
Gli ultimi mesi di Prigozhin, dal tentato golpe all'esilio in Bielorussia fino alla morte
Il capo della Wagner era a bordo del jet abbattuto il 23 agosto tra Mosca e San Pietroburgo. Per anni uomo di fiducia di Putin, negli ultimi mesi la sua parabola aveva subìto un declino. In contrasto con i vertici militari russi aveva messo i suoi uomini in marcia verso la capitale. La mediazione di Lukashenko aveva risolto la situazione ma da allora il numero uno dei miliziani era un personaggio scomodo

Anche Rosaviatsia, l'Agenzia federale russa per il trasporto aereo, ha confermato la morte di Yevgeny Prigozhin. Il capo delle milizie Wagner era a bordo del jet abbattuto il 23 agosto tra Mosca e San Pietroburgo. Sono 10 in tutto le vittime, tra cui il suo braccio destro Utkin e altri paramilitari
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UN BERSAGLIO - Gli analisti si interrogano sulla morte di Prigozhin, che se confermata sarebbe avvenuta esattamente due mesi dopo il tentato ammutinamento di giugno. In molti si chiedevano come il Cremlino potesse tollerare un simile affronto senza prendere in considerazione una contromisura contro il capo della Wagner che aveva osato lanciare la sfida ai vertici militari russi, mettendo i suoi uomini in marcia verso Mosca
Yevgeny Prigozhin, chi era il capo del gruppo mercenario Wagner
L’ESCALATION - Negli ultimi mesi le invettive di Prigozhin erano diventate un affronto continuo. Prima contro le colombe russe, poi contro i vertici militari, più volte tacciati di incompetenza. A partire dal ministro della Difesa Shoigu, colpevole a suo dire di aver abbandonato la Wagner sul fronte di Bakhmut senza munizioni né supporto aereo, e perfino di aver bombardato una sua base. È l'inizio della fine dell'idillio tra Prigozhin e il Cremlino
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IL TENTATIVO DI GOLPE - Lo scorso 23 giugno il gruppo di mercenari Wagner ha lanciato un appello a "fermare" i capi delle forze armate russe dopo aver accusato le truppe regolari di aver bombardato gli accampamenti dei suoi combattenti
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LA MOSSA DI PRIGOZHIN - Il leader dei miliziani ha invitato i russi, in particolare i soldati, a unirsi a loro e a non opporre resistenza in quello che "non è un colpo di Stato militare, ma una marcia della giustizia”. Putin ha parlato di “tradimento” mentre è iniziata la "marcia per la giustizia" lanciata da Prigozhin
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LA MARCIA SU MOSCA - Le truppe Wagner hanno preso il controllo di siti militari russi e hanno marciato su Mosca avanzando fino a 200 chilometri dalla capitale. La situazione si è risolta grazie al presidente bielorusso Lukashenko che ha negoziato con Prigozhin "lo stop ai movimenti" dei suoi soldati: il capo della milizia ha accettato e ha fatto marcia indietro, tornando verso sud per evitare "spargimento di sangue russo" da una parte o dall’altra
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LA TREGUA E LE SPIEGAZIONI - In quelle ore il Cremlino ha fatto sapere che la Russia non avrebbe perseguito penalmente i combattenti di Wagner. L'inchiesta penale contro Yevgeny Prigozhin sarebbe stata sospesa e il capo della milizia sarebbe andato in Bielorussia. Il capo della Wagner aveva spiegato qualche giorno dopo che la marcia era una risposta alle ingiustizie contro la sua milizia, non con l’obiettivo di abbattere Putin

LA BIELORUSSIA - L’accordo con Lukashenko prevedeva che Prigozhin, con le sue truppe, si trasferisse in Bielorussia. Un’ospitalità mascherata da esilio imposto. Mosca ha annunciato che la Wagner non avrebbe più combattuto nel fronte ucraino. Nei giorni dopo i servizi segreti di Kiev hanno rivelato che il Fsb russo era stato incaricato di uccidere Prigozhin

PRIGOZHIN EMARGINATO - Nelle settimane successive sono uscite varie notizie contrastanti: si è parlato du un incontro Putin-Prigozhin in cui il leader russo avrebbe chiesto alla Wagner di tornare a combattere per Mosca. Ma il Pentagono ha detto che l’impiego effettivo sul campo era stato ridotto quasi del tutto. In Bielorussia Lukashenko ha affermato che i Wagner impazienti di agire volessero “marciare verso Varsavia”

L’AFRICA - L’ultima apparizione di Prigozhin risala a qualche giorno fa: il leader della Wagner è apparso in un video che lo mostrerebbe in Africa. “Al lavoro. Per rendere la Russia ancora più grande in ogni continente”. I miliziani avrebbero soccorso un gruppo di minatori cinesi minacciati da guerriglieri locali nella Repubblica Centrafricana
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