Georgia, la presidente Zourabichvili a Sky TG24: porrò veto legge contro agenti stranieri

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Giorgia De Benetti

Giorgia De Benetti

"Il sospetto tra i cittadini è che stiano creando degli ostacoli artificiali nel nostro percorso verso l’Unione Europea", spiega la leader georgiana. E sull'Ucraina: "Abbiamo molte analogie perché abbiamo attraversato la stessa storia, con diversi imperi russi, sovietici, ma abbiamo avuto sempre atteggiamenti diversi"

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Il premier slovacco Robert Fico è stato vittima di un attacco, cosa ne pensa? Teme che qualcosa di analogo possa accadere anche in Georgia?

È una tragedia, ed è una tragedia soprattutto se si tratta di violenza politica. Non so come stanno andando le indagini, ma se si tratta di violenza politica è un segno molto brutto. Così in Europa noi non abbiamo avuto nessuna di queste esperienze in passato, nonostante ci sia stata una polarizzazione, come c’è adesso ovunque in Europa o negli Stati Uniti, ma non abbiamo una storia di violenza politica e non auguro a nessun paese queste tragedie. 

Lei ha manifestato l’intenzione di porre il veto sulla legge sugli agenti stranieri ci può spiegare il perché e cosa non condivide di questa legge.

Perché intendo mettere il veto a questa legge per la sesta volta, l’ho già dichiarato molto tempo fa, prima dello status della candidatura, che avrei posto il veto a qualsiasi proposta di legge che va contro lo spirito delle raccomandazioni europee, perché sarebbe stato solo un ostacolo nell’avanzamento verso la membership europea. Questo è il mio dovere, nella costituzione c’è un articolo che ci obbliga a fare proprio questo, a incanalare tutti i nostri sforzi verso questa direzione e quindi lo farò di nuovo con questa proposta di legge che chiaramente è antieuropea ed è stata classificata come tale da tutti: dall’Europarlamento, dalla Commissione e da tutti i nostri partner europei e dal popolo georgiano che ha capito molto bene che questa è una legge che imita quello che è avvenuto in Russia dove la società civile è stata repressa durante le proteste, come anche la stampa. Anche se noi non siamo la Russia, non c’è alcun motivo in questo momento mentre andiamo verso l’apertura per i negoziati di accesso per rimettere di nuovo una legge che già l’anno scorso è stata respinta e su cui le autorità hanno fatto dietro front promettendo di non riportarla mai più in discussione. Perché quindi fare questo quando adesso ci si aspettata che noi lavorassimo sulle riforme europee per il Paese, sul sistema giudiziario, su altre riforme che sono sulla nostra agenda se vogliamo avere questo esito alla fine dell’anno: non è logico, non è europeo e non è democratico.

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Il parlamento ha comunque la volontà di approvare questa legge secondo lei perché?

Il sospetto tra i cittadini e che stiano creando degli ostacoli artificiali nel nostro percorso verso l’Unione Europea. È questo che avete visto, le persone per ben 37 giorni dire sì all’Europa e no alla legge russa. Sul fatto che questa legge sia contraria all’Europa non c’è bisogno di altre spiegazioni, ci sono stati tanti anni di propaganda di diverso tipo e si legge ormai tra le righe.

 

È chiamata “legge russa” perché una legge analoga fu approvata in Russia nel 2012. Le proteste che stanno avvenendo adesso in Georgia ricordano quelle di Maidan Square in Ucraina: trova che ci siano delle analogie?

Le proteste non sono simili secondo me, adesso tutti parlano di piazza Maidan perché è un paragone semplice da fare, perché era molto nota, ma questa è una cosa molto georgiana, è il modo in cui la Georgia si è difesa durante gli anni. Durante l’Unione Sovietica nel ‘78 ci furono enormi manifestazioni, quando la Georgia protestò contro gli emendamenti alla costituzione sovietica in quanto la privarono della sua lingua nazionale ed ebbero successo queste manifestazioni, e ogni volta che c’è stata in gioco l’identità o l’indipendenza o il tenore di vita, lo sviluppo del Paese, ci sono sempre state delle grandi manifestazioni che hanno poi indirizzato la vita del Paese e lo abbiamo fatto nonostante l’occupazione, nonostante la guerra, perché la Georgia non ha mai cambiato il suo cammino verso l’Europa per un buon motivo. Questo è il modo in cui questa popolazione difende la propria indipendenza e la propria identità.

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Cosa si aspetta da Bruxelles? Pensa che la Georgia sia stata abbandonata?

Assolutamente no, perché tutti sono stati qui, ci sono state tante visite e ci aspettiamo che vengano anche degli italiani. Per questo chiederò ancora attenzione, presenza, ma le decisioni che dobbiamo prendere dobbiamo prenderle noi ed è per questo che il pubblico qui ha capito molto bene, ed è per questo che sta facendo quello che può per esprimere la propria opinione, cioè protestare in piazza ma pacificamente. Non si faranno reprimere, intimidire, perché sono proteste pacifiche. La nostra risposta, la risposta del Paese, ce l’avremo con le elezioni del 26 ottobre, perché allora in una democrazia si potrà dire che tipo di futuro si vuole e la domanda in questione è proprio sì all’Europa o no all’Europa, e allora i nostri amici europei dovranno affrontare le conseguenze. Se noi diremo sì, chiaramente sì, all’Europa dovranno aprire le prossime fasi, come promesso. Se diremo no all’Europa, cosa che dubito, potranno adottare tutte quelle sanzioni di cui parlavano. Ci devono però dire chiaramente cosa significherà per loro la nostra scelta, ma non dovranno in alcun modo influire sulle nostre decisioni.

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Ha parlato con il presidente Zelensky. Volevo sapere com’era andata e quale analogie vede tra i due Paesi?

Abbiamo molte analogie perché abbiamo attraversato la stessa storia, con diversi imperi russi, sovietici, ma abbiamo avuto sempre atteggiamenti diversi. Ci sono state tre guerre con la Russia quindi sappiamo di cosa parliamo, ma questa situazione è molto diversa, la Georgia non è l’Ucraina, non è delle stesse dimensioni, della stessa estensione, non ha lo stesso tipo di popolo e quindi questo paragone non aiuta. Ma quello che è molto chiaro è che c’è stata sempre tanta solidarietà tra i georgiani e gli ucraini e ogni volta che c’è stata una situazione difficile ho chiamato il presidente, o i suoi assistenti, o abbiamo parlato sui social. Ci sono stati questi discorsi per esprimere la solidarietà del popolo georgiano e loro viceversa hanno fatto la stessa cosa con noi dopo aver visto queste manifestazioni in piazza e il fatto che adesso siamo in un momento critico.

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