M5s a rischio scissione? Una decina di parlamentari verso il no a Draghi
Dopo il via libera a Draghi della base su Rousseau, l'addio di Di Battista riapre la possibilità di una spaccatura nel Movimento. La fronda ribelle conta su 30-40 tra deputati e senatori, ma soltanto una decina sarebbe pronta a votare contro la fiducia al nuovo esecutivo. Intanto alcuni dei big potrebbero sfilarsi dalla corsa all'organo collegiale che dovrà guidare il M5s
L'addio di Alessandro Di Battista al M5s, dopo il via libera su Rousseau a partecipare al governo Draghi, potrebbe cambiare le carte in tavola e riaprire il rischio scissione nel Movimento. Ci sarebbero diversi parlamentari pronti a votare no alla fiducia al nuovo esecutivo
"Da tempo non sono d’accordo con le decisioni del Movimento 5 Stelle e ora non posso che farmi da parte", ha annunciato Di Battista in un video su Facebook. A votare sì al governo Draghi su Rousseau è stato il 59% dei votanti (44.177 su 74.537 che hanno espresso la loro preferenza)
L'addio di Di Battista ha gettato scompiglio tra i parlamentari del Movimento, riaprendo così la spaccatura tra "governisti" e "ortodossi"
Una possibilità è che ci sia una piccola scissione ma senza una grossa spaccatura: la fronda di ribelli conta su 40 esponenti tra senatori e deputati, ma soltanto una decina di parlamentari sarebbero pronti a votare no alla fiducia e a lasciare il gruppo M5s
Crisi di governo, gli aggiornamenti in diretta
Qualche parlamentare ha già annunciato che non voterà la fiducia al governo: il senatore Mattia Crucioli è uno di questi
M5s a rischio scissione dopo il sì a Draghi. VIDEO
Anche il deputato Pino Cabras ha detto che voterà no al governo Draghi
Un'altra possibilità è che l’ala "ribelle" del Movimento possa sfilarsi dalla corsa all’organo collegiale che dovrà guidare il M5s. Di questa può far parte il senatore e Presidente della Commissione antimafia Nicola Morra
Anche l'ex ministra Barbara Lezzi potrebbe lasciare la corsa per la guida del Movimento pur restando tra le sue fila
Incertezza su quello che farà il senatore Emanuele Dessì, apparso molto critico, che ha spiegato di aver votato no nella consultazione su Rousseau: "Una brutta pagina per la democrazia", ha detto. "Sono un convinto governista ma non a tutti i costi"
Potrebbe restare in corsa per la guida del Movimento invece Danilo Toninelli. L’ex ministro ha difeso le ragioni del no ma ha commentato: "Il voto va rispettato"
L’ala ribelle ormai conterebbe circa 10-15 senatori e 20-25 deputati. A pesare, però, è soprattutto il 40% di no della base su Rousseau, che spinge i ribelli a mantenere le barricate