Il premier libico chiede alla comunità internazionale di intervenire al più presto. Salvini: "Chi parte dalla Libia non è un rifugiato". Oms: almeno 147 morti dall'inizio dell'offensiva. Tajani: "Basta scontro Italia-Francia, ora accordo"
"Fate presto", il peggioramento della situazione in Libia potrebbe spingere "800mila migranti e libici a invadere l'Italia e l'Europa". Lo sostiene il premier libico Fayez al-Serraj, aggiungendo che in questo alto numero di persone ci sono anche “criminali e soprattutto jihadisti legati a Isis”. In due interviste, al Corriere della Sera e a La Repubblica, Serraj ringrazia inoltre l'Italia per la sua mediazione e per il suo sostegno per la pace in Libia (UN PAESE SPACCATO IN DUE). "Auspichiamo un cessate il fuoco immediato e il ritiro delle forze dell'Lna" che fanno capo ad Haftar, ha dichiarato intanto il premier Giuseppe Conte. Prosegue però lo scontro all'interno del governo italiano, con la ministro Trenta che parla di accogliere "i rifugiati libici" e il vicepremier Salvini che replica: "I porti italiani restano chiusi, chiunque parta dalla Libia, a differenza di come sembra stia ipotizzando qualche ministro, non può essere ritenuto un rifugiato, non con me ministro del'interno". Mentre il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha lanciato un appello perché finisca lo scontro tra Italia e Francia e si trovi "una soluzione". Nel frattempo si aggrava il bilancio della crisi nel Paese nordafricano: sono almeno 147 i morti e 614 i feriti, secondo i dati diffusi oggi dall'Organizzazione mondiale della sanità, da quando è iniziata l'offensiva di Khalifa Haftar contro Tripoli, il 4 aprile scorso. Gli scontri hanno prodotto almeno 18mila sfollati, secondo le stime dell'Onu.
L’accusa ad Haftar
Una situazione drammatica evidenziata anche da Serraj che ringrazia l'Italia "per aver tenuto aperta la sua ambasciata, per mantenere in funzione l'ospedale da campo a Misurata, per il supporto politico che il governo Conte ci sta offrendo. Ma siamo di fronte a una guerra di aggressione che potrà diffondere il suo cancro in tutto il Mediterraneo", avverte al-Serraj. “Noi siamo una popolazione pacifica, questa guerra ci è stata imposta. Ci auguriamo che la comunità internazionale operi al più presto per la salvezza dei civili. Dall’altra parte stanno attaccando le strutture civili, le strade, le scuole, le case, l’aeroporto e le strutture mediche: ambulanze e ospedali. Il generale Haftar dice che sta attaccando i terroristi ma qui ci sono solo civili”, accusa il presidente di Tripoli.
L’allarme Isis
Al-Serraj poi avverte, in particolare l'Italia: "Non ci sono solo gli 800 mila migranti potenzialmente pronti a partire, ci sarebbero i libici in fuga da questa guerra, e nel Sud della Libia sono già ritornati in azione i terroristi dell'Isis che il governo di Tripoli con l'appoggio della città di Misurata aveva scacciato da Sirte 3 anni fa". I suoi consiglieri rivelano che nei giorni scorsi il Ministero degli Interni ha arrestato proprio a Tripoli un primo terrorista dell'Isis arrivato da Sebha.
Conte: "Va scongiurata la crisi umanitaria"
Intanto, dopo la conclusione del bilaterale tra Conte e il vicepremier qatariota al Thani, il premier ha dichiarato: "Ho ribadito la nostra forte preoccupazione per questa deriva militare" in Libia, non riteniamo che questa possa essere la soluzione. Auspichiamo un cessate il fuoco immediato e il ritiro delle forze dell'Lna". "Si conferma in queste ore - ha aggiunto - che, chi pensava che un'opzione militare potesse favorire una soluzione alla stabilità della Libia, viene smentito. Le soluzioni di forza affidate all'uso delle armi non portano mai a soluzioni sostenibile. Il dialogo politico si rivela ancora una volta l'unica opzione sostenibile". Secondo Conte occorre "scongiurare una crisi umanitaria che potrebbe preannunciarsi devastante non solo per le ricadute sull'Italia e dell'Ue ma nell'interesse delle stesse popolazioni libiche". E, riferendosi alle diverse posizioni delle forze di maggioranza che sostengono il governo, spiega: "Adesso non è il momento di dividerci".
Tajani: basta scontro Italia-Francia, ora accordo
Esorta a trovare una soluzione anche Tajani: "L'appello che io lancio a Italia e Francia è chiudere la stagione del braccio di ferro". "Andando avanti così", aggiunge, "ci saranno solo morti e migranti che scapperanno e arriveranno sulle nostre coste. Bisogna intervenire subito. Il dovere dell'Unione è di mettere insieme francesi e italiani per trovare un accordo. I francesi hanno commesso degli errori, ma l'Italia ha una presenza troppo debole per essere incisiva".