Medioriente, Israele: ritiro truppe dal sud di Gaza per preparare attacco a Rafah

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L'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia, dopo circa 4 mesi di forti combattimenti. "Non è Israele a impedire un accordo ma Hamas", ha detto il premier israeliano. A sei mesi dall'inizio della guerra, centomila persone sono scese in piazza a Tel Aviv per chiedere la liberazione degli ostaggi e le elezioni anticipate. Alla Farnesina unione tra Katz e Tajani per Food for Gaza

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"Ho detto chiaramente alla comunità internazionale: non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi". Lo ha detto il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, nella riunione di governo. "Questa - ha aggiunto - è la politica del governo israeliano e accolgo con favore il fatto che l'amministrazione Biden abbia chiarito l'altro giorno che questa è anche la sua posizione". "Vorrei chiarire ancora una cosa: non è Israele a impedire un accordo ma Hamas. Le sue richieste estreme hanno lo scopo di porre fine alla guerra e lasciare intatta" la fazione islamica, ha aggiunto. 


Nella notte Israele ha ritirato tutte le truppe di terra dal sud della Striscia di Gaza, dopo quattro mesi consecutivi di combattimenti nell'area di Khan Yunis. Lo riferisce il Times of Israel, sottolineando che solo la brigata Nahal rimane nell'enlave palestinese. Questa brigata ha il compito di proteggere il cosiddetto Corridoio Netzarim, che attraversa Gaza dall'area di Beeri, nel sud di Israele, fino alla costa. Centomila persone sono scese in piazza ieri a Tel Aviv, per chiedere la liberazione degli ostaggi, le dimissioni del premier Netanyahu e le elezioni anticipate. L'Iran minaccia Israele in risposta all'attacco del primo aprile a Damasco: "L'attacco israeliano non rimarrà senza risposta. La vendetta dell'Iran è inevitabile e Teheran deciderà come e quando effettuare l'operazione di rappresaglia". A dirlo il capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane Mohammad Bagheri.


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Unrwa, cosa è e come funziona l'agenzia Onu per i palestinesi

È stata per molto tempo un'ancora di salvezza vitale nella  Striscia di Gaza e motivo di contesa con Israele, molto prima che alcuni  dipendenti dell'agenzia fossero accusati di essere coinvolti  nell'assalto di Hamas del 7 ottobre scorso. Offre una serie di servizi  sociali alle persone registrate come rifugiati palestinesi nelle guerre  risalenti al periodo della nascita dello Stato di Israele: costruisce e  gestisce scuole, cliniche mediche, rifugi e fornisce cibo, assistenza  abitativa e prestiti di emergenza LEGGI

Guerra Medioriente, Tajani a Katz: cessate il fuoco e rilascio ostaggi

Iraq invierà 10 mln di litri di carburante a Gaza e curerà i palestinesi feriti

L'Iraq ha accettato di inviare 10 milioni di litri di carburante nella Striscia di Gaza a sostegno del popolo palestinese. Lo ha annunciato in una nota il primo ministro Mohammed Shia al-Sudani. L’Iraq ha anche accettato di accogliere i palestinesi feriti da Gaza e di fornire loro cure negli ospedali statali e privati.

Standing ovation in sinagoga Milano per Segre e Cenati

Durante la cerimonia per i sei mesi dagli attacchi di Hamas, la sinagoga di Milano si è levata in una standing ovation e ha applaudito Milo Hasbani, vice Presidente Ucei, unione delle comunita' ebraiche, quando Hasbani, intervenendo, ha ringraziato "Roberto Cenati e Daniele Nahum, che si sono dimessi e non sono rimasti attaccati alla poltrona, perché non hanno accettato che si dica che Israele io ho male a ripetere questa parola: il genocidio è un'altra cosa". Cenati ha lasciato la presidenza Anpi mentre Nahum è andato via dal Pd per approdare nel gruppo dei Riformisti in consiglio comunale a Milano proprio in polemica con le loro organizzazioni per l'uso del termine genocidio in relazione alla guerra a Gaza. Anche la senatrice a vita Liliana Segre, a sua volta omaggiata da una standing ovation, si è alzata in piedi per applaudirli.

