forze politiche intendano sostenere il governo, non a fasi alterne e per tornaconti elettorali, ma per fare le riforme e tutelare gli interessi degli italiani".

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