Continuano le fibrillazioni nell'esecutivo. L'ultima scossa arriva dal leader della Lega: "Si vota fra 240 giorni, non cambia la legge elettorale e vince il centrodestra a guida Lega". Nei 5s cresce la fronda contro quelli che vorrebbero lasciare l’esecutivo. Il Pd prova a trovare una soluzione e propone di lavorare sui temi, "dando risposte sui salari e sul welfare"
Nella maggioranza di governo sale la tensione. "Da domani in avanti noi voteremo solo e soltanto quello che serve all'Italia e agli italiani, il resto lo lasciamo votare a Pd e M5S": questo l'attacco del segretario della Lega Matteo Salvini durante la festa del partito a Adro, nel Bresciano. La domanda "state dentro, state fuori è mal posta", dice Salvini. "Se questo coincide col governo bene, se no è un problema del governo, mica un problema mio", aggiunge. E conclude: "Si vota fra 240 giorni (VIDEO), non cambia la legge elettorale e vince il centrodestra a guida Lega".
Intanto prosegue il pressing sui Cinque Stelle perché non diano seguito alle minacce di crisi. In tanti, predicano cautela e proprio un ex 5s come il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha lanciato un appello: “Staccare la spina al governo sarebbe da irresponsabili”. Nel Movimento sale la tensione in vista del voto di fiducia al Senato sul DL Aiuti, mente il Pd tende una mano ai pentastellati che - consegnato il documento con le loro nove priorità al premier Mario Draghi - hanno un piede dentro e uno fuori dall'esecutivo. Basta con i politicismi, è il messaggio dei dem, che indicano una via concreta per uscire dall'impasse: lavorare sui temi, "dando risposte sui salari e sul welfare". Per il vicesegretario del Partito Democratico, Peppe Provenzano, è questa la chiave di volta: sia durante questa esperienza di governo, sia per le future alleanze: "La grande sfida per i progressisti è dare risposte ora sui salari e sul welfare al governo, e con una proposta di radicale cambiamento per vincere le elezioni". La consonanza con le proposte portate da Giuseppe Conte a Palazzo Chigi è evidente ed è su questo che si lavorerà nei prossimi giorni per arrivare ad un punto di sintesi. "Penso che il M5S non romperà. Sta ponendo dei temi che devono essere oggetto di un confronto politico", dice il responsabile enti locali del Pd, Francesco Boccia.
Le tensioni nel “campo largo”
Nel centrosinistra c’è anche chi la pensa diversamente. L'ex segretario Pd Nicola Zingaretti - che nel 'campo largo' del Lazio ha aperto tra i primi ai pentastellati in maggioranza - si dice d'accordo con Dario Franceschini, quando sostiene che se il M5s fa cadere il governo salta anche l'alleanza e prende atto che Conte non è più punto di riferimento per i progressisti.
Palazzo Chigi al lavoro
Intanto, Palazzo Chigi lavora su quelli che saranno due temi portanti della prossima settimana: sociale e lavoro. Il premier sta preparando l'atteso incontro con i sindacati di martedì, dove si potrebbe parlare di rinnovo dei contratti, taglio del cuneo fiscale e anche della proposta a cui sta lavorando il ministro Andrea Orlando sui minimi salariali, per il contrasto al lavoro povero. Questioni e appuntamenti già programmati da tempo, ma che potrebbero offrire un'importante sponda anche a Conte, si osserva in ambienti parlamentari.
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Cosa farà il M5s?
Il leader del M5s, stretto tra la responsabilità di un addio traumatico all'esecutivo e le fortissime spinte centrifughe nel suo partito, è in attesa di un segnale. I pontieri sono al lavoro per favorire il dialogo a tutti i livelli. Ma la strada è stretta e la prossima settimana sarà decisiva, in particolare per l'approdo del dl aiuti al Senato, dove - a differenza della Camera - voto sulla fiducia e sul provvedimento sono unificati. Per ora l'orientamento prevalente tra i pentastellati, a Palazzo Madama più agguerriti che mai, è quello di abbandonare l'Aula. Ma tale atteggiamento, un escamotage per non sfiduciare formalmente il governo, apparirebbe come una sfiducia di fatto a Draghi, si ragiona in ambienti parlamentari. Le prossime giornate saranno decisive per inclinare il piano verso la crisi o la ricomposizione. Nonostante la linea dura sia prevalente, non tutti i 5 stelle sarebbero pronti all'addio. Uno strappo, secondo i calcoli degli ex compagni di squadra di Ipf porterebbe un'altra quindicina di parlamentari dalla parte di Di Maio. Nell'attesa di un punto di svolta, Rocco Casalino smentisce di aver mostrato un comunicato che già annunciava l'uscita del M5s dal governo. A complicare la vita della maggioranza di certo sono anche le proposte su cannabis e ius scholae, che vedono uniti a supporto Partito Democratico e Movimento e contrari Lega e FI.
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Toti apre cantiere centro
Intanto anche al centro si muove qualcosa. Forte di un incoraggiante base territoriale in diverse regioni italiane, Giovanni Toti tenta il salto dalla Ligura alla dimensione nazionale, lanciando Italia al Centro, movimento che aspira a scardinare l'attuale bipolarismo. Alla prima convention nazionale del nuovo partito sono intervenuti alcuni possibili partner o contendenti di questa operazione da Calenda a Mastella. Toti ha radunato a Roma non solo i 12 parlamentari che fanno riferimento a lui, ma anche i 16 amministratori regionali, i 42 sindaci e gli oltre 600 amministratori territoriali che Italia al Centro esprime. Un punto di forza per un neonato partito, il cui leader ambisce al salto di qualità. "Le attuali coalizioni - dice - non esistono più, sono solo cooperative elettorali. L'attuale sistema politico è finito". Per questo serve una nuova legge elettorale che prenda atto di questa nuova fase e la fotografi con un proporzionale con sbarramento”.
La mossa di Berlusconi
Intanto Silvio Berlusconi ha scelto il giorno della convention del suo ex consigliere politico per una seconda discesa in campo. In un breve video di cinque minuti descrive "l'Italia che sogno", dove regna la libertà, la flat tax al 25%, la famiglia naturale, il garantismo, l'europeismo e l'atlantismo. "Questo è il mio sogno, è il sogno di Forza Italia: se questo è anche il vostro sogno aiutatemi a realizzarlo”. Suggestioni che preoccupano fino a un certo punto Toti, convinto che le forze si aggregheranno sul progetto del Terzo Polo a partire da temi concreti (energie, transizione ecologica, politiche industriali, semplificazioni). "Oggi c'è chi dice 'il centro è nostro' ma io dico che il centro è di tutti o diventa un centrino", ha detto Toti. Ma l’idea di Berlusconi sembra essere quella di non lasciare spazio al centro, bloccando qualsiasi operazione terzista.