Al Sisi incontra il capo della Cia William Burns per cessate il fuoco

Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha incontrato oggi il direttore della Cia, William Burns, per fare il punto sugli sforzi congiunti egiziano-qatarini-americani per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo fa sapere il portavoce della presidenza egiziana. All'incontro ha partecipato anche il capo dell'intelligence egiziana, generale Abbas Kamel. Durante l'incontro sono stati esaminati gli ultimi sviluppi sul terreno, sottolineando - riferisce il portavoce - "la necessità cruciale di intensificare gli sforzi per ripristinare la calma e fermare l'escalation militare". Il presidente Al Sisi ha sottolineato l'urgenza di aumentare il flusso immediato e illimitato di aiuti umanitari e soccorsi. Burns, secondo la presidenza egiziana, ha concordato sull'"importanza vitale della protezione dei civili e la gravità dell'escalation militare nella città palestinese di Rafah, rifiutando categoricamente lo sfollamento dei palestinesi dalle terre".

Guerra a Gaza, cosa prevede la risoluzione Onu per il cessate il fuoco: il testo

Il  documento approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è  vincolante per gli Stati membri, ma Israele ne ha già ignorati altri in  passato. La risoluzione condanna gli attacchi ai civili e i rapimenti,  ma non cita mai direttamente Hamas. IL DOCUMENTO

Cogat, '322 camion d'aiuti entrati oggi a Gaza, numero più alto da inizio guerra'

 Il Coordinatore israeliano delle attività governative nei Territori (Cogat) ha annunciato che "oggi sono stati ispezionati e trasferiti a Gaza 322 camion di aiuti umanitari. Si tratta del numero più alto di camion di aiuti trasferiti a Gaza in un giorno dall'inizio della guerra".

In 50 mila manifestano fuori dalla Knesset per i 6 mesi di prigionia degli ostaggi

Almeno 50.000 manifestanti sono fuori dal palazzo della Knesset a Gerusalemme, alla manifestazione di massa di stasera per i sei mesi di prigionia per i 133 ostaggi ancora a Gaza. Lo ha riferito un portavoce del Forum sugli ostaggi e le famiglie scomparse che ha organizzato l'evento.

Bando per collaborazione con Israele, cosa succede all’Università di Torino?

Tensione per la decisione del Senato accademico di non partecipare al bando ministeriale di collaborazione con Israele. LEGGI L'ARTICOLO

Gallant: ritiro da Sud Gaza per preparare attacco a Rafah

Il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant ha spiegato che il ritiro delle truppe da Khan Yunis, nel sud della Striscia di gaza, serve a "preparare il prosieguo delle missioni" e in particolare una operazione a Rafah. "Le nostre forze si preparano a proseguire la loro missioni nella zona di Rafah", si legge in una nota del ministero. Si tratta della citta' all'estremo sud della Striscia dove oltre 1,5 milioni di abitanti di Gaza ha trovato rifugio dall'inizio della guerra e che l'intera comunita' internazionale sta chiedendo da tempo di non attaccare. 

Israele, Tajani incontra Katz: accordo su programma d'aiuti a popolazione Gaza


Giovani ebrei: non ci sentiamo al sicuro nelle università

"Anche i giovani ebrei d'Italia, che io rappresento, stanno combattendo la loro battaglia sottile e non violenta. Una battaglia di democrazia e diritti civili che ha luogo nelle aule e nelle strade quando dobbiamo nascondere le nostre abitudini, rivedere le nostre amicizie e quando non ci sentiamo sicuri all'interno delle nostre università". Lo ha detto Anna Tognotti, tesoriere Ugei, Unione giovani ebrei d'Italia, durante un evento organizzato alla Sinagoga di Milano a sei mesi dall'attacco di Hamas del 7 ottobre. 

