Il premier nella riunione di ieri ha chiarito che la responsabilità di un rientro in sicurezza non è soltanto di Azzolina, titolare dell’Istruzione, ma di tutti i dicasteri coinvolti. Non in discussione la data del 14 settembre, ma diversi i nodi ancora da sciogliere
Nonostante il vertice di governo sulla scuola di ieri pomeriggio, convocato dal premier Giuseppe Conte, il ritorno degli studenti negli istituti resta un grande punto interrogativo. Gli spazi nelle aule, i banchi monoposto, il trasporto. A tre settimane dal suono della campanella - la data del 14 settembre non dovrebbe essere in discussione secondo Palazzo Chigi - sono tanti ancora i nodi legati alle misure da adottare per contrastare il contagio da coronavirus (AGGIORNAMENTI - SPECIALE).
Conte: “La responsabilità non è solo della ministra Azzolina”
Conte ha chiamato alla riunione non solo la ministra dell’Istruzione Azzolina, ma anche i titolari della Sanità Roberto Speranza, dei Trasporti Paola De Micheli, degli Affari Regionali Francesco Boccia, oltre ad Angelo Borrelli, capo della Protezione civile e il commissario per la scuola Domenico Arcuri. Secondo quanto scrive il Corriere, il premier ha chiesto a tutti conto nel dettaglio della situazione e ha assegnato a ciascuno una quota parte di oneri, chiarendo che “la responsabilità è di tutti”, non solo della ministra Azzolina.
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I banchi monoposto e le mascherine
Durante il vertice Conte ha chiesto al commissario Arcuri rassicurazioni sull’effettiva consegna dei nuovi banchi, già arrivati ieri in alcune scuole romane, e sugli 11 milioni di mascherine al giorno che potrebbero servire per gli alunni che dovranno restare in classe a una distanza inferiore a un metro. Proprio la questione degli spazi nelle scuole rimane ancora aperta.
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L'incognita Regioni
A preoccupare Conte, è anche il rischio che le Regioni vadano un’altra volta in ordine sparso. Come ha già fatto per esempio il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che ha deciso di acquistare termoscanner da assegnare agli istituti scolastici per fare in modo che la temperatura venga misurata agli alunni all'ingresso degli stessi istituti. Si comincerà dalle secondarie superiori.
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Mancano i kit per i test sierologici
E mentre ieri sono partiti in tutta Italia i test sierologici per il personale della scuola, in molte regioni mancherebbero i kit per i medici di famiglia, che avrebbero dovuto somministrarli. Inoltre, alcuni sindacati medici chiedono che i test vengano effettuati nelle scuole e nelle Asl ma non negli ambulatori dei medici di famiglia, sia per una questione di sicurezza degli altri pazienti, sia per i costi di smaltimento del materiale utilizzato e infine per i costi delle sanificazione nel caso emergessero eventuali positivi.
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Il rebus della distanza sugli scuolabus
Sempre ieri sono rimaste inoltre deluse le aspettative delle Regioni che speravano in una deroga al metro di distanza sui mezzi di trasporto: il Comitato tecnico scientifico ha ribadito che, anche con la mascherina, la distanza di almeno 1 metro tra gli occupanti del mezzo pubblico dovrà esserci e se si pensa all'utilizzo di separatori, la soluzione non sarà disponibile a breve e non potrà applicarsi a metro e bus. E pure l'idea di differenziare gli orari scolastici, "non può essere la soluzione", spiega il coordinatore degli assessori regionali ai Trasporti, Fulvio Bonavitacola. "Le Regioni - aggiunge - avevano da tempo sollecitato una strategia nazionale a riguardo”. Insomma, come i ragazzi raggiungeranno le scuole rimane un altro rebus non di poco conto.