Il disegno 446, firmato in legge nell'ottobre, si pone in contrasto con la tendenza anti-corsivo che per anni ha caratterizzato lo stato americano
Non è più così scontato imparare a scrivere in corsivo nel corso dei primi anni di scuola. La rivoluzione digitale ha avuto un grande impatto sui sistemi educativi globali, portando in diverse zone del mondo alla quasi estinzione del corsivo, a favore dell’insegnamento della dattilografia. Eppure, in California il vento sta cambiando: il disegno 446, firmato in legge nell'ottobre, si pone in contrasto con la tendenza anti-corsivo che per anni ha caratterizzato lo stato americano.
Le ragioni alla base della nuova legge
A partire da quest’anno, saranno due milioni e mezzo i bambini californiani, di età compresa tra i sei e i dodici anni, a dover seguire lezioni di scrittura in corsivo. La proposta, divenuta legge, è stata avanzata dall'ex insegnante di scuola elementare Sharon Quirk-Silva, con l’obiettivo di migliorare lo sviluppo intellettuale dei più piccoli. “La capacità di firmare il proprio nome in corsivo è importante per future domande di lavoro, per compilare assegni, firmare moduli medici, ottenere patenti di guida e votare”, sostiene Quirk-Silva. L’ex maestra non è la sola a essere convinta dei grandi vantaggi di imparare a scrivere il corsivo. “Se vuoi che tuo figlio abbia la capacità ottimale di apprendere, ricordare e sintetizzare le informazioni, vorrai che si concentri sulla scrittura a mano e sul corsivo”, ha detto il sovrintendente del distretto scolastico unificato di Stockton, la dottoressa Michelle Rodriguez, aggiungendo: “L'uso di carta e penna consente di avere più agganci per i ricordi e per l'apprendimento”.
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Prima della legge
Nel 2010, le scuole elementari statunitensi hanno applicato i Common Core Standards, che prevedevano un potenziamento dell’uso del computer, ma nessun riferimento alla scrittura corsiva – competenza assente spesso anche tra i docenti.
Anche in Italia la situazione è critica: una ricerca condotta nel 2023 dal Policlinico Umberto I, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, aveva evidenziato l’incapacità di un alunno romano su cinque di scrivere in corsivo.