L’aumento della spesa per le armi divide la maggioranza e i partiti: le posizioni
Il premier Mario Draghi insiste sulla necessità di incrementare al 2% del Pil i fondi per la difesa, ma è un terreno sempre più scivoloso per la maggioranza. Si dividono M5S e Pd. In caso di "voto sull'aumento delle spese militari" quello dei 5S "sarebbe contrario", ribadisce Conte. Fredda sull’aumento della spesa per le armi anche la Lega
In Italia - mentre in Ucraina prosegue la guerra russa - si continua a discutere sulla spesa per le armi, un tema che divide anche la maggioranza. Ecco le principali posizioni
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Il premier Mario Draghi, nonostante le fibrillazioni crescenti nella maggioranza, insiste sulla necessità di incrementare al 2% del Pil i fondi per la difesa. L'impegno "è fondamentale per l'integrazione politica, perché la garanzia di una difesa europea è la garanzia che non ci faremo più la guerra", ha detto ai partiti
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Il presidente del Consiglio ha bacchettato i partiti anche sui tentennamenti nelle prese di distanza dalla Russia di Putin. "La politica oggi deve parlare del presente e del domani e in questo momento l'unica cosa che secondo me può fare una politica che vuole bene al Paese, che vuole la pace, è stare unita" e seguire "la posizione degli alleati". Quindi ora “nessuna recriminazione", perché il Paese deve guardare avanti: “I conti si fanno con la coscienza e anche con il proprio elettorato. Ma non ora"
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L'adeguamento sulle spese per la difesa che chiede il premier è un terreno sempre più scivoloso per la maggioranza. I partiti di governo, in vista della discussione in Aula al Senato del decreto Ucraina, hanno deciso che per il momento è meglio non affrontare direttamente la questione: per ora gli ordini del giorno annunciati dai partiti della maggioranza spaziano dall'accoglienza ai profughi, alle tutele per minori che scappano dalla guerra o per gli italiani che vivono o lavorano in Russia
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Fratelli d'Italia, invece, ha depositato un ordine del giorno al Senato in cui chiede il rispetto di quanto già votato alla Camera, con l'impegno del governo a spendere per la Difesa fino al 2% del Pil. Sulle spese militari è il governo a essere d'accordo con noi, ha detto Giorgia Meloni
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Non sembra compatto il M5S, che alla fine ha deciso di non presentare un suo ordine del giorno in cui si chiedeva di destinare risorse prioritariamente alla soluzione delle emergenze degli italiani e non agli armamenti. Il leader Giuseppe Conte ha detto che, in caso di "voto sull'aumento delle spese militari", quello dei 5S "sarebbe contrario". Anche se ciò dovesse minare la stabilità del governo: "Ognuno farà le sue scelte – ha precisato – con che faccia, con questo caro-bollette e caro-benzina diciamo ai cittadini che ora bisogna dedicarsi alle spese militari?"
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"Se ci sarà un ordine del giorno sull'aumento della spesa voteremo contro. E comunque non penso che qualcuno possa mettere in dubbio il governo perché una forza politica dice aiutiamo prima gli italiani", ha frenato, sempre dal Movimento 5 Stelle, Danilo Toninelli. Dall’altra parte, all’interno del Movimento c’è la fronda - guidata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio (in foto con Draghi) - che chiede di non andare contro Draghi
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“Con Renzi le spese militari scendevano, con Conte salivano. Però da buon populista demagogo adesso Conte minaccia di far cadere il governo se si mantengono gli impegni della Nato", ha attaccato il presidente di IV Ettore Rosato, commentando i dati sulle spese militari affrontate in questi anni dai governi italiani
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"Sull'aumento delle risorse anche la Commissione Difesa, presieduta da un 5 Stelle, aveva dato l'ok perché è un percorso che Conte aveva confermato", ha fatto notare un deputato. Mentre un senatore ha ricordato anche l'ok dato dal M5S sulla Bussola strategica
Come nel M5S, anche nel Pd non mancano distinguo e obiezioni sul tema armi. In via ufficiale, però, il partito e il segretario Enrico Letta (in foto) sono con Draghi e con il ministro dem Lorenzo Guerini
Fredda sull’aumento della spesa per le armi la Lega. "Io stento ad applaudire quando si parla di armi, non sono mai la soluzione", ha detto Matteo Salvini nei giorni scorsi dopo l’intervento di Draghi in Parlamento
Contro l’aumento della spesa per le armi si schiera Sinistra Italiana. "L' aumento delle spese militari al 2% non c'entra nulla con la tragedia della guerra in Ucraina", ha attaccato Nicola Fratoianni, che si è detto scandalizzato per il silenzio calato sul monito lanciato dal Papa
Nei giorni scorsi, il Pontefice ha tuonato: "Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2% del Pil per l'acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi! La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un'altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, e di impostare le relazioni internazionali"