Migranti, vertici militari contro direttiva Salvini. Lui: “Non mi risulta”

Politica

Il vicepremier torna sulla direttiva “Mare Jonio” che, secondo fonti della Difesa, avrebbe generato polemiche: “Il porto lo assegna il ministro dell'Interno, può piacere o no”. E sul presunto malcontento: “Mi si citi nome e cognome di un generale che mi ha criticato"

Il tema dei migranti, sulla scia delle dichiarazioni del premier libico al-Serraj, continua a dividere il governo giallo-verde, con il vicepremier Matteo Salvini che non arretra dopo le polemiche di ieri con la Difesa sulla direttiva riguardante la Mare Jonio: “Il porto lo assegna il ministro dell'Interno, può piacere o no, gli italiani mi pagano per difenderli e questo sto facendo". Ma esclude contrasti con i vertici militari: “Non mi risulta nessun tipo di irritazione di nessun vertice. Mi si citi nome e cognome di un generale che mi ha criticato. Si dice, pare, sembra... per questo non leggo i giornali". Poi la replica al collega Luigi Di Maio, che aveva detto che migliaia di migranti non si fermano con le direttive: "Vedo i numeri e i numeri dicono il contrario - ha detto il leader della Lega - Il numero degli sbarchi, delle partenze e fortunatamente dei morti e dei dispersi dicono che stiamo gestendo bene il tema immigrazione". (TIME: SALVINI TRA I 100 PERSONNAGGI PIÙ INFLUENTI AL MONDO)

Salvini: il rischio di infiltrazioni terroristiche è una certezza

Salvini è quindi tornato sulla questione della direttiva che dà indicazioni alle forze di polizia e ai capi di Marina e Guardia costiera di "vigilare" affinché il comandante e la proprietà della "Mare Jonio" - la nave di Mediterranea Saving Humans salpata domenica scorsa da Marsala - "non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa nazionale ed internazionale in materia di soccorso in mare, di immigrazione, nonché con le istruzioni di coordinamento delle competenti autorità". Ovvero: l’obiettivo è impedire che la Mare Jonio possa soccorrere migranti, tra i quali potrebbero nascondersi presunti terroristi secondo il Viminale, e sbarcarli in Italia. "Il ministro dell'Interno è l'autorità nazionale di pubblica sicurezza e deve autorizzare lo sbarco. Ho tutta l'autorità di decidere”, ha ribadito Salvini, aggiungendo che "il problema è che in Libia ci sono migliaia di terroristi islamici: il rischio di infiltrazioni sui barchini è una certezza. Per questo devo ribadire che in Italia non si sbarca. Non si arriva senza permesso".

Le tensioni sulla direttiva

Nonostante Salvini smentisca i contrasti con i vertici militari, ieri la direttiva sulla “Mare Jonio” ha creato qualche tensione, principalmente per il fatto che il ministero dell'Interno l’abbia indirizzata oltre che ai vertici di Polizia, Guardia Di Finanza e Carabinieri, anche al capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e al capo di Stato maggiore della Marina, Walter Girardelli. Uno "sconfinamento" inaccettabile, secondo fonti della Difesa. Inoltre, fonti del ministero hanno spiegato che la direttiva supera "una linea rossa", si sono dette "scioccate" e hanno definito il documento come degno di un "regime". Rimane anche costante la tensione politica tra M5S e Lega sulla linea da tenere sui porti, con il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio ormai decisi a mantenere una posizione di "responsabilità" rispetto alla Libia, un Paese in guerra (UN PAESE SPACCATO IN DUE). Una linea, quindi, distinta da quella dei "porti chiusi" di matrice leghista. Ma già ieri sera, a chi chiedeva di eventuali ingerenze della ministra della Difesa Elisabetta Trenta, fonti del Viminale avevano replicato: "È la legge che stabilisce che le navi della Marina possono essere utilizzate per concorrere alle attività di polizia in mare".

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