
Il capo della fazione di Hamas in Cisgiordania, Zahar Jabarin, ha dichiarato al canale qatariota al-Arabi che "venerdì saranno forniti ai mediatori i nomi dei quattro rapiti che saranno rilasciati sabato nel secondo gruppo della prima fase dell'accordo". Il Segretario di Stato Rubio ha promesso "fermo sostegno" a Israele. L’Idf ha annunciato che le forze di sicurezza hanno "eliminato due terroristi affiliati al Jihad Islamico, Mohamad Nazzal e Katiba Shalabi, ricercati per l'omicidio di tre israeliani”
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Il capo della fazione di Hamas in Cisgiordania, Zahar Jabarin, ha dichiarato al canale qatariota al-Arabi che "venerdì saranno forniti ai mediatori i nomi dei quattro rapiti che saranno rilasciati sabato nel secondo gruppo della prima fase dell'accordo". Un carro armato israeliano ha ucciso due palestinesi a ovest di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Lo ha riferito la difesa civile di Gaza, come riporta Reuters online. Si tratterebbe dello stesso episodio attribuito in precedenza a un attacco di artiglieria.
Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha promesso "fermo sostegno" a Israele in una telefonata con il primo ministro dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu. Lo riferisce la portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, spiegando che Rubio ha parlato con Netanyahu per "sottolineare che mantenere fermo il sostegno degli Stati Uniti a Israele è una delle massime priorita' del presidente Trump". Rubio si e' inoltre "congratulato con il primo ministro per i successi di Israele contro Hamas e Hezbollah e si è impegnato a lavorare instancabilmente per aiutare a liberare tutti gli ostaggi rimasti prigionieri a Gaza", ha aggiunto la portavoce.
In corso in Cisgiordania l'operazione Muro di ferro lanciata da Netanyahu contro quello che definisce "l'asse iraniano".
Approfondimenti:
- Accordo Israele-Hamas, in migliaia festeggiano la tregua per le strade di Gaza
- Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas. Le reazioni internazionali, da Trump a Biden
- Tregua a Gaza, migliaia di sfollati verso casa. Entrano gli aiuti. LE FOTO
- Tregua Gaza, chi sono le prime 3 ragazze israeliane liberate da Hamas
- Dalla difesa alle infrastrutture, Russia e Iran sempre più vicini
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Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas. Le reazioni internazionali, da Trump a Biden
Mentre continuano a emergere i dettagli sull’intesa raggiunta tra le parti, non si sono fatte attendere le reazioni dei leader internazionali sul cessate il fuoco nella Striscia. LEGGI L'ARTICOLO
Accordo Israele-Hamas, in migliaia festeggiano la tregua per le strade di Gaza. FOTO
I palestinesi hanno esultato e applaudito, mentre altri suonavano il clacson delle auto nella città meridionale di Khan Younis, quando è giunta la notizia di un accordo per il cessate il fuoco dopo 15 mesi di guerra. LE IMMAGINI
La questione israelo palestinese, cos'è e come è nata
L'attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele e la conseguente offensiva a Gaza hanno riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui non si riesce a trovare una soluzione. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. LE COSE DA SAPERE
Israele, Ben Gvir e altri due ministri lasciano governo Netanyahu
Come annunciato da giorni, il ministro della Sicurezza nazionale - con altri due ministri del suo partito nazionalista-religioso - ha detto addio all'esecutivo di Netanyahu, in segno di protesta per l'accordo di cessate il fuoco a Gaza. LEGGI L'ARTICOLO
Al Jazeera denuncia l'arresto del suo inviato in Cisgiordania
La rete tv del Qatar Al Jazeera denuncia l'arresto del suo corrispondente in Cisgiordania Muhammad al-Atrash da parte dei servizi di sicurezza palestinesi, affermando che "può essere spiegato solo come un tentativo di bloccare la copertura mediatica dell'attacco degli occupanti a Jenin". In una nota, l'emittente afferma che "le azioni arbitrarie dell'Autorità Nazionale Palestinese sono purtroppo identiche all'attacco degli occupanti alla rete Al Jazeera". Il giornalista è stato portato davanti a un tribunale di Hebron dopo essere stato arrestato questa mattina mentre copriva gli eventi di Jenin "semplicemente per aver svolto il suo dovere professionale di giornalista", ha affermato ancora Al Jazeera.
