Conclave, perché e come i pontefici cambiano il loro nome

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Introduzione

Poco prima di essere eletto, il futuro Papa deve comunicare il cosiddetto “nome pontificale”, cioè il nome con cui vorrà essere chiamato nel corso del suo Pontificato. Bergoglio scelse – per primo nella storia – Francesco, Ratzinger decise per Benedetto XVI in ricordo del santo omonimo, Wojtyla fu Giovanni Paolo II in omaggio al suo predecessore morto a circa un mese dalla sua elezione.

Si tratta di una tradizione secolare: come ricorda la Treccani, le ragioni del cambio di nome sono da ritrovare nelle origini della Chiesa Romana. Secondo lo studioso Claudio Rendina, "l'abbandono del nome della ‘prima’ nascita tende a evidenziare una ‘seconda’ nascita alla quale si è chiamati con la suprema elezione"

Quello che devi sapere

San Pietro si chiamava Simone

  • Il primo a cambiare nome fu proprio San Pietro, il cui nome di battesimo era Simone. La modifica aveva alto valore simbolico: Pietro ricordava la pietra e indicava la solidità con cui Gesù avrebbe costruito la storia della chiesa

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Per cinque secoli resta il nome di battesimo

  • La tradizione si è interrotta subito dopo, perché per oltre cinque secoli i papi mantennero il proprio nome di battesimo: l’intenzione, prosegue sempre Treccani, era sottolineare l’unicità e il valore del cambiamento onomastico attuato da San Pietro, ritenuto come fondativo di una nuova fase dell’era cristiana 

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Mercurio diventa Giovanni II

  • Qualcosa cambiò ancora intorno al 532, quando il pontefice Mercuriale (o Mercurio), una volta ricevuta la tiara papale - cioè la corona simbolo di sovranità - scelse di chiamarsi Giovanni II. Con grande probabilità la decisione fu dovuta al suo stesso nome di battesimo, che ricordava le divinità pagane 

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Incertezze

  • Nel suo libro I papi. Storia e segreti, Claudio Rendina ipotizza che a cambiare nome siano stati in seguito altri due pontefici, Giovanni III nel 561 (che forse si chiamava Catelino) e il suo successore Benedetto I nel 575 (il cui nome originario era probabilmente Bonosio). Non ci sono però certezze su nessuno dei due

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Tra il X e l'XI secolo

  • È invece sicuro che nel 955 Ottaviano abbandonò il proprio nome e scelse Giovanni XII, e che dopo di lui altri cinque papi mantennero il nome originale. In seguito però il processo diventa una consuetudine senza eccezioni, in particolare a partire dal pontificato di Gregorio V (996-999), già sacerdote germanico (il primo nella storia) che in origine si chiamava Brunone ed era cugino dell'imperatore Ottone III

I nomi più frequenti

  • Nella storia della Chiesa, i nomi più utilizzati sono stati Giovanni (che è stato scelto da 23 Papi), Gregorio (16), Benedetto (16), Clemente (14), Innocenzo (13), Leone (13) e Pio (12). Diffuso anche il nome del secondo apostolo, Paolo, che nella storia ricorre otto volte

Pietro non è più stato scelto

  • Per via del suo significato storico e simbolico il nome Pietro non è più stato scelto. Anzi, è stato cambiato nel caso in cui fosse un nome di battesimo: Pietro di Pavia, eletto Papa nel 983, si fece chiamare Giovanni XIV 

Silvestro: il nome della renovatio imperii

  • Repubblica ricorda la novità introdotta da Gerberto di Aurillac, che si fece chiamare Silvestro II nel 999. Si trattò, spiega il quotidiano, di una scelta in linea con la renovatio imperii, quell’ideale medievale di restaurazione dell'Impero Romano associato al nuovo spirito cristiano. Secondo infatti una tradizione antica papa Silvestro I (eletto intorno al 304) avrebbe guarito dalla lebbra l’imperatore Costantino (274-337). Quest’ultimo in cambio gli avrebbe concesso i diritti di sovranità sull’Impero romano d’Occidente, con la famosa “Donazione” in seguito ritenuta falsa

Imperatori

  • Alcuni nomi sono stati scelti per rappresentare la qualità cui fanno riferimento (Pio ricorda la pietas, per esempio). Altri ancora ricordano imperatori del passato: nel 1492 Rodrigo Borgia si fece chiamare Alessandro VI in segno di rispetto verso Alessandro Magno. Poco dopo, Giuliano della Rovere fu Papa Giulio II in riferimento a Giulio Cesare

Come funziona l’elezione

  • Per l'elezione bisogna ottenere almeno i due terzi dei voti dei cardinali elettori. Si va al ballottaggio soltanto a partire dal 34esimo scrutinio (o dal 35esimo se si è votato anche il giorno di apertura del conclave) tra i due candidati che nell'ultimo scrutinio hanno ottenuto la maggioranza dei voti. Anche in questo caso è richiesta la maggioranza dei due terzi. Le ultime modifiche alle operazioni di voto risalgono al motu proprio di Benedetto XVI del giugno 2007: in quell'occasione si è ripristinata la norma tradizionale sulla maggioranza richiesta nell'elezione, oltre a quella sul ballottaggio. Si è anche specificato che i due cardinali rimasti in lizza per l'elezione non potranno partecipare attivamente al voto, avranno quindi solo voce passiva

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