Piano Trump per Gaza, Hamas: "Scelte amare". Chieste garanzie per ritiro Idf da Striscia
MondoQatar, Egitto e Turchia hanno chiesto al gruppo militante di "accettare la proposta" del presidente Usa per il futuro dei territori palestinesi. Farlo sarebbe "un disastro”, ma anche “rifiutarlo” non porterebbe a grandi risultati, ha detto a Reuters una fonte vicina al dossier
A tre giorni dalla presentazione del piano di Donald Trump per il futuro della Striscia di Gaza, già avvallato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, Hamas ha avanzato la richiesta ai mediatori di apportare alcune modifiche, stando a quanto riferito dal canale saudita Al-Sharq. Le istanze riguardano, ad esempio, la necessità di ottenere garanzie per un ritiro completo dell’Idf, l’esercito israeliano, e toccano temi come le clausole relative al disarmo e il suo esilio da ogni futura leadership palestinese. Una fonte ha detto all'emittente che il 30 settembre si sono tenuti incontri a Doha con rappresentanti di Qatar, Egitto e Turchia, che "hanno incoraggiato Hamas ad accettare la proposta". È lì che il gruppo ha spinto sulla necessità di "garanzie internazionali" e ha chiesto "2-3 giorni per definire la sua posizione". In ogni caso, così come è stato strutturato il piano trumpiano, per Hamas ci sono solo "scelte amare" (GUERRA A GAZA, GLI AGGIORNAMENTI LIVE).
Piano Trump per Gaza, Hamas: "Un disastro accettarlo, ma anche rifiutarlo"
Un funzionario a conoscenza delle deliberazioni del gruppo militante con altre fazioni ha detto alla Reuters che “accettare il piano è un disastro”, ma anche “rifiutarlo” sarebbe lo stesso. Hamas, continua la fonte, "è desideroso di porre fine alla guerra e al genocidio e risponderà nel modo che meglio tutela gli interessi superiori del popolo palestinese".
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Il punto principale del piano esclude completamente Hamas dal futuro della Striscia di Gaza: non dovrà più rappresentare “una minaccia” per Israele e dovrà deporre le armi. Ai miliziani "che si impegnano a una coesistenza pacifica verrà concessa l'amnistia" e "sarà garantito un passaggio sicuro" a chi sceglierà l'esilio. Le forze israeliane, se ci sarà l’accordo, dovrebbero ritirarsi “sulla linea concordata”. Da lì scatterebbero 72 ore per il rilascio degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. Israele in cambio restituirà 250 palestinesi che scontano l'ergastolo e 1.700 abitanti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre. Per ogni ostaggio israeliano morto restituito, Israele consegnerà i resti di 15 cittadini di Gaza deceduti. Sul piano umanitario "tutti gli aiuti saranno immediatamente inviati” alla popolazione della Striscia, senza interferenze da parte delle due parti ma “attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, la Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali" non associate né a Israele né a Hamas. La Striscia dovrà essere “smilitarizzata” per sempre.
I poteri di Trump e degli Usa
Sarebbe proprio Trump a guidare il nuovo meccanismo di transizione per Gaza, il Board of Peace, "insieme ad altri membri e capi di Stato, tra cui l'ex premier britannico Tony Blair", che dovrà supervisionare “un comitato palestinese tecnocratico e apolitico" per la gestione quotidiana dei servizi alla popolazione. Il presidente Usa metterà in piedi "un piano di sviluppo economico per ricostruire e rivitalizzare Gaza" elaborato con "un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle fiorenti città moderne del Medio Oriente". Si citano "molte proposte di investimento" e "idee di sviluppo entusiasmanti" che "saranno prese in considerazione". Sarà inoltre "istituita una zona economica speciale con tariffe di accesso preferenziali da negoziare con i paesi partecipanti". E ancora, gli Usa “collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza di Stabilizzazione Internazionale (Isf) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza", che addestrerà le future forze di polizia palestinesi: "Questa forza rappresenterà la soluzione di sicurezza interna a lungo termine".
Gli impegni di Israele, i paletti nel "percorso" verso i due Stati
Per quanto riguarda Israele, ci sarebbe l’impegno a "non occupare né annettere Gaza". È saltato dalla versione finale del piano il veto americano di annessione della Cisgiordania, che lo stesso Trump aveva invece garantito ai leader arabi in precedenza. Si menzionano il "dialogo interreligioso", "valori della tolleranza e della coesistenza pacifica, per cambiare la mentalità e le narrazioni di palestinesi e israeliani". Con molti condizionali si parla di "un percorso credibile verso l'autodeterminazione e la sovranità" di uno Stato palestinese, ma solo "una volta che la riqualificazione di Gaza sarà stata portata avanti e il programma di riforma dell'Anp sarà stato fedelmente implementato".