Sabri Saidam: "Anp fa quello che deve, ma responsabilità sicurezza non nostra"
"Noi non abbiamo mai lasciato Gaza, personalmente ero lì lo scorso ottobre. L'Autorità palestinese fa quello che deve ma la responsabilità della sicurezza non è nostra. C'è la guerra come sapete". A dichiararlo, in un'intervista al Tg1, è stato il vice segretario generale di Al Fatah, il partito che controlla l'Autorità nazionale palestinese, Sabri Saidam. "Hamas ha il controllo della sicurezza ma l'Autorità si occupa della vita dei palestinesi, della Sanità, delle infrastrutture, e dei progetti di sviluppo della comunità internazionale".
"Ogni rilascio di prigionieri riflette la composizione del popolo palestinese, tutto qui", afferma ancora. Quanto alle voci su un aiuto da parte dell'Autorità palestinese all'esercito israeliano nella sua operazione 'Muro di ferro' Saidam è chiaro: "Questo è paradossale perché l'Autorità palestinese ha perso molti suoi soldati, è una cosa senza senso ed è inaccettabile".
Tregua Israele-Hamas, la lista dei 33 ostaggi che saranno liberati nella prima fase
Sono 33 gli ostaggi che saranno rilasciati durante la prima delle tre fasi dell'accordo di tregua per un cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza tra Israele e Hamas scattato alle 10.15 del 19 gennaio. Le prime tre persone, tutte donne, sono state prese in consegna a Gaza City dalla Croce Rossa. Si tratta di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Dalle donne portate via dai kibbutz israeliani ai partecipanti rapiti durante il festival di Nova: ecco chi sono le persone che dovrebbero essere liberato man mano durante questa fase di tregua. LEGGI QUI
Tregua a Gaza, migliaia di sfollati verso casa. Entrano gli aiuti
Molti abitanti della Striscia si stanno spostando a piedi oppure su camion e carretti trainati da asini per tornare nelle loro abitazioni. Intanto, camion con aiuti umanitari e ambulanze sono entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah. GUARDA LA GALLERY
Dal primo aprile Delta riapre i voli da e per Tel Aviv
Delta Air Lines è la prima compagnia aerea statunitense ad annunciare la ripresa della rotta Tel Aviv-New York a partire dal primo aprile, ponendo fine all'ultima interruzione dei servizi iniziata a luglio, a causa delle guerre. La decisione arriva dopo che a ottobre la Delta aveva esteso la cancellazione di tutti i voli da e per Israele fino al 31 marzo, citando il "conflitto in corso nella regione". Delta afferma che la sua decisione di riprendere i servizi "fa seguito a un'analisi completa della sicurezza, condotta in stretto coordinamento con i partner del governo e del settore privato". Inoltre, Delta annuncia di aver stipulato un accordo di code sharing con El Al Israel Airlines. La partnership consentirà ai clienti Delta di prenotare i voli diretti di El Al per Tel Aviv dalle principali citta' degli Stati Uniti come Boston, Los Angeles, Miami e Fort Lauderdale.
Hamas, negoziati seconda fase inizieranno tra 14 giorni
I negoziati per la seconda fase dell'accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza inizieranno tra due settimane e ruoteranno attorno a tre punti: il completo ritiro israeliano da Gaza, un cessate il fuoco permanente e globale e un completo scambio di prigionieri. Lo ha detto Zaher Jabareen, leader di Hamas in Cisgiordania, in un'intervista all'emittente qatariota al-Araby. Jabareen ha sottolineato che i meccanismi di ricostruzione faranno parte della terza fase dei negoziati.
