Papa ai leader del Sud Sudan: "È ora di dire basta al sangue versato"

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Nella seconda tappa del suo viaggio in Africa, il Pontefice ha parlato davanti alle autorità del Paese: "Non basta chiamarsi Repubblica, occorre esserlo, a partire dai beni primari" che non devono essere "riservati a pochi, ma appannaggio di tutti. Ai piani di ripresa economica corrispondano progetti per un'equa distribuzione delle ricchezze", ha detto

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Dopo la tappa in Congo, Papa Francesco è arrivato a Giuba, la capitale del Sud Sudan, seconda meta del suo viaggio apostolico in Africa. "Qui pellegrino, prego perché in questo caro Paese, dono del Nilo, scorrano fiumi di pace; gli abitanti del Sud Sudan, terra della grande abbondanza, vedano sbocciare la riconciliazione e germogliare la prosperità", ha scritto il Pontefice sul libro d'onore del Palazzo presidenziale dove ha tenuto un discorso davanti alle autorità del Paese. 

"Nella pace si cammina insieme"

Il Papa, davanti ai leader del Sud Sudan, ha spiegato le ragioni del suo viaggio nel Paese nei giardini del palazzo presidenziale di Giuba. "Vengo come pellegrino di riconciliazione, con il sogno di accompagnarvi nel vostro cammino di pace, un cammino tortuoso ma non più rimandabile - ha detto Francesco -. Non sono giunto qui da solo, perché nella pace, come nella vita, si cammina insieme. Eccomi dunque a voi con due fratelli, l'Arcivescovo di Canterbury e il Moderatore dell'Assemblea generale della Chiesa di Scozia".

"Anni di guerre non sembrano conoscere fine"

Poi ha proseguito: "Abbiamo intrapreso questo pellegrinaggio ecumenico di pace dopo aver ascoltato il grido di un intero popolo che, con grande dignità, piange per la violenza che soffre, per la perenne mancanza di sicurezza, per la povertà che lo colpisce e per i disastri naturali che infieriscono. Anni di guerre e conflitti non sembrano conoscere fine e pure recentemente, persino ieri, si sono verificati aspri scontri, mentre i processi di riconciliazione sembrano paralizzati e le promesse di pace restano incompiute". Il Papa, insieme agli altri due leader religiosi cristiani, ha chiesto che "questa estenuante sofferenza non sia vana; la pazienza e i sacrifici del popolo sudsudanese, di questa gente giovane, questa gente umile e coraggiosa, interpellino tutti e, come semi che nella terra danno vita alla pianta, vedano sbocciare germogli di pace che portino frutto". 

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"Il Sud Sudan ha bisogno di padri non di padroni"

Il Pontefice ha invitato le autorità del Sud Sudan a "rigenerare la vita sociale, come fonti limpide di prosperità e di pace, perché di questo hanno bisogno i figli del Sud Sudan: di padri, non di padroni; di passi stabili di sviluppo, non di continue cadute. Gli anni successivi alla nascita del Paese, segnati da un'infanzia ferita, lascino il posto a una crescita pacifica. Papa Francesco avverte: "i vostri 'figli' e la storia stessa vi ricorderanno se avrete fatto del bene a questa popolazione, che vi è stata affidata per servirla. Le generazioni future onoreranno o cancelleranno la memoria dei vostri nomi in base a quanto fate ora".

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L'appello alle autirità del Paese: "Basta distruzione"

Ai leader politici, che continuano a farsi la guerra l'un l'altro, il Papa ha lanciato un forte appello: "Signor Presidente, Signori Vice-Presidenti, in nome di Dio, del Dio che insieme abbiamo pregato a Roma, del Dio mite e umile di cuore nel quale tanta gente di questo caro Paese crede, è l'ora di dire basta, senza 'se' e senza 'ma': basta sangue versato, basta conflitti, basta violenze e accuse reciproche su chi le commette, basta lasciare il popolo assetato di pace. Basta distruzione, è l'ora della costruzione! Si getti alle spalle il tempo della guerra e sorga un tempo di pace!". Francesco ha ricordato che c'è "una parola, che designa il corso intrapreso dal popolo sud sudanese il 9 luglio 2011: Repubblica. Ma che cosa vuol dire essere una res publica? Significa riconoscersi come realtà pubblica, affermare, cioè, che lo Stato è di tutti; e dunque che chi, al suo interno, ricopre responsabilità maggiori, presiedendolo e governandolo, non può che porsi al servizio del bene comune. Ecco lo scopo del potere: servire la comunità".

