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Elezioni Usa 2020: come funzionano le primarie?

Mondo

Gabriele De Palma

Il culmine delle primarie 2016, con la nomina di Hillary Clinton candidata alla Presidenza durante il Congresso nazionale dei Democratici - Getty Images

Tra caucus, ticket e super-delegati, ecco come funziona il processo di selezione dei candidati alla Presidenza degli Usa

Se le elezioni presidenziali Usa possono apparire semplici, con due candidati tra cui scegliere e l’incognita solo teorica di terzi incomodi indipendenti, il processo che conduce a tanta semplicità è invece assai complesso. La selezione dei candidati democratici e repubblicani tra cui i cittadini devono scegliere a inizio novembre di ogni anno bisestile il Potus (President of United States) passa attraverso votazioni nei cinquanta Stati federali che hanno tempi, modalità e regole diverse. Vediamo come funzionano le primarie cercando di fissarne i punti in linea generale.

Primarie

Nella maggior parte degli Stati si adotta il sistema delle elezioni primarie propriamente dette: gli elettori, in un giorno prefissato, si recano alle urne ed esprimono la propria preferenza per uno dei delegati da mandare alla Congresso nazionale del partito. Non votano, quindi, direttamente il candidato presidente, ma il delegato che li rappresenterà nel momento di scegliere il candidato ufficiale del partito. La giornata elettorale si svolge nei seggi elettorali tradizionali ed è gestita dal governo locale.

Caucus

In alcuni Stati la selezione dei delegati non avviene tramite le primarie sopra descritte, ma attraverso il cosiddetto caucus. In luoghi predefiniti (palestre, scuole ma anche appartamenti privati) a una data e a un’ora precisa, prende vita un dibattito organizzato in modo che i partecipanti si schierino fisicamente dalla parte della sala che rappresenta il delegato che intendono votare e cerchino poi di convincere gli ‘avversari’ a cambiare schieramento. Ogni caucus ha le sue regole e i suoi tempi, in Iowa ad esempio la discussione ha durata di 30 minuti per volta, in ogni caso le discussioni si ripetono fino all’elezione del numero di delegati deciso dal partito per quello stato. A differenza delle primarie propriamente dette, i caucus sono interamente organizzati dai partiti.

Chi ha diritto di voto

Anche per il diritto di voto, la situazione non è omogenea in tutti gli stati federali e varia tra Repubblicani e Democratici. In alcuni le primarie sono ‘chiuse’ e può esprimere la propria preferenza solo chi è iscritto al partito per cui vota. In altri le primarie sono ‘semi-chiuse’ e anche chi non è iscritto a un partito può prendere parte al voto per scegliere il candidato. Infine c’è l’opzione ‘aperta’ in cui non solo i non affiliati al partito possono prendere votare, ma anche gli iscritti al partito avversario possono presentarsi alle urne. In tutti i casi, un elettore può esprimersi solo sui candidati di uno degli schieramenti.

Delegati normali e super

I delegati, che arrivino dai caucus o dalle primarie, si ritrovano tutti al Congresso nazionale del partito e lì decidono il nome di chi correrà per la Casa Bianca. Il voto che danno durante il congresso non è sempre prevedibile, e anche questo dipende dalle diverse leggi statali. In alcuni stati, infatti, i delegati hanno il vincolo di mandato, e cioè l’obbligo di votare in modo conforme alle scelte espresse dalla base, in altri invece hanno totale libertà di scelta.

In ogni caso non sono solo i delegati a decidere il candidato Presidente del partito, a loro si uniscono i super-delegati, personalità di spicco degli schieramenti politici il cui voto esprime generalmente la volontà dell’establishment di partito. Il numero di delegati e di super-delegati è stabilito prima delle primarie dal partito.

Ticket

Dai Congressi nazionali esce non solo il nome del candidato presidente ma anche di quello che, in caso di vittoria, sarà il suo vice e che avrà anche il ruolo di Presidente del Senato anche se non è senatore. L’accoppiata di candidati viene detta in gergo ticket. A sfidarsi a inizio novembre per la Casa Bianca sono infatti le due coppie, i due ticket. Più di una volta nella storia della democrazia statunitense, il candidato alla vicepresidenza è diventato Presidente in successive tornate elettorali. 

Quando

Le primarie propriamente dette iniziano sempre in New Hampshire, dove si vota prima rispetto al resto del Paese e lo si fa per una legge statale che obbliga lo stato che si affaccia sul nord Atlantico ad anticipare tutti gli altri di almeno una settimana. Di solito la data delle primarie in New Hampshire è fissata per l’inizio di febbraio, nel 2020 è stata fissata per l’11.

Una settimana prima delle primarie del New Hampshire però ci sarà anche nel 2020 il primo caucus, il 3 febbraio nell’Iowa, che quindi è il primo appuntamento elettorale della lunga serie che porta alla scelta del candidato alla Presidenza. 

Ogni stato ha diritto di decidere il giorno delle primarie ma a partire dalle Presidenziali del 1984 è invalso l’uso di unificare in alcuni giorni dell’anno la votazione in più Stati e di farlo di martedì, i cosiddetti super tuesday. Per le primarie del 2020 il primo super martedì è previsto per il 3 marzo, mentre l’ultima tornata elettorale è quella democratica il 16 giugno nel Distretto di Columbia (Washington). Il Congressi nazionali si terranno in estate. I Democratici l’hanno messo in agenda dal 13 al 16 luglio 2020 a Milwaukee, i Repubblicani a fine agosto, dal 24 al 27 a Charlotteville, in North Carolina.

Le primarie del presidente uscente

Tradizionalmente il Presidente uscente dopo il primo mandato, e quindi rieleggibile, è ricandidato per le Presidenziali e le primarie del suo partito non si tengono se non in via quasi del tutto formale. Solo una volta un presidente uscente dopo il primo mandato non si è ricandidato, il democratico Lindon Johnson subentrato a John Fitzgerald Kennedy dopo l’attentato di Dallas del 1963. L’attuale Presidente degli Usa, Donald Trump, ha manifestato in giugno l’intenzione e di correre per la rielezione.

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