Tregua Gaza, chi sono le prime 3 ragazze israeliane liberate da Hamas
Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher erano state rapite durante gli attacchi del 7 ottobre 2023. Gonen era stata catturata al festival Supernova, mentre Damari e Steinbrecher erano state prelevate dal kibbutz di Kfar Aza. Il pomeriggio del 19 gennaio, nel quadro dell'accordo sul cessate il fuoco, sono state liberate. CHI SONO
Gaza, la tregua è iniziata. Cosa succede adesso: le tappe
Le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dalle aree intorno alla città meridionale di Rafah verso il corridoio Philadelphia, lungo il confine tra Egitto e Gaza. L'accordo di tregua con Hamas prevede tre fasi e stabilisce la negoziazione della fase due e tre durante la fase uno. Sempre nella fase iniziale Israele dovrebbe concedere una aumento delle consegne di aiuti umanitari, fino a 600 camion al giorno. Ecco una cronologia di quello che dovrebbe accadere nei prossimi due mesi. COSA SAPPIAMO
Siria, ministro Esteri saudita atteso domani a Damasco
Dopo la visita oggi in Libano, il ministro degli Esteri saudita, principe Faisal bin Farhan proseguirà per la Siria, dove è atteso domani. A renderlo noto è l'emittente SkyNews Arabia.
Sa'ar: "Con Rubio conversazione importante, è vero amico d'Israele"
"Ho avuto una conversazione importante con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, un vero amico di Israele". Lo ha reso noto il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar, in un post su X. "Mi sono congratulato con il Segretario Rubio per il nuovo incarico. Ho espresso l'apprezzamento di Israele per le decisive azioni esecutive del Presidente Trump contro la Corte penale internazionale, gli Houthi e la rimozione delle ingiuste sanzioni contro gli israeliani in Giudea e Samaria - si legge nel post - Abbiamo discusso di questioni regionali e argomenti bilaterali. Abbiamo anche parlato delle “istituzioni giuridiche internazionali” politicizzate e dei passi che devono essere compiuti al riguardo". "Siamo impegnati a lavorare duramente e a stretto contatto con il Presidente Trump e la sua amministrazione per affrontare le nostre sfide comuni e per espandere le nostre alleanze. Ho invitato il Segretario Rubio a visitare Israele e abbiamo concordato che ci incontreremo presto", ha concluso.
Capo missione Unifil: "Ci serve libertà di movimento"
La principale necessità attuale della Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) è quella di avere garantita "libertà di movimento completa", con capacità di "accesso in tutta l'area delle operazioni" assegnatale, per poter mantenere efficacia in vista della fine dei 60 giorni di tregua tra Hezbollah e Israele: è quanto sostenuto dal capo di questa missione, il generale spagnolo Aroldo Lázaro, all'agenzia Efe. Nel corso dell'intervista, l'alto ufficiale militare ricorda che "l'obiettivo" a cui si punta dopo la firma della tregua tra le due parti (un periodo di stop delle ostilità che terminerà domenica) "non è altro che quello di tornare a una stabilità, e che le Forze armate libanesi si schierino nelle zone che l'Esercito israeliano avrà lasciato ripiegando verso il proprio territorio". E aggiunge, che, in tal senso, l'Unifil "sta lavorando per aumentare le proprie capacità e migliorare il modo di prestare il servizio" richiesto in qualità di "meccanismo di collegamento e coordinamento tra le due parti". In questo senso, Lázaro non ritiene necessario "un incremento del numero di effettivi" che fanno parte della missione. Ma pone invece l'accento sul bisogno di "aumentare le capacità materiali" disponibili e sul poter avere "capacità di accesso ai luoghi di interesse" per "poter monitorare e far sì che le parti rispettino le proprie responsabilità" in base alla risoluzione Onu 1701, che si riferisce ai rapporti tra Hezbollah e Israele.
