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Guerra Russia-Ucraina, Kiev e i tentativi di entrare in Ue: le prospettive

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©Ansa

La risoluzione con cui l'Europarlamento si è impegnato a lavorare per “concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Unione Europea” è un atto politico importante, ma non vincolante. Il procedimento di adesione di uno Stato al sistema comunitario richiede di norma diversi anni e riforme strutturali. Da tempo Kiev è legata all'Europa da rapporti di amicizia e partenariato, ma il suo ingresso in Ue nell'immediato non è scontato: il punto

L’Ucraina diventerà il 28esimo Stato membro dell’Unione europea? Lunedì 28 febbraio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha messo nero su bianco il suo intento, firmando la richiesta formale di adesione all’Unione europea. “Credo che sia la cosa giusta, ce lo siamo meritati”, ha detto Zelensky, chiedendo ai vertici di Bruxelles di attivare una “nuova procedura speciale” che permetta allo Stato di Kiev di entrare in Ue senza dover seguire la – lunga – procedura prevista dai Trattati per l'adesione. Da anni l’Ucraina ha nelle sue mire l’ingresso tra i Paesi comunitari, nel tentativo di slegarsi definitivamente dall’influenza che la Russia ha sempre rivendicato sul suo territorio. Così, mentre le forze militari russe proseguivano nel tentativo di conquistare l’Ucraina, la questione è arrivata direttamente sui tavoli europei. “Vi vogliamo dentro”, ha subito detto la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Sentimento condiviso anche dal Parlamento europeo, che – martedì 1° marzo – ha approvato una risoluzione con cui si impegna a lavorare per “concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Unione Europea”. Il risultato è stato quasi un plebiscito: 637 sì, 13 no, 36 astenuti. La presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ha commentato l’esito della votazione dicendo che Bruxelles lavorerà “per raggiungere tale obiettivo”. Da subito, però, tra le file delle più alte cancellerie europee, sono arrivati messaggi che invitano a non guardare all’ingresso di Kiev nell’Ue come a un’ipotesi così probabile a stretto giro (LO SPECIALE DI SKY TG24 - GLI AGGIORNAMENTI LIVE - I VIDEO DAGLI INVIATI IN UCRAINA).

“Ingresso dell’Ucraina in Unione europea non è all’ordine del giorno”

Nel diritto europeo le risoluzioni del Parlamento non hanno carattere giuridico vincolante. Sono piuttosto atti dal valore politico, una sorta di dichiarazione d’intenti. L’esito del voto e le parole di Metsola, al momento, rappresentano più che altro un’ulteriore presa di posizione delle istituzioni europee sul conflitto che si sta consumando sul suolo ucraino. Un giorno prima dell’approvazione dell’Europarlamento, lo aveva già chiarito l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, Josep Borrell. Pur riconoscendo “la chiara prospettiva europea” di Kiev, Borrell aveva detto che “l'adesione dell'Ucraina all'Ue nell'immediato non è all’ordine del giorno”. Il processo per far diventare uno Stato membro “richiede molti anni” e quanto sta succedendo richiede “una risposta per le prossime ore, non per i prossimi anni”, aveva chiarito Borrell. Dichiarazioni simili sono arrivate negli scorsi giorni da vari politici europei. Così ad esempio Annalena Baerbock, la ministra degli Esteri di Berlino, secondo cui l’adesione di Kiev “non è una cosa che può farsi in pochi mesi”.

 

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Il processo di adesione all’Unione europea: requisiti

È l’articolo 49 del Trattato sull’Unione europea a definire il procedimento da seguire per l’ingresso di uno Stato in Unione europea. Il Paese candidato deve innanzitutto “rispettare e impegnarsi rispetto ai valori di cui all’articolo 2” dello stesso Trattato: il rispetto della libertà umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e la parità tra uomini e donne. Inoltre, lo Stato che vuole entrare in Ue deve “soddisfare i criteri di ammissibilità” definiti durante il Consiglio europeo di Copenaghen del 1993. Tra questi: la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, l’esistenza di un’economia di mercato affidabile, la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione, la capacità di assumere e attuare efficacemente gli obblighi inerenti all’adesione, compresi gli obiettivi relativi all’unione monetaria. 

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Il processo di adesione all’Unione europea: passaggi formali

Lo Stato che chiede l’adesione deve presentare richiesta formale al Consiglio dell’Unione europea, che informa il Parlamento Ue, la Commissione e tutti i parlamenti nazionali dei Paesi membri. Dopo essersi consultata con il Consiglio Ue, la Commissione emette un parere sulla richiesta di ingresso. Lo status formale di candidato all’entrata viene poi concesso con unanimità dal Consiglio Ue. Poi si apre la fase negoziale, durante la quale lo Stato candidato deve compiere “sforzi” – nella pratica deve spesso lavorare a importanti riforme economiche e democratiche - per l’attuazione di diversi capitoli programmatici, mentre la Commissione ne segue lo sviluppo. Il percorso è quindi molto lungo ed è proprio in riferimento a questo che Zelensky ha chiesto “una procedura speciale” per l’ingresso in Ue.

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L’Ucraina e l’Unione europea

Uno dei motivi che da decenni segnano le tensioni tra Mosca e Kiev è “la prospettiva europea” dell’Ucraina, insieme alla sua volontà di entrare nella Nato. I sentimenti filoeuropei del Paese sono stati alla base della rivoluzione arancione del 2004 e di quella di Piazza Maidan del 2014, due importanti tappe nella storia moderna ucraina e dei suoi tentativi di slegarsi dall’influenza russa. I rapporti tra Kiev e Bruxelles a oggi sono stretti, ma il Paese non è mai entrato a far parte dei candidati per l’ingresso in Ue (al momento, si tratta di Albania, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Turchia). Insieme ad Armenia, Azerbaijan e Georgia, l’Ucraina – dal 2009 – fa parte del Partenariato orientale europeo. Nel 2014 è stato firmato l’Accordo di associazione tra Kiev e i Paesi dell’Unione, che prevede un avvicinamento – economico, giudiziario e finanziario – tra le politiche ucraine e quelle condivise dagli Stati europei, ma non l’adesione di Kiev all’Unione. 

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