Missione Aspides contro attacchi Houthi, le regole e i Paesi Ue che parteciperanno
L'Unione europea sta preparando un'azione corposa per difendersi dal gruppo armato yemenita. Il progetto punta a ripristinare e mantenere la sicurezza in un tratto che va ben oltre il Mar Rosso, abbracciando un'area di navigazione che dal canale di Suez arriva fino allo stretto di Hormuz
- Una missione corposa, armata, destinata ad avere una sua durata che, quasi sicuramente, andrà ben oltre l'eventuale fine del conflitto in Medio Oriente. La missione Aspides che l'Unione europea sta preparando per difendersi dagli Houthi su spinta - in particolare - di Italia, Francia e Germania, coprirà un tratto di mare che va ben oltre il Mar Rosso, abbracciando un'area di navigazione che dal canale di Suez arriva fino allo stretto di Hormuz
- Al momento nell'area che lambisce il golfo di Aden sono presenti due missioni. La prima è l'Operazione Atalanta, istituita nel 2008 contro gli attacchi dei pirati alle navi mercantili al largo delle coste somale. Missione alla quale partecipa l'Italia e al cui comando attualmente c'è la Spagna
- La seconda operazione è la Emasoh/Agenor, nata su iniziativa francese, attiva nello Stretto di Hormuz, tra la Penisola arabica e l'Iran e con un comando operativo ad Abu Dhabi. Aspides potrebbe usare navi, personale ed equipaggiamenti proprio della missione Agenor, dando vita quindi ad un'operazione dal perimetro molto più largo
- La missione Aspides (scudi) fa perno su un recente mandato delle Nazioni Unite e sugli articoli 42, 43 e 44 del Trattato dell'Unione europea (Tue). L'articolo 42 prevede l'uso di mezzi "civili e militari in missioni all'esterno dell'Ue per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai principi della Carta Onu".
- L'articolo 44 dà la possibilità di affidare a un gruppo di Paesi membri, volontari e con capacità adeguate, tali interventi. La missione prevede l'abbattimento di droni, missili e qualsiasi altra arma diretta contro le navi mercantili. Non prevede attacchi in territorio yemenita, come accade invece per la Prosperity Guardian guidata dagli Usa. Saranno oggetto di discussione eventuali reazioni ad attacchi di navi militari nemiche
- Il numero complessivo dei Paesi coinvolti non è ancora stato certificato. Al di là di Italia, Francia e Germania sembra pressoché certo che chi partecipa alla missione Agenor ci sarà: Portogallo, Danimarca, Grecia e Paesi Bassi. Il Belgio ha detto che parteciperà, Irlanda e Spagna invece non invieranno né navi né uomini
- Una nave della Marina italiana, in fase di programmazione, dovrebbe partecipare ad Aspides. Una seconda fregata, per la rotazione, potrebbe essere coinvolta nella missione. Un'altra nave operante nell'area, la 'Martinengo', dal prossimo 8 febbraio sarà al comando dell'operazione Atalanta. Si tratterebbe comunque di una nave della classe Fremm, dotata di sistemi di difesa anti-aerea e di eliche di manovra prodiere che permettono all'imbarcazione una certa agilità anche in spazi stretti
- Aspide sarà una missione quindi "strettamente difensiva" a differenza dell'angloamericana Prosperity Guardian, ma questa rischia di essere una distinzione "puramente semantica": secondo il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, bisognerà vedere cosa stabiliranno le regole d'ingaggio. Si potranno, a esempio, abbordare e controllare le imbarcazioni sospette? "I nostri militari sono molto apprezzati, ma occhio agli armamenti sulle navi: la situazione non è rosea", dice all'Ansa
- Gli assetti che parteciperanno all'operazione, osserva Camporini, "saranno essenzialmente di scorta, in grado di abbattere eventuali ordigni lanciati dalla costa yemenita verso le navi mercantili europee. Difesa contro attacchi, dunque. Ma anche un'azione che va a colpire le sorgenti di fuoco del nemico è difensiva nel principio, anche se offensiva nel mezzo"
- È quello che fanno gli angloamericani che stanno bersagliando le basi degli Houthi nello Yemen: "Le due missioni dovranno comunque coordinarsi per raggiungere gli obiettivi fissati - spiega Camporini - E, anche se non attaccheranno per primi, i mezzi europei presenti nel mar Rosso con i loro sistemi potranno 'illuminare' le minacce che gli alleati di Prosperity Guardian disinnescheranno"
- Voci ipotizzano che il comando di Aspides venga assegnato all'Italia. "Le nostre forze armate - rileva il generale - sono universalmente apprezzate, come dimostrano le responsabilità che abbiamo nelle missioni internazionali in Libano e nei Balcani, ad esempio. E anche le fregate italiane sono moderne e all'altezza. Da verificare, piuttosto, ma questo vale anche per le altre Marine europee, gli armamenti a bordo: le quantità disponibili non sono illimitate, specie dopo il supporto fornito negli ultimi due anni all'Ucraina"