Residenti Gaza potranno spostarsi dal sud e centro verso il nord da sabato
Hamas ha annunciato con un comunicato che gli abitanti della Striscia di Gaza potranno spostarsi dal sud e dal centro verso il nord a partire da sabato. Il comunicato riporta istruzioni dettagliate, tra cui la direttiva di spostarsi solo con veicoli, che saranno esaminati da dispositivi a raggi X. Viene inoltre spiegato che a partire da sabato 8 febbraio saranno consentiti gli spostamenti a piedi. Quattro mesi fa, l'IDF ha iniziato a operare nel nord di Gaza e ha chiamato i residenti a evacuare, cosa che molti hanno fatto. Durante questi mesi, l'esercito non ha permesso alcun movimento dal sud della Striscia verso nord. A riferirne è la Tv Alaraby citando un esponente di Hamas.
Houthi, 'definiti terroristi da Usa per aver difeso palestinesi oppressi'
I ribelli Houthi dello Yemen hanno accusato Washington di averli designati come “organizzazione terroristica” per aver sostenuto il “popolo palestinese oppresso”. “La designazione americana prende di mira tutto il popolo yemenita e la sua onorevole posizione a sostegno del popolo palestinese oppresso - si legge in una dichiarazione degli Houthi citata dal canale televisivo Al-Masirah, affiliato ai ribelli - Questo riflette il grado di parzialità dell'attuale amministrazione americana a favore dell'entità sionista usurpatrice”.
Hamas, domani forniamo i nomi dei 4 rilasciati di sabato
Il capo della fazione di Hamas in Cisgiordania, Zahar Jabarin, ha dichiarato al canale qatariota al-Arabi che "domani saranno forniti ai mediatori i nomi dei quattro rapiti che saranno rilasciati sabato nel secondo gruppo della prima fase dell'accordo".
Hezbollah, se Israele non si ritira il 26 viola accordi
Hezbollah afferma che, se le forze israeliane non si ritireranno completamente dal Libano entro domenica, come stabilito dall'accordo di cessate il fuoco, questo rappresenterebbe una "palese" violazione dell'accordo. Hezbollah aggiunge che le notizie sui piani per prolungare la presenza militare di Israele in Libano oltre la scadenza invitano la leadership politica libanese a fare pressione sui Paesi che sponsorizzano il cessate il fuoco affinche' ne garantiscano l'attuazione. Gli Stati Uniti e la Francia sono i principali mediatori dell'accordo.
Iran, attacco a Israele ha distrutto colloqui nucleare con Usa
L'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 ha "distrutto" i colloqui pianificati con gli Stati Uniti per resuscitare l'accordo sul nucleare del 2015 revocato durante il primo mandato presidenziale di Donald Trump nel 2018. Lo affermato il vicepresidente per gli affari strategici iraniano, Mohammad Javad Zarif, parlando al World Economic Forum. I colloqui avrebbero dovuto iniziare il 9 ottobre per rilanciare il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), che lui stesso ha contribuito a negoziare nel 2015 come ministro degli Esteri, ha affermato Zarif, citato da Middle East Eye. "Non sapevamo del 7 ottobre... Avremmo dovuto avere un incontro con gli americani sul rinnovo del Jcpoa il 9 ottobre, che è stato minato e distrutto da questa operazione", ha detto alla conferenza. "Spero che questa volta un 'Trump 2' sarà più serio, più mirato, più realistico", ha quindi affermato Zarif, aggiungendo che se l'Iran avesse voluto costruire un'arma nucleare, avrebbe potuto "farlo molto tempo fa".
Netanyahu: Musk "ingiustamente diffamato" per suo saluto
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha difeso il magnate americano della tecnologia Elon Musk, ritenendo che fosse stato "ingiustamente diffamato" per il suo gesto compiuto all'investitura di Donald Trump che i critici hanno definito un saluto nazista. "Elon è un grande amico di Israele", ha scritto Benjamin Netanyahu su X, il social network di proprietà di Musk. Il miliardario, che il Presidente Trump ha incaricato di ridurre le spese del governo americano, "ha sostenuto ripetutamente e con forza il diritto di Israele a difendersi dai terroristi genocidi e dai regimi che cercano di annientare l'unico stato ebraico", ha aggiunto il Primo Ministro israeliano. Ha ricordato la visita di Elon Musk in Israele nel novembre 2023, poco dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Questo viaggio è stato il risultato di un altro litigio, durante il quale il proprietario di Tesla era gia' stato accusato di antisemitismo. Elon Musk aveva approvato un messaggio che accusava il popolo ebraico di "odio per i bianchi", definendolo "verità esatta". Si è poi scusato. La sua piattaforma è stata accusata di diffondere l'antisemitismo e altre forme di razzismo da quando ha assunto il comando nel 2022. Durante la sua visita in Israele, Elon Musk aveva visitato un kibbutz attaccato da Hamas, insieme a Netanyahu. Aveva anche incontrato il Presidente israeliano Isaac Herzog, che gli aveva ricordato il suo "ruolo enorme" nella lotta contro l'antisemitismo.
