Bahrein, il Papa ai giovani: "Reagite, fate rumore e non avallate le guerre"

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Terza giornata del viaggio apostolico. "Vivere da fratelli e sorelle è la vocazione universale affidata a ogni creatura. Voi giovani, soprattutto voi, davanti alla tendenza dominante di restare indifferenti e mostrarsi insofferenti agli altri, addirittura di avallare guerre e conflitti, siete chiamati a reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole", ha sottolineato il Pontefice ad oltre 800 giovani, cristiani e musulmani

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"Reagire" e non "avallare" guerre e conflitti. Questo uno dei tanti messaggi rivolti agli 800 giovani da parte di Papa Francesco durante il suo discorso oggi in Bahrein. "Vivere da fratelli e sorelle è la vocazione universale affidata a ogni creatura. Voi giovani, soprattutto voi, davanti alla tendenza dominante di restare indifferenti e mostrarsi insofferenti agli altri, addirittura di avallare guerre e conflitti, siete chiamati a reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole", ha sottolineato il Pontefice. "Le parole non bastano: c'è bisogno di gesti concreti portati avanti nel quotidiano".    

"Fate rumore, abbattete gli steccati"

I giovani che hanno incontrato il Papa, cristiani e musulmani, fanno parte della scuola del Sacro Cuore in Bahrein. A loro il Pontefice di "fare rumore" per costruire una società più solidale. "Nella pasta del mondo, siete voi il lievito buono destinato a crescere, a superare tante barriere sociali e culturali e a promuovere germogli di fraternità e di novità", ha detto. "Siete voi giovani che, come inquieti viaggiatori aperti all'inedito, non temete di confrontarvi, di dialogare, di 'fare rumore' e di mescolarvi con gli altri, diventando la base di una società amica e solidale. Questo è fondamentale nei contesti complessi e plurali in cui viviamo: far cadere certi steccati per inaugurare un mondo più a misura d'uomo, più fraterno, anche se ciò significa affrontare numerose sfide", ha detto ancora.   

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Il messaggio di pace

Amare i nemici e spezzare "la spirale della vendetta": è stato questo, invece, l'invito del Papa nel corso dell'omelia della messa odierna, al Bahrein National Stadium. Dio "chiede ai suoi il coraggio di rischiare in qualcosa che sembra apparentemente perdente. Chiede di rimanere sempre, fedelmente, nell'amore, nonostante tutto, anche dinanzi al male e al nemico. La semplice reazione umana ci inchioda all' occhio per occhio, dente per dente, ma ciò significa farsi giustizia con le stesse armi del male ricevuto". Invece bisogna "vivere concretamente e coraggiosamente la fraternità", "spezzando la spirale della vendetta, disarmando la violenza, smilitarizzando il cuore". Per Papa Francesco bisogna "scegliere di non avere nemici, di non vedere nell'altro un ostacolo da superare, ma un fratello e una sorella da amare. Amare il nemico è portare in terra il riflesso del Cielo, è far discendere sul mondo lo sguardo e il cuore del Padre, che non fa distinzioni, non discrimina". "Il potere di Gesù è l'amore - ha detto ancora il Papa nell'omelia - Gesù ci dà il potere di amare così, in un modo che a noi pare sovraumano. Ma una simile capacità non può essere solo frutto dei nostri sforzi, è anzitutto una grazia. Una grazia che va chiesta con insistenza". 

La sofferenza nel mondo

Dio, ha spiegato Bergoglio "vede e soffre vedendo ai nostri giorni, in tante parti del mondo, esercizi del potere che si nutrono di sopraffazione e violenza, che cercano di aumentare il proprio spazio restringendo quello degli altri, imponendo il proprio dominio e limitando le libertà fondamentali, opprimendo i deboli". "L'invito di Gesù non riguarda anzitutto le grandi questioni dell'umanità, ma le situazioni concrete della nostra vita: i nostri rapporti in famiglia, le relazioni nella comunità cristiana, i legami che coltiviamo nella realtà lavorativa e sociale in cui ci troviamo", ha concluso il Papa

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