Il governo e le opposizioni non hanno trovato un accordo al fotofinish per la nomina dei 4 nuovi giudici della Corte Costituzionale. Il Parlamento in seduta comune ha registrato 377 schede bianche e 15 schede nulle
Nuova fumata nera nella votazione del Parlamento in seduta comune per l'elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale. Governo e opposizioni hanno provato a chiudere un accordo al fotofinish, ma alla fine è andata male: 377 schede bianche e 15 schede nulle. Già nelle ore precedenti al voto era emerso che quella delle schede bianche fosse l'indicazione arrivata sia ai senatori di maggioranza che ai parlamentari di opposizione. Sarà adesso inevitabile il ricorso a un nuovo scrutinio. Su questa lunga querelle non sono mancati i richiami del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L'urgenza è legata anche alla necessità di ricostituire il plenum della Consulta entro lunedì, quando si riunirà in camera di consiglio sull'ammissibilità dei referendum sull'Autonomia.
Ancora nessun accordo
Nelle scorse ore si erano intensificati i contatti fra maggioranza e opposizioni per definire i quattro candidati su cui far convergere almeno i 363 voti richiesti (3/5 dei parlamentari), per cui è inevitabile un accordo bipartisan. Alla vigilia dello scrutinio, il tema è stato affrontato a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi in uno dei frequenti vertici del lunedì dei leader della coalizione di governo. Non è esclusa una riconvocazione del Parlamento a breve, si pensa già giovedì.
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I nomi che circolano
Il primo nome in quota centrodestra non è in discussione, Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni. E viene dato per blindato anche quello proposto dalle opposizioni, il costituzionalista Massimo Luciani. Resta però il margine di incertezza sull'ennesimo tentativo del Parlamento di riempire i seggi vacanti. Perché all'interno di Forza Italia, a cui spetta indicare il secondo nome in quota maggioranza, ci sono spinte contrastanti, per il senatore Pier Antonio Zanettin e per l'avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli. O in alternativa il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. Dubbi che si ripercuotono sull'individuazione del quarto candidato, il cosiddetto tecnico, figura super partes condivisa.
La casella “tecnica”
Quello di Gabriella Palmieri Sandulli è un profilo che viene considerato anche tra i papabili per la casella di tecnico, anche se gli alleati di centrodestra hanno sollevato perplessità, e complessivamente la tributarista Valeria Mastroiacovo avrebbe più chance di sostegno bipartisan. L'idea di proporre Sandulli in quota FI guarda anche a uno scenario più ampio. C'è poi l'ipotesi di proporre alle opposizioni di convergere su un tecnico più vicino all'area di centrosinistra come Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Mario Draghi, e prima con ruoli nei governi Letta, Monti e Prodi. L'idea di chi mette questa carta sul tavolo (di fatto garantire alle opposizioni due nomine su quattro, anziché una sola più una condivisa) è di provare a chiudere senza forzature la partita sulla Consulta.