Corte Strasburgo: il divieto belga di usare il niqab non viola diritti

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Foto d'archivio (Getty)

Il Tribunale europeo dei diritti umani ha respinto i ricorsi di 3 donne di religione musulmana contro leggi municipali e nazionali introdotte in Belgio nel 2008 e 2011. Per i giudici la proibizione è "proporzionata con il fine di garantire la convivenza e la socialità"

La legge vigente nel Belgio sull’uso del niqab, il velo delle donne islamiche che copre testa e corpo lasciando visibili solo gli occhi, non viola la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo, che ha così avallato il divieto belga di indossare veli che coprano parzialmente o totalmente il viso.

I ricorsi

Il Tribunale europeo dei diritti umani, con due sentenze, ha respinto i ricorsi di tre donne di religione musulmana: due cittadine belghe e una cittadina marocchina. Il primo ricorso era contro la legge del primo giugno 2011, che ha introdotto il divieto di indossare il niqab in tutti i luoghi pubblici. Il secondo ricorso impugnava un regolamento comunale del 2008, che imponeva lo stesso divieto.

Le motivazioni

Secondo i giudici europei, la proibizione “può essere considerata proporzionata con il fine di garantire la convivenza e la socialità”, oltre che tutelare “i diritti e le libertà delle donne”. In sostanza, questo divieto può essere considerato “necessario in una società democratica”. I giudici, inoltre, hanno sottolineato che gli Stati, in questo caso il Belgio, sono in una posizione migliore di quella della corte di Strasburgo per giudicare “le necessità locali e nazionali e il contesto”. Il Tribunale ha continuato a seguire la propria giurisprudenza, cominciata nel 2014 con il caso della Francia: divieto simile in circostanze simili.

Le tre donne che avevano fatto ricorso

Le ricorrenti contro la legge del 2011 erano la cittadina belga Samia Belcacemi, 36 anni, e la cittadina marocchina Yamina Oussar, 44 anni. La belga Fouzia Dakir, invece, aveva impugnato il regolamento comunale. Belcacemi, residente nel quartiere di Schaerbeek a Bruxelles, era stata multata e aveva rischiato l'arresto. Ouassar, abitante di Liegi, aveva deciso di non uscire più di casa da quando era entrata in vigore la legge. Nel ricorso, la donna marocchina aveva sottolineato come il divieto avesse “cambiato profondamente la vita sociale e privata”. Dakir, 40 anni e residente a Duson, indossa il velo integrale da quando aveva 16 anni e si opponeva al regolamento di tre municipalità: Pepinster, Dison e Verviers. In questo caso, però, il Tribunale di Strasburgo ha condannato il Belgio perché il Consiglio di Stato belga aveva applicato un “eccesso di formalismo” nel respingere il ricorso della donna e ha concesso per questo un indennizzo di 800 euro per costi legali.
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">Judgment Belcacemi and Oussar v. Belgium - ban on wearing face covering in public areas (Law of 1 June 2011)<a href="https://t.co/HnLP1XOsYT">https://t.co/HnLP1XOsYT</a><a href="https://twitter.com/hashtag/ECHR?src=hash">#ECHR</a></p>&mdash; ECHR Press (@ECHR_Press) <a href="https://twitter.com/ECHR_Press/status/884690669608062976">11 luglio 2017</a></blockquote>
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<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">Judgment Dakir v. Belgium - ban on wearing face in the public areas of three municipalities<a href="https://t.co/PCDyhu3v4I">https://t.co/PCDyhu3v4I</a><a href="https://twitter.com/hashtag/ECHR?src=hash">#ECHR</a></p>&mdash; ECHR Press (@ECHR_Press) <a href="https://twitter.com/ECHR_Press/status/884689415603466240">11 luglio 2017</a></blockquote>
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