L’Ong Avaaz lancia un appello internazionale per salvarle la vita. Accusata di essere un’adultera, aveva anche partecipato, con altre donne, alle manifestazione per la democrazia
Una petizione per salvare Amal, ventenne, accusata di adulterio e condannata alla lapidazione in Sudan dopo un processo irregolare. Si tratta del primo caso nel Paese africano da dieci anni. Il rituale prevede che la persona condannata venga avvolta in un lenzuolo bianco e poi seppellita fino alla vita, se si tratta di un uomo, fino al petto, se si tratta di una donna. La giovane, al momento, è rinchiusa in prigione in attesa che la corte d’appello decida il suo destino. L’indignazione che ha suscitato la notizia potrebbe salvarle la vita. L’Ong Avaaz ha lanciato una petizione in cui è stato cambiato il nome di Amal per proteggere la sua identità secondo la richiesta del suo avvocato.
La polizia avrebbe riportato una confessione ottenuta illegalmente
Il processo si è svolto senza difensore , pertanto Amal ha impugnato il verdetto e il tribunale potrebbe ribaltare la sentenza e salvarle la vita. Dopo la separazione dal marito, Amal era tornata a vivere dai suoi. Poi l’accusa di adulterio. Al processo la polizia avrebbe riportato una confessione ottenuta illegalmente. La lapidazione in passato è sempre stata applicata per punire adultere, prostitute, assassini, ma anche apostati e omosessuali, specie in alcuni paesi musulmani. Il tragico rito rappresenta la volontà di espiazione pubblica della presunta colpa da parte del condannato, ma è anche una "cerimonia" che sancisce esplicitamente il diritto alla vendetta. La lapidazione è ancora praticata in Nigeria, Arabia Saudita, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Afghanistan e Yemen. In Iran è stata abolita nel 2012, ma poi reintrodotta per il solo "reato" di adulterio nel 2013.