Merz: "Farò in modo che Netanyahu non sia arrestato in Germania"
Il leader conservatore e favorito alle elezioni anticipate del mese prossimo in Germania, Friedrich Merz, ha detto che si impegnerà a lavorare nell'Ue per garantire che il mandato di arresto della Corte penale internazionale contro Benyamin Netanyahu, sebbene "probabilmente corretto secondo il diritto internazionale", non venga eseguito sul suolo tedesco o dell'Ue. Secondo Merz, è "inimmaginabile" che un capo di governo israeliano "eletto e democraticamente legittimo" non possa visitare la Germania. "Ecco perché farò tutto ciò che è in mio potere per garantire che il mandato della Cpi non venga eseguito qui", ha affermato. L'attuale governo tedesco non si è impegnato a rispettare il mandato qualora Netanyahu si recasse in Germania, citando la nota responsabilità storica di Berlino per l'Olocausto. Merz ha aggiunto comunque che se sarà eletto porrà fine a quello che ha definito un "divieto de facto (tedesco) di esportazione di armi" verso Israele. "Ciò di cui Israele ha bisogno per il suo diritto all'autodifesa, lo otterrà".
Hezbollah: "Non accetteremo alcun rinvio del ritiro israeliano"
Ogni rinvio della scadenza di 60 giorni per il ritiro di Israele dal sud del Libano sarebbe una "flagrante violazione dell'accordo, una continua violazione della sovranità libanese", ha affermato Hezbollah in una nota, aggiungendo che questa situazione deve essere risolta "dallo Stato con tutti i mezzi e metodi garantiti dalle convenzioni internazionali per recuperare il territorio". Nella nota, riferisce il quotidiano libanese l'Orient le Jour online, si afferma che "alcune fughe di notizie sul rinvio del ritiro del nemico e sulla sua permanenza più lunga in Libano obbligano tutti, in particolare l'autorità politica in Libano, ad agire efficacemente e a rispettare gli ultimi giorni della scadenza per garantire l'attuazione del ritiro completo e dello spiegamento delle truppe". "L'esercito libanese deve occupare fino all'ultimo centimetro del territorio libanese, nonché il rapido ritorno degli abitanti nei loro villaggi, senza permettere ad alcuna scusa o pretesto di prolungare l'occupazione", si legge inoltre nella dichiarazione. "Non accetteremo alcuna violazione dell'accordo e degli impegni, e qualsiasi tentativo di fuga con falsi pretesti sarà respinto", afferma infine Hezbollah, chiedendo "il rigoroso rispetto dell'accordo senza alcuna concessione".
Media: "Idf non si ritirerà dal sud del Libano completamente"
Le forze dell'Idf rimarranno ancora in alcune parti del Libano meridionale anche dopo la scadenza dei 60 giorni dell'accordo di cessate il fuoco, il 27 gennaio. L'Idf ritiene che l'esercito libanese non abbia ancora completato il suo dispiegamento. Lo riferisce Ynet. "La valutazione è che Israele non si ritirerà da tutto il Libano meridionale e, in ogni caso, se resteremo, ciò avverrà in coordinamento con l'amministrazione Trump", ha detto un alto funzionario di Gerusalemme. Questa sera il gabinetto di sicurezza politica si riunirà anche per discutere se l'Idf completerà il ritiro dal territorio libanese questa domenica o mantenere le forze in nell'area. Hezbollah ha annunciato che "il periodo di 60 giorni per il ritiro definitivo di Israele dal territorio libanese scadrà domenica e che l'accordo dovrà essere pienamente e integralmente attuato. Non saranno accettate violazioni da parte dell'Idf".
