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Guerra Ucraina, Peskov conferma che il figlio Nikolay ha combattuto per la Russia

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Mio figlio "ha servito nelle forze armate". Così il portavoce del Cremlino ha sostenuto quanto dichiarato nei giorni scorsi dal capo della compagnia Wagner e dallo stesso giovane Peskov, che ha sottolineato come fosse un "dovere" combattere per il suo Paese

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Nikolay Peskov, figlio maggiore del portavoce del Cremlino, ha combattuto per la Russia in Ucraina. Dopo le voci diffuse dal gruppo Wagner e avvalorate dallo stesso giovane, oggi anche Dmitry Peskov ha confermato che il figlio ha preso parte alla cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina, ma non ha aggiunto particolari. Il portavoce di Putin, citato dall'agenzia Ria Novosti, si è limitato a dire che suo figlio ha "servito nelle forze armate" prendendo anche parte all'operazione in Ucraina. "Non voglio aggiungere altro - ha detto ancora Peskov - perché questo non riguarda il mio lavoro".  (GUERRA IN UCRAINA. LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA)

Il racconto della Wagner

Nei giorni scorsi Yevgeny Prigozhin, capo della compagnia militare privata Wagner, aveva parlato della partecipazione del figlio di Peskov al conflitto nelle file della stessa organizzazione come artigliere "mostrando coraggio ed eroismo". Secondo Prigozhin, la scorsa estate Peskov si era rivolto a lui per un consiglio, poiché il figlio stava andando nella zona delle operazioni speciali ed "era inutile dissuaderlo". Prigozhin avrebbe quindi deciso di portare Nikolay con sé, "cambiandogli cognome, nome e patronimico: solo io e il capo del dipartimento del personale lo sapevamo".

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Nikolay Peskov: "Era un mio dovere"

Prima della conferma odierna da parte del portavoce del Cremlino, Nikolay Peskov aveva avvalorato la versione diffusa dal capo della compagnia Wagner, sottolineando di averlo fatto di sua spontanea volontà in quanto riteneva che fosse un suo "dovere". “Dovevo partecipare, dovevo aiutare tutti quelli che erano lì. Non potevo sedermi in disparte e guardare gli amici e altre persone andare lì", ha aggiunto, spiegando di essere rimasto al fronte sotto falso nome "poco meno di sei mesi". 

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