"Senza giustizia non c'è pace"

Poi Francesco ha avvertito: "La tentazione sempre in agguato è invece di servirsene per i propri interessi. Non basta perciò chiamarsi Repubblica, occorre esserlo, a partire dai beni primari: le abbondanti risorse con cui Dio ha benedetto questa terra non siano riservate a pochi, ma appannaggio di tutti, e ai piani di ripresa economica corrispondano progetti per un'equa distribuzione delle ricchezze". Il Papa ha sottolineato che "la democrazia presuppone, inoltre, il rispetto dei diritti umani, custoditi dalla legge e dalla sua applicazione, e in particolare la libertà di esprimere le proprie idee. Occorre infatti ricordare che senza giustizia non c'è pace, ma anche che senza libertà non c'è giustizia. Va perciò data a ogni cittadina e cittadino la possibilità di disporre del dono unico e irripetibile dell'esistenza con i mezzi adeguati a realizzarlo".

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"Non lasciatevi trascinare da tribalismo e differenze etniche" 

"È tempo di voltare pagina, è il tempo dell'impegno per una trasformazione urgente e necessaria. Il processo di pace e di riconciliazione domanda un nuovo sussulto", ha spiegato il Pontefice. "In un mondo segnato da divisioni e conflitti, questo Paese ospita un pellegrinaggio ecumenico di pace, che costituisce una rarità; rappresenti un cambio di passo, l'occasione, per il Sud Sudan - ha continuato il Papa -, di ricominciare a navigare in acque tranquille, riprendendo il dialogo, senza doppiezze e opportunismi. Sia per tutti un'occasione per rilanciare la speranza: ciascun cittadino possa comprendere che non è più tempo di lasciarsi trasportare dalle acque malsane dell'odio, del tribalismo, del regionalismo e delle differenze etniche; è tempo di navigare insieme verso il futuro". Francesco ha chiesto poi che "vengano coinvolte maggiormente, anche nei processi politici e decisionali, pure le donne, le madri che sanno come si genera e si custodisce la vita. Nei loro riguardi ci sia rispetto, perché chi commette violenza contro una donna la commette contro Dio, che da una donna ha preso la carne".

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L'appello contro la corruzione del Paese

Per uscire dalla "palude" in cui si trova il processo di pace e lo sviluppo in Sud Sudan occorre innanzitutto "la lotta alla corruzione. Giri iniqui di denaro, trame nascoste per arricchirsi, affari clientelari, mancanza di trasparenza: ecco il fondale inquinato della società umana, che fa mancare le risorse necessarie a ciò che più serve".  Francesco ha chiesto "anzitutto di contrastare la povertà, che costituisce il terreno fertile nel quale si radicano odi, divisioni e violenza. L'urgenza di un Paese civile è prendersi cura dei suoi cittadini, in particolare dei più fragili e disagiati. Penso soprattutto ai milioni di sfollati che qui dimorano: quanti hanno dovuto lasciare casa e si trovano relegati ai margini della vita in seguito a scontri e spostamenti forzati".

"Anche i vostri bambini hanno diritto a quaderni e giocattoli" 

Il Pontefice ha detto con forza che venga "arginato l'arrivo di armi che, nonostante i divieti, continuano a giungere in tanti Paesi della zona e anche in Sud Sudan: qui c'è bisogno di molte cose, ma non certo di ulteriori strumenti di morte". Quindi è necessario, nel giovane Paese africano, "lo sviluppo di adeguate politiche sanitarie", "infrastrutture vitali", l'alfabetismo e l'istruzione, "unica via perché i figli di questa terra prendano in mano il loro futuro. Essi, come tutti i bambini di questo Continente e del mondo, hanno il diritto di crescere tenendo in mano quaderni e giocattoli, non strumenti di lavoro e armi". 

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