Ecuador nel caos, 13 morti. Noboa dichiara "guerra" ai narcotrafficanti. FOTO
Il Paese è a un passo dalla guerra civile dopo che ieri un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione in uno studio del canale televisivo pubblico prendendo in ostaggio giornalisti e tecnici, poi liberati dalle forze speciali. Il presidente ha dichiarato lo stato di emergenza per 60 giorni, decisione che ha generato una serie di rappresaglie dei narcos con violenze e saccheggi contro istituzioni e forze dell'ordine
- Continua il caos in Ecuador: oggi, 10 gennaio, un'esplosione è avvenuta vicino a un ponte pedonale a nord di Quito. Intanto è salito a 13 morti e 70 arresti il bilancio delle violenze provocate da bande criminali, soprattutto nella provincia di Guayaquil, a seguito dello stato di emergenza introdotto dal presidente Noboa. Secondo El Diario le autorità ancora non forniscono cifre ufficiali
- Guayaquil è stato l'epicentro delle violenze: 29 attacchi a edifici, tra cui 5 ospedali e il canale pubblico TC Television, assaltato da "un commando di terroristi". Nelle immagini trasmesse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social, uomini incappucciati, vestiti con tute sportive, con in mano granate e fucili mitragliatori, hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici, minacciandoli di morte
- "Per favore, sono venuti per ucciderci. Dio non permettere che ciò accada. I criminali sono in onda", ha detto all'AFP uno dei giornalisti in un messaggio su WhatsApp. Gli agenti sono poi riusciti a liberare gli ostaggi e arrestare parte del gruppo degli aggressori
- Tutto è iniziato dopo l’evasione dal carcere di Adolfo Macías, noto come "Fito", considerato il principale boss del narcotraffico del Paese e leader del gruppo criminale Los Choneros. Una fuga che ha spinto il presidente Daniel Noboa a decretare lo stato di emergenza per due mesi su tutto il territorio nazionale. La misura prevede l'immediato intervento dell'esercito in tutte le prigioni ecuadoriane, un coprifuoco notturno fra le 23 e le 5 del mattino e limitazioni alle libertà di riunione e movimento e alla privacy nelle comunicazioni
- Dopo l’assalto alla tv pubblica Noboa ha dichiarato "il conflitto armato interno" e "guerra" ai narcos, ordinando l'evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito e chiedendo per decreto lo spiegamento e l'intervento immediato delle forze di sicurezza contro il crimine organizzato
- Nel decreto a integrazione di quello con cui ha introdotto uno stato di emergenza per 60 giorni, il presidente Noboa ha elencato la presenza sul territorio nazionale di 22 gruppi del crimine organizzato transnazionale, caratterizzati come "organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti"
- L'articolo 3 del decreto ha disposto "l'immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l'integrità". Alle forze dell'ordine l'articolo 4 del decreto ha ordinato l'identificazione e la neutralizzazione dei seguenti gruppi: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones
- La decisione del presidente di adottare lo stato di emergenza, adottata nel tentativo di arginare le violenze, ha generato una serie di rappresaglie dei narcotrafficanti contro istituzioni e forze dell'ordine. In tutto il Paese sono stati segnalati scontri, saccheggi in centri commerciali e auto date alle fiamme
- Il caos si è riversato nelle città con i militari per strada e saccheggi dei centri commerciali. Alcuni hanno filmato uomini armati mentre sparavano a vetture della polizia e diverse macchine bruciate per strada, altri hanno segnalato di bande di criminali che hanno cercato di fare irruzione nelle università per catturare degli ostaggi
- Sono 125 gli agenti di polizia penitenziaria e 14 i funzionari amministrativi dei carceri del Paese a essere ancora ostaggio nelle mani dei criminali
- Un commissariato di Guayaquil è stato colpito da un attentato, mentre due addetti alla sicurezza di un centro commerciale sono stati freddati dai criminali per aver impedito l'accesso ai locali affollati. In tutto 14 persone sono state arrestate. Il trasporto su gomma e la circolazione sono sospese, mentre l'accesso all'aeroporto - che resta aperto - è limitato solo alle persone in possesso di biglietto. Le aree sensibili e i penitenziari sono circondati dalle forze armate
- La banda di criminali che ha preso d'assalto lo studio di un canale pubblico di Guayaquil sarebbe legata al potente cartello messicano di Jalisco nuova generazione (Cjng). Secondo le prime testimonianze, i responsabili del sequestro in diretta che ha dato inizio all'ondata di violenza nel Paese sudamericano farebbero parte della gang dei Tiguerones, che insieme a 'los Lobos' (i Lupi), gestiscono le attività dei narcotrafficanti di Jalisco nella regione.
- Il ministero della Salute dell'Ecuador ha disposto la sospensione a data da destinarsi di tutti i servizi ambulatoriali, ricoveri e interventi chirurgici programmati, sottolineando che nel Paese saranno garantiti solo i servizi di emergenza negli ospedali
- L'Ambasciata d'Italia in Ecuador ha fatto sapere che sta seguendo con la massima attenzione gli sviluppi della situazione in corso e ha raccomandato per qualsiasi situazione di emergenza di utilizzare il numero telefonico +593(0) 999780861. La Francia invita i connazionali a rinviare i viaggi in Ecuador, mentre gli Usa hanno offerto assistenza al governo di Noboa e la Cina ha annunciato la sospensione delle operazioni al pubblico della sua ambasciata e di tutti i consolati presenti nel Paese