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Guerra Israele-Hamas, ondata di disinformazione online dopo l’attacco

Mondo
©IPA/Fotogramma

L’Unione europea ha richiamato i social network ad attivarsi per contrastare la diffusione di contenuti falsi o manipolati a seguito dell’attacco di Hamas il 7 ottobre, e ha aperto un’indagine su X. Tra immagini di videogiochi rilanciate come se fossero un attacco missilistico, false notizie secondo cui l’Ucraina venderebbe armi arrivate dall’Occidente ad Hamas e altro ancora, ecco cosa sta accadendo

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Mentre continua la guerra in Medio Oriente, dopo l’attacco sferrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 e i bombardamenti su Gaza, c’è preoccupazione per la diffusione di notizie, foto e video fuori contesto, non verificate o false. Per questo, nelle scorse ore, l’Unione europea ha richiamato X (l’ex Twitter), Meta (che controlla Facebook e Instagram) e TikTok ad attivarsi per contrastare la diffusione di contenuti falsi o manipolati. Bruxelles ha dato 24 ore di tempo per offrire "una risposta tempestiva, precisa e completa" alle richieste in ambito di disinformazione online. E qualora venisse riscontrata una "non conformità" con le norme Ue, i social potrebbero subire una serie di "sanzioni”. (GUERRA ISRAELE-HAMAS, GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE DI SKY TG24)

L’indagine su X e il Digital Services Act

Il commissario Ue Thierry Breton ha poi comunicato di aver inviato a X una “formale richiesta di informazioni”, primo passo di una indagine per verificare l’aderenza alle disposizioni contenute nel Digital Services Act. Queste norme - come ricordato dalla stessa Commissione nella richiesta di informazioni a X - sono “una pietra miliare nella strategia digitale dell’Ue e impone nuovi standard sulla responsabilità delle piattaforme online sulla disinformazione e l’hate speech”. Lo scopo di queste misure è quello di “creare uno spazio digitale più sicuro in cui siano tutelati i diritti fondamentali di tutti gli utenti”. 

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Alcuni esempi della disinformazione online

I contenuti falsi o manipolati già circolati sui social dallo scoppio della crisi sono diversi: c’è per esempio una falsa immagine di Cristiano Ronaldo con la bandiera della Palestina; un video risalente alla guerra civile in Siria e riproposto invece come attuale, come mostrato dal New York Times. Lo stesso quotidiano statunitense e l’AFP hanno smascherato video di un presunto nuovo attacco missilistico di Hamas, le cui immagini provengono però da un videogioco. È inoltre circolato un video sui social che avrebbe mostrato la fuga dei partecipanti a un festival durante l’attacco di Hamas, che però - come dimostrato da Reuters- è in realtà risalente a un concerto di Bruno Mars di qualche giorno prima. Per contrastare questa ondata di disinformazione online, in molti si sono attivati per monitorare i contenuti falsi o manipolati diffusi su quanto sta avvenendo in Israele. Tra questi anche News Guard: la piattaforma ha infatti aperto il Centro di monitoraggio della misinformazione sul conflitto tra Israele e Hamas, al fine di documentare le principali narrazioni false emerse.

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Le narrazioni false sulla guerra 

NewsGuard ha individuato 15 narrazioni false sulla guerra che si sono diffuse sui principali social network. Inoltre, sottolinea la piattaforma, i sostenitori di entrambe le parti coinvolte nel conflitto hanno spesso diffuso video e foto di guerra decontestualizzati, o hanno spacciato per autentici filmati in realtà manipolati. A tre giorni dall’attacco di Hamas, queste affermazioni avevano già ottenuto 22 milioni di visualizzazioni su X, TikTok e Instagram. Il Centro di monitoraggio ha inoltre sottolineato come su X - finita al centro dell’indagine dell’Ue - ci sono diversi utenti “verificati” che hanno diffuso contenuti falsi o manipolati: ciò significa che sono abbonati al servizio premium della piattaforma e dunque il raggio d’azione dei loro post falsi o fuorvianti viene amplificato dall’algoritmo del social. Tra le altre cose, NewsGuard ha sottolineato come, ad esempio, i media di proprietà del Cremlino e commentatori statunitensi di estrema destra hanno affermato senza fondamento che l’Ucraina avrebbe venduto ad Hamas armi arrivate dall’Occidente.

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