Iran contro Trump: "Houthi tra gruppi terroristici è pretesto"
L'Iran ha contestato gli Usa dopo che il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per reinserire gli Houthi yemeniti nella lista delle organizzazioni terroristiche. "L'azione del Dipartimento di Stato degli Usa è un pretesto per imporre sanzioni inumane contro la nazione dello Yemen" ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmail Baghaei, come riferisce Mehr. Esprimendo sostegno per il popolo yemenita, il funzionario ha aggiunto che la scelta della nuova amministrazione di Washington "è in linea con il sostegno dell'ex governo degli Usa nel genocidio di 15 mesi contro i palestinesi e il popolo di Gaza".
Fuggita da Khan Yunis, famiglia palestinese si ritrova a Trieste
Avevano lasciato Khan Yunis, città nel sud di Gaza, lo scorso aprile ed erano fuggiti verso l'Egitto. Weam, 20 anni, era incinta di nove mesi. La sua primogenita, Giulia, era gravemente malata e necessitava di cure. Lei e la bimba erano quindi riuscite a partire per raggiungere Trieste, mentre il marito Muhammad, 28 anni, era rimasto in Egitto. A distanza di 9 mesi oggi Muhammad ha potuto riabbracciare Weam e Giulia e conoscere anche la piccola Maya, nata il giorno dopo l'arrivo di Weam a Trieste. Ad attenderlo stamani all'aeroporto di Ronchi dei Legionari, oltre a moglie e figlie, c'era anche un mazzo di 9 rose rosse, una per ogni mese di lontananza. La famiglia palestinese era stata evacuata in Egitto con l'aiuto dell'organizzazione Gaza Kinder Relief. Le bombe israeliane avevano distrutto la loro casa a Khan Yunis. Mentre fuggiva verso l'Egitto, Giulia aveva rischiato di morire per aver inalato il fosforo bianco sganciato dagli aerei israeliani sulla zona densamente popolata dell'enclave palestinese. Weam era poi arrivata a Trieste con un volo umanitario e, subito dopo essere giunta in Italia, aveva dato alla luce Maya. Ci sono voluti nove mesi per il ricongiungimento familiare di Muhammad con la famiglia, del quale si è occupata la Comunità di Sant'Egidio.
Libano, ministro Esteri saudita arrivato a Beirut: prima visita in 15 anni
Il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan, è atterrato a Beirut per incontrare la nuova leadership libanese in quella che è la prima visita di un esponente della monarchia del Golfo in 15 anni. "Il ministro degli Esteri del regno dell'Arabia Saudita, Faisal bin Farhan, è arrivato all'aeroporto internazionale Rafic Hariri", ha riferito l'agenzia di stampa libanese Nna.
A Beirut, bin Farhan ha in agenda colloqui con il nuovo presidente, Joseph Aoun, ed il primo ministro incaricato, Nawaf Salam. "Dovremo vedere azioni concrete, avremo bisogno di vedere vere riforme, avremo bisogno di vedere un impegno nei confronti del Libano che guardi al futuro, non al passato, affinché possiamo aumentare il nostro impegno", ha affermato il ministro al Forum di Davos prima di arrivare nel Paese dei cedri.
Israele chiede rilascio di Arbel Yehud
"Israele ha richiesto ai mediatori che Hamas garantisca il rilascio di Arbel Yehud, rapita il 7 ottobre dal kibbutz Nir Oz", temendo che i terroristi rimandina la liberazione come hanno già fatto domenica scorsa, quando è tornato in libertà il primo gruppo di tre ostaggi, civili e donne. L'intelligence ritiene che Arbel, 29 anni, sia attualmente prigioniera a Khan Younis (sud della Striscia) di un'organizzazione salafita collegata alla Jihad islamica palestinese. Insieme con la giovane, sabato dovrebbero essere liberate tre delle cinque soldatesse osservatrici rapite nella base militare di Nahal Oz. Nel frattempo fonti militari israeliane hanno riferito che, nonostante la tregua in corso, l'Idf ha eliminato Akran Atef Farhan Zanon, un miliziano della Jihad islamica palestinese nel sud della Striscia di Gaza.