Gaza, gli aiuti umanitari dal cielo non bastano. Onu: "Carestia quasi inevitabile"

Giordania,  Egitto ed Emirati Arabi stanno già inviando scorte paracadutate di beni  di prima necessità. Gli Stati Uniti dovrebbero aggiungersi a loro nelle  prossime ore. Ma a Washington c'è chi parla di "una goccia  dell'oceano". A Israele si chiede di potenziare gli arrivi via terra,  meno costosi, più efficaci e meno pericolosi di quelli via aria. LEGGI

Katz a Tajani, priorità rilascio rapiti e distruzione Hamas

"Sono stato felice di incontrare il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani a Roma. Gli ho chiesto di agire e di sostenere lo Stato di Israele per garantire che non venga presa alcuna decisione sul cessate il fuoco senza la condizione del rilascio immediato di tutti gli ostaggi. Insieme alle famiglie dei rapiti che mi accompagnavano, gli ho detto che gli obiettivi principali davanti ai nostri occhi sono il rilascio incondizionato di tutti i 133 rapiti e lo smantellamento dell'organizzazione terroristica Hamas". Lo scrive su X il ministro israeliano Israel Katz, postando una foto dell'incontro con Antonio Tajani.

Gallant, 'ritiro perchè Hamas non c'e' più a Khan Yunis'

"Il ritiro delle truppe da Khan Yunis è stato condotto nel momento in cui Hamas ha cessato di esistere come struttura militare in città". Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant secondo cui "Le nostre forze hanno lasciato l'area per prepararsi alle loro future missioni, inclusa la missione a Rafah".

Tajani, 'raccapricciante che donne in ostaggio subiscano violenza'

"I familiari degli ostaggi mi hanno raccontato le loro storie drammatiche. Un conto è il dramma di chi combatte, un altro quello di chi subisce passivamente la violenza assieme alle conseguenze di una guerra.  Particolarmente raccapricciante è che le donne subiscano violenza. In Italia ci battiamo contro i femminicidi e la violenza sulle donne. Anche i prigionieri di guerra devono essere rispettati. Se poi vengono trattati come schiavi del sesso, allora non stiamo più parlando di guerra, ma di è in un momento di violenza disumano che ricorda la Gestapo e le SS". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajano al termine del suo incontro alla Farnesina con il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz.

"Abbiamo parlato anche delle vittime dell'ong colpita l'altro giorno - ha aggiunto Tajani - e il ministro ha ribadito il dispiacere di Israele per quanto accaduto. Stanno accertando i fatti ed era sinceramente rammaricato". 


Guerra Medioriente, Tajani a Katz: cessate il fuoco e rilascio ostaggi

Tajani, Israele per cessate fuoco con liberazione ostaggi

"Israele ribadisce che se c'è la consegna e la liberazione degli ostaggi c'è anche il cessate il fuoco. E' la posizione che loro hanno e certo non si più prescindere dalla liberazione degli ostaggi". In ogni caso, "la reazione deve essere sempre proporzionata quindi mi auguro che si possa arrivare al cessate il fuoco ed evitare un attacco a Rafah ma allo stesso tempo mi auguro che ci possa essere la liberazione degli ostaggi. La liberazione dei rapiti contemporanea alla decisione di non attaccare Rafah è una soluzione che può rappresentare un passo importante verso la pace". Così Antonio Tajani dopo l'incontro con l'omologo Katz. 

Comune Milano, chiediamo liberazione ostaggi di Hamas

"Sono trascorsi 6 mesi dal massacro del 7 ottobre, un evento tragico, un attacco vile e mostruoso, che ha causato morte e dolore. Noi tutti, con una sola voce, dobbiamo chiedere la liberazione degli ostaggi di Hamas". Lo ha detto Elena Buscemi, presidente del consiglio comunale di Milano, in rappresentanza dell'amministrazione, durante la cerimonia per i 6 mesi dagli attacchi del 7 ottobre. "Siamo qui tutti insieme per ricordare le vittime, per non dimenticare chi ancora non è tornato a casa e per manifestare la nostra vicinanza alla comunita' ebraica di Milano e a quella internazionale, che stanno subendo il ritorno di un sentimento inaccettabile di odio nei loro confronti - ha aggiunto - l'antisemitismo non deve mai avere cittadinanza, va ribadito con forza in un momento in cui, purtroppo, in molti cercano di strumentalizzare e soffiare sul fuoco". In questo momento, ha concluso, "coloro che in Europa e nel mondo hanno il privilegio di non patire direttamente il dolore, di non vedere gli orrori che hanno visto il 7 ottobre, di non vivere sotto i missili e le bombe continuamente, di potere immaginare un futuro di speranza, devono provare a disinnescare l'odio, agevolare il confronto anche quando sembra impossibile e vigilare contro "le parole malate". Essere con la comunità ebraica non deve significare essere contro qualcun altro".

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