Nella città belga tante persone hanno ricordato le vittime dell'aggressione di ieri, 29 maggio. Oltre all'attentatore, hanno perso la vita tre persone: due erano poliziotte. In piazza anche il primo ministro belga, Charles Michel. LA FOTOGALLERY
Il giorno dopo l'attacco di Benjamin Herman, il 36enne che martedì 29 maggio ha ucciso due poliziotte e un passante, la città di Liegi, in Belgio, si è fermata per un minuto di silenzio per ricordare le vittime -
Liegi, ministro dell'Interno: "Killer aveva già ucciso la sera prima"
Liegi, il 29 maggio, è stata teatro dell'uccisione di tre persone. Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine belghe, l'uomo, armato di un coltello e al grido di "Allah Akbar", ha prima attaccato alle spalle e accoltellato due poliziotte, poi ha rubato loro le armi di ordinanza con le quali le ha uccise -
Terrore a Liegi, grida “Allah Akbar” e uccide due agenti e un passante
Oltre a uccidere le due poliziotte l'aggressore ha sparato contro un 22enne, che è rimasto ucciso, ed è entrato in un liceo dove ha preso in ostaggio una donna. Quest'ultima ha poi testimoniato di essere stata risparmiata perché musulmana. L'aggressore è stato ucciso dalle forze dell'ordine al termine di un conflitto a fuoco -
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Il ministro dell'Interno, Jan Jambon, parlando a una radio belga, ha detto che Benjamin Herman, il 28 maggio, aveva già ucciso un uomo, il cui corpo era stato scoperto in un'abitazione di Marche-en-Famenne, a 50 chilometri da Liegi. La vittima, scrivono i media locali, era un ex detenuto, una persona che Herman conosceva. Secondo la tv pubblica Rtbf, l’uomo sarebbe stato ucciso a colpi di martello e l'arma sarebbe poi stata ritrovata nell'auto di Herman a Liegi -
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La procura federale, a meno di 24 ore dall'assalto, ha poi confermato che il killer di Liegi aveva urlato più volte "Allah Akbar" durante l'aggressione: la prima volta in strada, dopo aver aggredito e ucciso le due agenti, e la seconda uscendo dal recinto della scuola dove aveva preso in ostaggio una donna -
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Gli inquirenti stanno ancora indagando su quanto accaduto. In particolare, la magistratura deve valutare il passato dell'uomo -
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Il ministro dell'Interno Jambon ha anche detto che è presto per parlare di terrorismo. "Ci sono elementi ma anche contro-elementi. Ma dobbiamo aspettare i risultati dell'inchiesta". "Ci sono inoltre segnali che dicono che" l'aggressore "si fosse radicalizzato in carcere, ma ci dobbiamo porre molte domande" su questo, ha aggiunto il ministro, così come sui "segnali che indicano che fosse drogato" -
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Alla cerimonia per il minuto di silenzio per le vittime di Liegi ha partecipato anche il primo ministro, Charles Michel (foto) -
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In piazza anche le forze dell'ordine. La polizia nell'attacco di Liegi ha perso due sue agenti -
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