Carro armato israeliano uccide due palestinesi a Rafah
Un carro armato israeliano ha ucciso due palestinesi a ovest di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Lo ha affermato la difesa civile di Gaza, secondo quanto riportato dalla Reuters online. Si tratterebbe dello stesso episodio attribuito in precedenza a un attacco di artiglieria.
Coloni israeliani piazzano roulotte nella valle del Giordano
Coloni israeliani hanno piazzato delle roulotte sulle terre di cittadini palestinesi a ovest del villaggio di Bardala, nella valle settentrionale del Giordano. Fonti locali hanno riferito che un gruppo di coloni israeliani ha spianato la terra e ha portato le roulotte negli ultimi due giorni. Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa aggiungendo che i coloni sono a poche centinaia di metri di distanza da un altro avamposto in cui si sono insediati circa un mese fa. Negli ultimi giorni, ci sono stati intensi scontri scoppiati tra coloni e residenti locali che hanno cercato di impedire che le loro proprietà venissero attaccate e il bestiame rubato.
Dopo mezzanotte Hamas darà a Israele nomi 4 rapite da rilasciare
Questa sera dopo mezzanotte in Israele dovrebbe arrivare l'elenco delle 4 donne su 7 ancora in ostaggio a Gaza che saranno liberate sabato. Nella stessa giornata Hamas dovrebbe consegnare l'elenco completo dei 33 rapiti - vivi o morti, che rilascerà nella prima fase dell'accordo.
Netanyahu difende Musk su saluto romano, "è amico di Israele"
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha difeso Elon Musk dopo le polemiche scatenate dal suo saluto nazista durante l'insediamento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. "Elon è un grande amico di Israele. Ha visitato Israele dopo il massacro del 7 ottobre, in cui i terroristi di Hamas hanno commesso la peggiore atrocità contro il popolo ebraico dai tempi dell'Olocausto", ha affermato il presidente israeliano sui social. Netanyahu rispondeva a un altro post di Musk su X, di sua proprietà, in cui sosteneva di essere stato definito "nazista" da "estremisti di sinistra che elogiano Hamas". "Da allora, (Musk) ha ripetutamente e con forza sostenuto il diritto di Israele a difendersi dai terroristi genocidi e dai regimi che cercano di annientare l'unico stato ebraico. Lo ringrazio per questo", ha affermato il leader israeliano. Musk, che ha avuto uno stretto rapporto con Trump fin dall'inizio della campagna, è stato uno degli ospiti speciali alla cerimonia di insediamento tenutasi lunedi' a Washington, insieme ai proprietari delle principali aziende tecnologiche del Paese. Nel suo discorso, il Ceo di Tesla e SpaceX ha scatenato enormi polemiche alzando il braccio verso il cielo, in un gesto che molti hanno paragonato al saluto nazista, cosa da lui negata.
In centinaia via da campo profughi Jenin su ordine Israele
Centinaia di persone hanno lasciano il campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, su ordine israeliano: lo ha reso noto un funzionario palestinese.
Decollato da Istanbul il primo volo per Damasco in 13 anni
È decollato dall'aeroporto di Istanbul, questa mattina alle 9 ora locale (le 7 in Italia), il primo volo dalla Turchia alla Siria in circa 13 anni, dopo che i collegamenti aerei erano stati interrotti a causa della guerra civile siriana. Il volo TK 846 della compagnia di bandiera turca Turkish Airlines (THY) è decollato con 349 passeggeri a bordo, riferisce la tv di Stato Trt, pubblicando fotografie di molti viaggiatori con bandiere siriane e turche. Una delle passeggere, Fatma Zehra di 14 anni, ha dichiarato ai giornalisti di essere arrivata in Turchia quando aveva 2 anni e di essere molto felice di andare nel suo Paese di origine con la sua famiglia. "Non ho mai visto il mio Paese. Sono molto emozionata perché lo vedrò per la prima volta. Andremo da Damasco ad Aleppo e lì vedrò mia nonna", ha detto la giovane. Consultando il sito FlightRadar24 è possibile vedere che il volo è in procinto di atterrare nell'aeroporto della capitale siriana. Era dall'aprile del 2012 che non partivano voli da Istanbul a Damasco. La Turkish Airlines ha annunciato la scorsa settimana che i collegamenti aerei sarebbero ripresi il 23 gennaio, programmando tre voli ogni settimana. La compagnia di bandiera turca ha fatto sapere che, a partire da istruzioni comunicate dalle nuove autorità siriane, insediatesi dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, ai cittadini israeliani e iraniani non sarà permesso di volare dalla Turchia alla Siria con i collegamenti aerei della Turkish Airlines.
Media: “Tre palestinesi arrestati da Israele in Cisgiordania”
Tre palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania nelle ultime ore in incursioni separate dell'Idf, tutte nella zona di Ramallah. Gli arresti, scrive Al Jazeera, citando l'agenzia palestinese Wafa, sono avvenuti nei villaggi di Rammun, Silwad e Kobar. Due degli arrestati sono studenti della Birzeit University. In un comunicato dell'Idf di oggi si fa cenno ad alcuni arresti in Cisgiordania in relazione con l'attacco a Funduq del 6 gennaio scorso, nel quale furono uccisi tre israeliani. Non è chiaro se si tratti degli stessi arresti.
Idf: “Nella notte eliminati due terroristi in Cisgiordania”
Le forze di sicurezza israeliane hanno "eliminato" la notte scorsa "due terroristi armati che si erano asserragliati in una struttura a Burqin, nella zona di Jenin", in Cisgiordania: lo ha reso noto l'Esercito (Idf), sottolineando che i due "terroristi erano ricercati per l'omicidio di tre israeliani". "I terroristi eliminati sono Mohamad Nazzal e Katiba Shalabi, residenti a Qabatiya e affiliati al Jihad Islamico - si legge in un comunicato pubblicato su Telegram -. Hanno compiuto l'attacco a Funduq del 6 gennaio 2025, in cui sono stati uccisi tre cittadini israeliani e feriti altri sei". Inoltre, prosegue l'Idf "durante l'operazione, diversi altri terroristi che hanno contribuito all'attacco omicida sono stati arrestati per essere interrogati dall'Isa (il servizio di sicurezza, ndr). Durante l'operazione, un soldato dell'Idf è rimasto lievemente ferito".
Medioriente, Ben-Gvir: "Tregua a Gaza è umiliazione nazionale"
L'ex ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, uscito dal governo Netanyahu, valuta l'accordo di cessate il fuoco con Hamas come un' "umiliazione nazionale". Ben-Gvir è tornato a manifestare la sua ferma opposizione alla tregua a Gaza dopo la diffusione di una notizia secondo cui l'esercito israeliano avrebbe ordinato ai soldati di rimuovere i graffiti nel centro di Gaza che potrebbero essere offensivi per i palestinesi. Per l'ex ministro della Sicurezza, il presunto ordine e' una "vergogna". In un post su X ha sottolineato che "questo non è solo uno sconsiderato accordo di resa, è anche un'umiliazione nazionale", aggiungendo che "dobbiamo fermare questa umiliazione e tornare immediatamente alla guerra e distruggere i nostri nemici".
Medioriente, Rubio sente Netanyahu: "Fermo sostegno a Israele"
Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha promesso "fermo sostegno" a Israele in una telefonata con il primo ministro dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu. Lo riferisce la portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, spiegando che Rubio ha parlato con Netanyahu per "sottolineare che mantenere fermo il sostegno degli Stati Uniti a Israele è una delle massime priorita' del presidente Trump". Rubio si e' inoltre "congratulato con il primo ministro per i successi di Israele contro Hamas e Hezbollah e si è impegnato a lavorare instancabilmente per aiutare a liberare tutti gli ostaggi rimasti prigionieri a Gaza", ha aggiunto la portavoce.